Estratto dell'articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”
MATTEO RENZI A CINQUE MINUTI CON IL RIFORMISTA
Adesso è chiaro a che cosa serva a Matteo Renzi il Riformista: a spacciare fake news pro domo sua. Lunedì sul quotidiano nella versione online (gestita dall’ex spin doctor della Bestia renziana Alessio De Giorgi), è stato pubblicato un articoletto da cui si intuiva come l’ex premier e i suoi fedelissimi stessero godendo per le altrui inchieste giornalistiche sulla mamma di Giorgia Meloni, Anna Paratore.
Ma, secondo i renziani, i vertici di Fratelli d’Italia non sarebbero autorizzati a invocare il garantismo perché uno dei loro leader, Giovanni Donzelli […] osò dichiarare: «Sono anni che alcuni fatti sono arcinoti, alcuni li abbiamo denunciati in maniera incontrovertibile: mi sorprendo siano emersi solo adesso».
GIORGIA MELONI E GIOVANNI DONZELLI
A distanza di anni il Riformista lo fulmina: «Peccato per Donzelli che dopo un lungo calvario giudiziario i genitori sono stati assolti dal processo sulle false fatture». Spiace contraddire i renziani, ma trattasi di fake news: in realtà i genitori sono finiti ai domiciliari per una triplice bancarotta e per questa imputazione sono ancora sotto processo.
Quanto alle false fatture, quelle sono state considerate dai giudici gonfiate e truffaldine, ma non finalizzate ad evadere le tasse, da qui l’assoluzione. Va aggiunto che gli affari della Paratore non hanno mai visto la figlia Giorgia implicata direttamente, mentre Matteo nella ditta dei genitori è stato dirigente sino al 2014 quando, scoperto dai giornalisti, ha dovuto dimettersi: i parenti lo avevano promosso da co.co.co a dirigente poco prima che diventasse presidente della Provincia così da garantirgli la possibilità di mettere da parte ricche marchette pensionistiche.
renzi in diretta da vespa presenta il riformista cinque minuti
Ma torniamo al processo per bancarotta contro i genitori. Dovrebbe concludersi entro fine anno e ad aprile la pubblica accusa ha incassato un importante quanto inaspettato punto a favore. Si tratta della relazione tecnica firmata dal commercialista bresciano Antonio Faglia, consulente dell’imputato Pasqualino Furii, alla sbarra per aver accettato di ricoprire l’incarico di presidente in una cooperativa poi fallita, la Delivery service Italia, dal 2010 al 2013.
Il documento contiene nuove, pesanti accuse e scarica le responsabilità dei magheggi contabili sui genitori e sulla coppia che li ha sostituti alla guida di diverse società in crisi, ossia Mariano Massone e Giovanna Gambino. Un sistema svelato in anteprima nel 2016 dal libro I segreti di Renzi del direttore Maurizio Belpietro. Il consulente definisce Furii una «controfigura» che andava mantenuta «intenzionalmente avulsa rispetto alle vicende societarie; priva di qualsiasi partecipazione ai disegni gestionali dei dominus della situazione».
Un semplice «uomo di fatica» che portava al macero i volantini e che venne inserito nel cda della Dsi quando questa era già «decotta». Il professionista cita mail e dichiarazioni testimoniali per dimostrare il «disegno complessivo» alla base della costituzione e successivo prosciugamento delle cooperative (in realtà «imprese commerciali»), Dsi, Europe service e Marmodiv, a cui veniva subappaltato il lavoro di distribuzione dei volantini, core business dei Renzi.
Un disegno «atto ad avvantaggiare esclusivamente» le «società loro sovraordinate». Infatti gli «oneri previdenziali ed erariali» gravavano sulle finte coop che avevano un tempo di vita «estremamente breve», come dimostra la storia della Dsi di cui sarebbe stato «artefatto» persino il primo bilancio: un deficit di 55.000 euro sarebbe stato trasformato in un attivo di 5.000.
Le tre ditte fallite dovevano conservare lo «status di “società sana”» giusto per il tempo «necessario ad assumere dipendenti e ottenere finanziamenti dalle banche». «Poi, una volta prosciugate e condotte a una irreparabile situazione di difficoltà economica, venivano abbandonate e sostituite da una nuova coop già previamente (e a bella posta) costituita e destinata alla medesima fine».
E chi c’era dietro a tutto questo? Il consulente dell’ex «presidente» della Dsi non usa giri di parole: «A tenere le redini di un siffatto disegno erano i coniugi Tiziano Renzi e Laura Bovoli, cui sono sempre state riconducibili le società di cui al piano gerarchico superiore».
In un altro passaggio l’uomo fa riferimento a un piano che «faceva evidentemente capo ai coniugi Renzi e, in particolare, alla signora Laura Bovoli». Il consulente […] parla di «spregiudicati progetti» e sottolinea che tutte le operazioni sarebbero avvenute sotto la loro «attenta e persistente supervisione».
TIZIANO RENZI ALLA FESTA DELL UNITA DI RIGNANO
Faglia sostiene che rami di azienda, commesse e dipendenti passavano da una coop all’altra sotto la regia di Rignano sull’Arno. Al piano inferiore c’erano i «loro sodali» che venivano «riutilizzati» come amministratori nelle nuove società, mentre in quelle in crisi subentravano prestanome e persone «inermi e ingenue», «inidonee a valutare con cognizione di causa le conseguenze dei ruoli assegnati», «meri esecutori di volontà altrui».
Addirittura sarebbero stati ingaggiati degli studenti, che da scuola venivano spediti dal notaio direttamente da babbo Renzi. «I veri e unici obiettivi degli “organizzatori” erano: da un lato, avviare una nuova cooperativa, dall’altro “spremere” sino all’ultimo Dsi». «Il loro interesse precipuo» era che coop fossero costituite e gestite «senza troppi problemi», tanto che «molti dei soci fondatori non ricevettero più alcuna notizia di Dsi».
In una mail Giovanna Gambino chiede alla Bovoli: «Sostituiamo tutti e tre (i componenti del cda, ndr.) o solo il presidente?». Come se i membri dei consigli fossero delle figurine.
[…] Mamma Laura nelle mail evidenziate parla di prosciugamento dei conti e di «massimo spremibile» dalla Dsi. Alla Gambino chiede fatture «per abbattere l’Iva» che non riesce a pagare «non avendo più nulla». In un ultimo messaggio attacca il marito che gli aveva promesso di lasciare sempre un «tesoretto x coprire almeno 3/4 rate» di mutuo e al cui posto la donna ha trovato, però, «una mega voragine»: «Mi viene voglia di strozzare qualcuno» conclude con durezza e sincerità.
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