Alessandro Gnocchi per “il Giornale”
Susanna Tamaro, una delle narratrici italiane più amate, annuncia il ritiro dalla vita pubblica. Ma non dalla scrittura. Lo annuncia nel giorno del suo 62esimo compleanno, a Orvieto, spiegando ai fan che non ha più energie per muoversi. «Soffro di una sindrome neurologica, quella di Asperger spiega - che dà tanti vantaggi, come una memoria spaventosa, ma anche tanti svantaggi, soprattutto dopo 50 anni. Scelgo di rimanere a casa per poter ancora scrivere. Non è un ritiro per il disgusto del mondo». Era in corso «Buon compleanno Susanna» a Orvieto, un evento nel corso del quale la Tamaro ha donato il suo Mac, usato per scrivere nel 1992 Va' dove ti porta il cuore, successo da 15 milioni di copie.
La scrittrice ha ricordato anche le feroci critiche ricevute dal suo bestseller, inclusa quella oggi grottesca di averlo scritto al computer, cosa in quegli anni non abituale. Di fronte al clamoroso successo commerciale di Va' dove ti porta il cuore (1994), la critica militante, con le dovute ma numerate eccezioni, sul conto dell' autrice Susanna Tamaro si è posta domande capitali. Roba di questa portata: è una lesbica?
Davvero convive more uxorio con una donna? Cosa mangia, è vegana o vegetariana? Sarà mica una fascista? Ha letto Evola? È un' artista o una plagiatrice seriale? È cattolica, buddista o cosa? Comunque sia non è un po' strana, con quei capelli da maschio?
Strana è strana, bisogna ammetterlo.
Infatti pochi autori sono in possesso di una sintassi articolata ma così limpida da non richiedere un inciso di troppo o una punteggiatura ridondante. Segno che la Tamaro ha le idee molto chiare su cosa vuole dire e quale effetto vuole ottenere. I libri riusciti sono pietre acuminate: perfettamente levigate, per questo appuntite e dolorose.
Alla critica militante comunque non piacciono neppure il tono sentenzioso e le metafore precotte. I «benevoli» sono pronti ad ammettere, con paternalismo, che questi difetti sono dovuti a un fatto molto semplice. La Tamaro non si rivolge al lettore z«forte» ma alla massa di ignoranti che snobba la vera letteratura.
Massa calcolabile in circa quindici milioni di italiani trascurabili (dai critici). Altra stranezza della Tamaro, è il rifiuto dello psicologismo o peggio ancora della sociologia da strapazzo che ogni autore «profondo» si sente in dovere di tirare in ballo in tutte le occasioni. Terza stranezza. Nella Tamaro «cuore» non fa rima con «amore» ma con «orrore».
Anche l' ottimismo new age rimproverato all' autrice sembra più che altro una leggenda. Infatti i libri della Tamaro sono piuttosto una rassegna di crudeltà: bambini violati nella loro innocenza, bambini per niente innocenti, bestie stramazzate, famiglie decomposte, madri degenerate, padri da galera. Il gelo avvolge i personaggi delle favole dark della Tamaro, si vedano i cinque monologhi di Per voce sola spesso e volentieri al limite del sadismo. Infine.
Pochi autori italiani sono in grado di cogliere la poesia degli animali. Alla Tamaro basta l' occhio di un pesce o l' apparizione di un cervo per spalancare un abisso sotto i piedi del lettore. Non sarà una novità, in Italia non lo è dai tempi di Federigo Tozzi, ma nessuno è bravo ad amministrare questo artificio come la Tamaro. Talento messo a frutto anche nei suoi racconti per bambini, per niente secondari nella sua produzione.
susanna tamaro va dove ti porta il cuore
Insomma, la Tamaro non meriterebbe un giudizio più equanime? Perché tutto questo scandalo intorno all' autrice nata a Trieste nel 1957? Il successo straordinario ottenuto senza bisogno di alcuna legittimazione da parte dei mitici «salotti» potrebbe aver scatenato qualche antipatia? L' anticomunismo esplicito di romanzi come Anima Mundi, subito sottolineato acidamente nelle recensioni, potrebbe aver inciso? Sono ipotesi Nel frattempo, un bocca in lupo alla Tamaro, e restiamo in attesa dei suoi nuovi libri e dei suoi nuovi articoli.