Giovanni Sallusti per "Libero Quotidiano"
Il Covid è una livella, nel senso che riduce tutte le variegate opinioni su di sé al cozzo con la realtà. Empirico, semplicistico, brutale. Le idee del dottor Roberto Marescotti di Copparo (provincia di Ferrara) purtroppo sono state falsificate (noi diciamo così, non erano maledette alla radice, ma non hanno retto al cozzo, la falsificazione nel senso di Sir Karl Popper) nel peggiore dei modi. Il dottor Marescotti era in aperta polemica con l'approccio "ufficiale" alla pandemia, scientifico e governativo. Era stato tra gli animatori di spicco dei "No Paura Day", ritrovi della galassia No Vax e No Green Pass, equivoca e frastagliata, ma oggettivamente unita nella protesta contro l'arma principale per tornare alla vita, il siero sfornato dalle dannate multinazionali.
Sferzava sui social virologi ed epidemiologici definendoli "pseudoscienziati", e certo alcuni non hanno dato una gran prova di sé, ma l'attacco generalizzante alla categoria era un altro classico della retorica antivaccinista. Aveva persino pubblicato da poco un libro, "Un mostro chiamato virus", sorta di fantasy distopico-pandemico, dove di fatto tentava la confutazione di molte delle evidenze scientifiche alla base della gestione del Covid.
Il dottor Marescotti, purtroppo, è morto nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Sant' Anna di Cona, ucciso dal Covid. Un mostro, sì, ma non come costrutto ideologico o puntello di una qualche improbabile dittatura sanitaria, un mostro più banale, basico, microscopico, 150 nanometri che possono essere ancora letali, specie se si insegue una qualche scorciatoia "ufficiosa" per sconfiggerlo. Non c'è concordanza, tra le fonti locali, sulla questione se Marescotti si fosse vaccinato oppure no, ma non sta qui il punto. Qui non c'è nessuna diatriba personalistica da imbastire, tantomeno post-mortem, siam mica come le bestie no vax che hanno fatto strame della scomparsa di David Sassoli arrivando ad attribuirla al siero. Davanti alla persona e alla sua tragedia arrivata a compimento, ci sono solo il mutismo e il rispetto.
Di fronte alle teorie no, però, almeno questo lo dobbiamo, agli altri 143mila morti circa seminati dal virus (e il "circa" ha tutta l'ineluttabilità non rimuovibile dell'orrore, che nessuna piazza può sbianchettare). A noi non interessa che decisione prese il dottor Marescotti su di sé, il dottor Marescotti va solo pianto. Non possiamo però ancora rinunciare all'abc del mestiere, non possiamo prescindere dagli elementi di cronaca basilari, e non annotare come purtroppo le teorie, le posizioni liberamente offerte al dibattito pubblico e rivendicate dal dottor Marescotti, non abbiano certo contribuito a stemperare altre tragedie, in altre terapie intensive.
O a sgravarle, le terapie intensive. L'unico "No Paura Day", va detto anche oggi e anche per onorare con rispetto autentico, non parolaio, la sua memoria, va in scena ogni giorno nelle centinaia di hub vaccinali del Paese, dove medici e infermieri "ufficiali", applicando protocolli "ufficiali", inserendosi nel piano di una campagna vaccinale "ufficiale" coordinata dal commissario "ufficiale" Figliuolo, iniettano un siero prodotto dalle "ufficialissime" Big Pharma. Che ogni giorno ci leva un po' di paura sanitaria, economica, collettiva, riavvicina le nostre società alle società libere.
Perché aveva ragione il dottor Marescotti, quando su Facebook ammoniva che "la prima cura per il paziente è il medico, la prima medicina che gli prescrive è la speranza". Ma la speranza, per non degenerare in chimera, deve infine riconnettere le teorie alla resa fattuale, deve innescare miglioramenti materiali e misurabili, deve reggere il famoso cozzo con la realtà. La terra ti sia lieve, dottore.
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