Estratto dell’articolo di Daniela Mastromattei per “Libero quotidiano”
«Le persone che badano a se stesse dimostrano di avere abilità cognitive più sviluppate: riescono a mettere a fuoco i concetti prima degli altri e a concentrarsi meglio e, in definitiva, tendono a produrre di più».
Parola di psicologo, dell’americano Russel Thackeray. Dunque prendersi cura di sé- che non vuol dire solo coccolarsi con tisane e massaggi, ma intraprendere iniziative per supportare la propria salute fisica e mentale, senza trascurare quella emotiva- non è un vezzo da vanitosi, ma un’attenzione destinata a fare la propria fortuna. […]
Assodato che una persona che impara a prendersi cura di sé è una risorsa, poiché riesce a trasferire il benessere personale sul posto di lavoro impattando positivamente sulla produttività, e creando buone dinamiche con i colleghi, la notizia più sorprendente invece riguarda i tanto decantati stacanovisti, coloro che apparentemente riescono a sopportare ritmi stenuanti, i primi ad arrivare in ufficio e gli ultimi ad uscire.
Un atteggiamento, questo, da renderli particolarmente simpatici ai vertici delle aziende, che però spesso ignorano il loro reale livello di produttività e li promuovono (quasi automaticamente) a capo di team, con risultati spesso catastrofici. E al momento dei bilanci il danno ormai è fatto.
L’alto numero di ore passate alla scrivania dimostrano innanzitutto che non si possiedono capacità straordinarie. E che si ha bisogno di più tempo per portare a termine l’incarico assegnato.
Ma potrebbe anche nascondere ansia e depressione o altri disturbi psichici, l’assenza di una vita sociale, la solitudine, oppure la fuga dalla famiglia, da un partner ingombrante (o sbagliato) e dai capricci dei figli. Proprio così, gli studiosi sostengono che diventare maniaci del lavoro è la risposta a un disagio interiore.
E come dipendenza, peggiorala situazione che vorrebbe alleviare, si legge in un recente articolo dell’Internazionale dal titolo “Il legame nascosto tra lavorare troppo e salute mentale”: «Ci sono prove inconfutabili che alcune persone “curino” i loro problemi emotivi anche con il lavoro... […]
Il primo è stato Winston Churchill, statista, soldato, scrittore e tra i primi leader mondiali a lanciare l’allarme contro la minaccia nazista negli anni Trenta, entrato nell’immaginario globale per la sua lotta in prima linea contro le potenze dell’asse nella seconda guerra mondiale. Non tutti sapranno che, mentre era primo ministro del Regno Unito durante il conflitto, aveva un’agenda d’impegni molto fitta e faticosa lunga 18 ore al giorno.
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