Paolo Baroni per “La Stampa”
Al netto dei contagi da Covid di origine professionale (che risultano in fortissimo calo) l'anno passato gli incidenti mortali sul lavoro sono aumentati quasi del 10%, gli infortuni tradizionali del 20% e le malattie professionali del 22, 8%. Il nuovo allarme sulla sicurezza arriva direttamente dal presidente dell'Inail che ieri alla Camera ha illustrato la sua relazione annuale ha presentato le cifre definitive riferite al 2021.
Dati «inaccettabili» li ha definiti il ministro del Lavoro Andrea Orlando, anche alla luce del fatto che nei primi 5 mesi di quest'anno gli infortuni sono aumentati di un altro 50%, mentre per fortuna i decessi sono scesi del 16% a quota 364. Comunque sempre troppi.
«La ripresa delle attività produttive dopo la pandemia deve proseguire in accordo con l'esigenza primaria di garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro» ha ammonito Bettoni, che oltre ad illustrare l'andamento di infortuni e malattie professionali ha fatto il punto sulle attività svolte (oltre 7 milioni di prestazioni, 523mila prime cure e 139 mila interventi di riabilitazione erogati), illustrato i risultati economici conseguiti (9, 078 miliardi di entrate ed un risultato finanziario positivo per 820 milioni) e gli obiettivi strategici per il futuro, dall'attenzione ai cantieri del Pnrr all'impegno di far crescere la platea dei tutelati, a partire dagli studenti a quello per azzerare i morti sul lavoro, più volte sollecitato dal Capo dello Stato.
Al riguardo Bettoni ha confermato che «l'Inail è pronto a fare la sua parte, aumentando gli investimenti e avvalendosi dei progressi compiuti in questi anni dalla ricerca scientifica».
Per quanto riguarda in dettaglio i dati, le denunce di infortunio con esito mortale registrate dall'Inail l'anno passato sono state 1. 361, il 19,2% in meno del 2020. Ma come segnala lo stesso Istituto la contrazione è legata interamente ai decessi causati dal contagio da Covid-19, passati dai circa 600 del 2020 a circa 200. Le denunce di infortuni mortali «tradizionali», al contrario, sono aumentate di quasi il 10% rispetto al 2020, sia nella componente «in occasione di lavoro» che in quella «in itinere».
Gli infortuni mortali accertati sul lavoro sono 685, di cui 298, pari al 43, 5% del totale, avvenuti «fuori dell'azienda» (57 casi sono ancora in istruttoria). Gli infortuni sul lavoro sono stati invece più di 564 mila, in calo dell'1, 4% rispetto al 2020. Anche in questo caso la diminuzione è dovuta esclusivamente alla contrazione dei contagi professionali da Covid-19, passati dai quasi 150mila a circa 50mila.
Le denunce di infortunio «tradizionale», al netto dei casi da Covid-19, sono invece salite di circa il 20% rispetto al 2020, 349. 643 quelli riconosciuti sul lavoro, il 17, 5% dei quali avvenuti nel tragitto casa-lavoro. Dall'analisi dei dati del 2021 emerge anche un aumento notevole delle denunce di malattia professionale salite del 22,8% oltre quota 55 mila, con oltre 38 mila lavoratori ammalati di cui il 40,3% per causa professionale riconosciuta (948 quelli con malattie causate dall'esposizione all'amianto), 820 i deceduti (-23, 6%), di cui 154 per silicosi/asbestosi.
«I dati dell'Inail fotografano una realtà inaccettabile, numeri indegni di un Paese civile. Ma il dato più allarmante è quello relativo ai primi mesi del 2022 che indica una crescita degli infortuni di quasi il 50% sul 2021» ha commentato il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, che dopo aver lanciato nei mesi passati la campagna «Zero morti sul lavoro» ora chiede che le aziende che violano le norme sulla sicurezza non siano ammesse a partecipare ai bandi pubblici e la loro espulsione dalle associazioni datoriali, perché non è accettabile che le imprese «puntino ad ogni costo solo a recuperare i profitti persi».
franco-bettoni presidente dell'inail
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