1. IL DISCORSO DI MARLON BRANDON PUBBLICATO DAL NEW YORK TIMES
LA NATIVA AMERICANA LITTLEFEATHER CHE RIFIUTÒ L’OSCAR PER CONTO DI MARLON BRANDO
Da 200 anni diciamo al popolo indiano che lotta per la sua terra, la sua vita, le sue famiglie e il suo diritto alla libertà: «Deponete le armi, amici miei, e poi rimarremo uniti. Solo se deponete le armi, amici miei, possiamo parlare di pace e raggiungere un accordo che vi farà bene».
Quando hanno deposto le armi, li abbiamo uccisi. Gli abbiamo mentito. Li abbiamo derubati delle loro terre. Li abbiamo costretti a firmare accordi fraudolenti che abbiamo chiamato trattati che non abbiamo mai rispettato. Li abbiamo trasformati in mendicanti. E da qualsiasi interpretazione della storia, per quanto contorta, non abbiamo fatto bene. Non eravamo nella legalità né eravamo giusti in quello che facevamo. Non dobbiamo restaurare queste persone, non dobbiamo essere all'altezza di alcun accordo, perché ci è dato in virtù del nostro potere di attaccare i diritti degli altri, di prendere le loro proprietà, di togliere loro la vita quando cercano di difendere la loro terra e libertà, e di fare delle loro virtù un crimine e dei nostri vizi virtù.
Ma c'è una cosa che è al di là della portata di questa perversione ed è il tremendo verdetto della storia. E la storia ci giudicherà sicuramente. Ma ci interessa? Che tipo di schizofrenia morale è quella che ci permette di gridare affinché tutto il mondo senta che siamo all'altezza del nostro impegno quando ogni pagina della storia e quando tutti i giorni e le notti degli ultimi 100 anni nella vita degli indiani d'America contraddicono quella voce?
LA NATIVA AMERICANA LITTLEFEATHER CHE RIFIUTÒ L’OSCAR PER CONTO DI MARLON BRANDO
Sembrerebbe che il rispetto dei principi e l'amore verso il prossimo siano diventati disfunzionali in questo nostro paese, e che tutto ciò che abbiamo fatto, tutto ciò che siamo riusciti a realizzare con il nostro potere sia semplicemente annientare le speranze dei paesi appena nati, così come amici e nemici allo stesso modo, non siamo umani e non rispettiamo i nostri accordi.
Forse in questo momento ti stai chiedendo che diavolo ha a che fare tutto questo con gli Academy Awards? Perché questa donna è qui in piedi, a rovinarci la serata, a invadere le nostre vite con cose che non ci riguardano e di cui non ci interessa? Sprecare tempo e denaro e intromettersi nelle nostre case.
Penso che la risposta a queste domande inespresse sia che la comunità cinematografica è stata responsabile quanto qualsiasi altra di aver degradato gli indiani e di averli presi in giro, descrivendoli come selvaggi, ostili e malvagi. È già abbastanza difficile per i bambini crescere in questo mondo. Quando i bambini indiani guardano la televisione e guardano i film, e quando vedono la loro razza rappresentata nei film, le loro menti vengono ferite in modi che non possiamo mai sapere.
Di recente ci sono stati alcuni passi vacillanti per correggere questa situazione, ma troppo vacillanti e troppo pochi, quindi io, come membro di questa professione, non sento di poter, come cittadino degli Stati Uniti, accettare un premio qui stasera. Penso che i premi in questo paese in questo momento non siano appropriati per essere ricevuti o assegnati fino a quando le condizioni degli indiani d'America non saranno drasticamente modificate. Se non siamo i custodi del nostro fratello, facciamo almeno in modo di non essere il loro carnefice.
sacheen littlefeather sostuisce marlon brando oscar 1973
Sarei stato qui stasera per parlarvi direttamente, ma ho sentito che forse avrei potuto essere più utile se fossi andato a Wounded Knee.
