“ANDIAMO ALLA FESTA DI COMPLEANNO DI UN AMICO FUORI CITTÀ. PROBLEMI?” – LA CRIMINALE INCOSCIENZA DI MOLTI GIOVANI CHE NONOSTANTE I POSTI BLOCCO CONTINUANO A FARE IL LORO PORCO COMODO – I VENTENNI DICONO CHE NO, NON SANNO DEI PROVVEDIMENTI, DELL’ITALIA-ZONA ROSSA, DEL RISCHIO DI PRENDERSI DENUNCE O PURE PEGGIO, E IGNORANO CHE DEVONO STARSENE A CASA LORO – A MILANO 100 CONTROLLI, GIÀ 35 I DENUNCIATI

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Andrea Galli per corriere.it
 

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I quattro fenomeni son ragazzi. Nemmeno provano a recitare. Anzi, confessano. Nel dettaglio. Le quindici e un quarto, via Gallarate. «Andiamo a una festa. Per la precisione, alla festa di compleanno di un amico fuori città. Problemi?». Viaggiano su una Golf grigia che dovrebbe stare più dallo sfasciacarrozze che per strada, indossano il giubbetto nonostante fuori sia un giorno di quasi primavera, luminoso e caldo, e incappano in uno dei numerosi posti di blocco dei carabinieri, i quali pazientemente chiedono e si sentono rispondere dai quattro soltanto con dei no.
 
I ventenni dicono che no, non sanno dei provvedimenti, dell’Italia-zona rossa, del rischio di prendersi denunce o pure peggio, e no, ignorano che devono starsene a casa loro salvo motivi di salute, per raggiungere la fabbrica e l’ufficio, oppure per le vere emergenze. No, no, no. «Controlliamo ma allo stesso tempo sensibilizziamo sul tema, siamo qui per aiutare i cittadini, come sempre, a cominciare dai più giovani.
 

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Anche noi non ci stanchiamo di ripetere che ne usciamo se collaboriamo tutti insieme» dice il maggiore Carmine Elefante, comandante del Nucleo radiomobile al quale il Corriere si è accodato ieri pomeriggio. L’incrocio finale delle verifiche dei carabinieri, quantomeno in una fascia temporale e geografica abbastanza relativa — oltre a quello di via Gallarate siamo stati al posto di blocco in via Novara — non può produrre una statistica che riassuma i comportamenti per categorie, eppure i «fermati», a modo loro, sono lo stesso indicativi.
 
Dunque bisogna registrare il menefreghismo dei giovani, e di contro le mamme coi volti stanchi che stanno in macchina per andare al supermercato, magari uno di quelli più periferici e si spera meno intasati; poi ci sono gli anziani che accostano ancor prima di ricevere lo stop e mostrano con orgoglio l’autocertificazione correttamente compilata, e necessaria in quanto, dicono, stanno in giro per lavoro, e pazienza se sono in un’età a rischio, «come faccio a campare?». In questi tempi caotici, confusi — e ogni ora pare peggio — c’è una città che sta cambiando velocemente, che obbedisce sì alle regole confinandosi sul divano nel soggiorno — da domenica, le presenze in strada sono calate, e di molto —, ma che al contempo è spaventata dal virus e dalle sue conseguenze, e non si intende unicamente quelle sanitarie. Questo inedito processo di modifica di Milano, che secondo alcuni non s’era avuto neanche nel lungo periodo delle Brigate rosse, ha intaccato pure il mondo delinquenziale.

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Nel pomeriggio con gli uomini del Comando provinciale diretto dal colonnello Luca De Marchis (tra domenica e le 18 di ieri, i posti di blocco hanno generato 1.030 persone controllate delle quali 35 denunciate), la centrale ha governato un traffico tranquillo di interventi.
 

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Dei calcinacci caduti da un soffitto senza feriti, una lite famigliare non sfociata in tragedia, e un furto in un bar davanti all’ippodromo. Il sopralluogo permette di accertare che i ladri, almeno due, sono entrati sfasciando una finestra sul retro, hanno frugato ovunque e hanno trovato duecento euro in cassa e un iPhone 5 utilizzato dai titolari per la gestione degli ordini dei clienti.
 
Nessuno può prevedere il futuro, ma al momento sono innegabili un calo dei reati, la progressiva sparizione delle prostitute, il rintanamento degli spacciatori, la sostanziale pausa dei ladri. Il che non toglie inquietanti interrogativi, che i carabinieri, come i poliziotti e i finanzieri ugualmente impegnati sul doppio fronte virus-classica gestione della quotidianità metropolitana, per forza si pongono. I tossici, ad esempio: come e dove andranno a procurarsi i soldi della dose? Si concentreranno sui pochi esercizi commerciali aperti e sui rari passanti?
 

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Bisogna sempre stare dentro le cose reali, e la Milano a scorrimento libero e veloce, con le sue strade quasi sgombre che migliorano i tempi di reazione delle pattuglie, non può illudere, e infatti la raccomandazione è quella d’essere presenti e vigili con un differente punto di vista: saper cogliere le potenziali minacce negli spazi vuoti anziché in quelli densi. Non dimenticando che i controlli sugli automobilisti andranno a crescere.
 
A ieri, i carabinieri hanno esaminato 797 autocertificazioni e 311 elementi giustificativi esibiti. Capitano cittadini spaventati (non dai posti di blocco), e gli uomini delle pattuglie li tranquillizzano, incoraggiano all’ottimismo, un po’ preti e un po’ fratelli maggiori; domandano, quei cittadini, quando diavolo finirà, cosa mai ha fatto di male Milano per meritarsi una punizione simile, ma non ci sono risposte, specie quando, come ammette uno dei quattro fenomeni diretti alla festa, mica ha capito bene cosa sia il coronavirus. Davvero. 

 

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