Mi auguro che coloro che stanno ascoltando non considerino questo come un'intrusione rude, ma come uno sforzo serio per concentrare l'attenzione su una questione che potrebbe benissimo determinare se questo paese ha o meno il diritto di dire da questo punto in poi crediamo nei diritti inalienabili di tutte le persone a rimanere libere e indipendenti su terre che hanno sostenuto la loro vita oltre la memoria vivente.
Grazie per la vostra gentilezza e cortesia a Miss Littlefeather. Grazie e buona notte.
2. PICCOLA PIUMA, CHE DISSE NO A HOLLYWOOD (NEL NOME DI BRANDO)
Matteo Persivale per il “Corriere della Sera”
Brando manda Sacheen Littlefeather a ritirare il premio
Il 27 marzo 1973, alla cerimonia degli Oscar, tutti aspettavano il più grande attore del mondo, Marlon Brando, favoritissimo per l'interpretazione di don Vito Corleone nel Padrino . I presentatori, Liv Ullmann e Roger Moore, elencarono i candidati. Poi Ullmann aprì la busta e disse: «Il vincitore è Marlon Brando». Il quale, però, era rimasto a casa. Allergico alle regole di Hollywood, alleato di Martin Luther King negli anni '60 (alla famosa marcia del 1963 a Washington c'era anche lui), aveva deciso di boicottare la cerimonia per protestare contro il modo in cui i nativi americani venivano rappresentati sullo schermo e per attirare l'attenzione dell'America sull'occupazione allora in corso nella cittadina di Wounded Knee (200 attivisti nativi americani, due dei quali finirono uccisi, affrontarono per 71 giorni gli agenti federali in South Dakota).
Fu così che il mondo conobbe Sacheen Littlefeather, scomparsa l'altro giorno all'età di 75 anni per un tumore che l'aveva colpita nel 2018. Littlefeather, in abito tradizionale Apache, attraversò quella platea di dame di Beverly Hills vestite da sera e di signori in smoking , salì sul palco del Dorothy Chandler Pavilion, rifiutò educatamente la statuetta (che rimase nelle mani di Moore) e disse agli ospiti e al pubblico di 85 milioni di telespettatori che Brando «con grande rammarico non può accettare questo premio così generoso». L'attore le aveva affidato un discorso da leggere, ma gli organizzatori le dissero che aveva solo sessanta secondi.
LA NATIVA AMERICANA LITTLEFEATHER CHE RIFIUTÒ L’OSCAR PER CONTO DI MARLON BRANDO
Improvvisò, spiegando tra i fischi i motivi del rifiuto e concludendo così: «Spero di non aver rovinato questa serata e che in futuro i nostri cuori e la nostra compassione si incontreranno con amore e generosità».
marlon brando in superman (1978)
John Wayne, tra il pubblico, s' imbizzarrì - proprio lui che aveva ucciso sullo schermo più indiani del generale Custer - e secondo la leggenda - falsa, ma fa sorridere - fu trattenuto a fatica dalla security. Hollywood tagliò fuori Brando, e il suo genio, dal cinema che contava, per aver detto una verità poco gradevole in anticipo di qualche decennio sui tempi. La ragazza timida che aveva osato rovinare la festa nella quale ogni anno Hollywood celebra golosamente sé stessa venne portata davanti ai giornalisti e protetta fisicamente da Moore - ignoto eroe di quella sera - con uno stratagemma, eludendo le guardie che volevano cacciarla perché tecnicamente non era una vincitrice e non aveva diritto di fare una conferenza stampa.
Littlefeather riuscì infine a leggere la lettera di Brando - molto pacata, il New York Times la pubblicò integralmente - in difesa dei nativi americani, e fu per questo bandita dall'Academy. Academy che, poche settimane fa, si scusò, versò qualche lacrima di coccodrillo dedicandole un evento antirazzista. «È un sogno che si avvera - commentò lei -. Noi indiani siamo persone molto pazienti: sono passati solo 50 anni Ma dobbiamo mantenere il nostro senso dell'umorismo, in ogni momento. È il nostro metodo per sopravvivere».
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marlon brando e ron galella nel 1974