Alessandro Barbera per “la Stampa”
Chiamatelo effetto Umbria. A due settimane dal voto in Consiglio dei ministri il governo ha (quasi) chiuso l' accordo sulla Finanziaria per il 2020. La disfatta rimediata dalla maggioranza giallorossa lo scorso week-end ha convinto tutti a eliminare dal mazzo un po' di misure impopolari.
Salta l' aumento della cedolare sugli affitti (resta al dieci per cento invece di salire oltre il dodici), salta l' aumento dell' imposta di registro per l' acquisto della prima casa (resta a cinquanta euro, doveva triplicare), resta la possibilità di detrarre le spese sanitarie anche se pagate in contanti, con buona pace dell' incentivo all' uso della moneta elettronica.
Resta soprattutto (quasi) invariata la tassa piatta al quindici per cento per gli autonomi con reddito dichiarato fino a sessantacinquemila euro l' anno. Gli unici che pagheranno dazio sono i lavoratori dipendenti con entrate da partita Iva: se la busta paga supera i trentamila euro lordi, la flat tax sul reddito ulteriore non ci sarà più.
Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul Def
La battaglia di Italia Viva e Cinque Stelle per togliere di mezzo più tasse possibili ha prodotto comunque risultati apprezzabili. Nel frattempo sono lievitati i tagli alla spesa, è aumentato ancora un po' il deficit (ci sono due miliardi spostati da un esercizio all' altro con un gioco di prestigio), sono spuntate tasse meno impopolari: ieri ne è stata introdotta una per filtri e cartine delle sigarette, molto in voga fra chi tenta così di risparmiare sulle sigarette tradizionali. Autostrade e gli altri concessionari avranno un forte taglio allo sconto per gli ammortamenti, aumenta la tassa sulle vincite da lotteria. E poco importa se la cosa faccia a pugni con l' introduzione della lotteria sugli scontrini.
Se Renzi e Di Maio hanno difeso il portafogli di ceti medi e autonomi, il Pd porta a casa un risultato per lavoratori dipendenti con redditi inferiori ai trentacinquemila euro l' anno. La norma ancora non c' è, l' accordo sì: tre miliardi di minori tasse in busta paga nel 2020, sei (e non più cinque) nel 2021. Secondo le stime fatte ieri dal ministro del Tesoro Roberto Gualtieri ci dovrebbe essere un aumento visibile pari a «una quarantina di euro» a partire da maggio o giugno, il doppio dei venti stimati nella prima riunione con i sindacati. E però: attendere prima di cantare vittoria. Aumenta anche il voucher per gli asili nido: fino a venticinquemila euro sale da millecinquecento a tremila euro annui, ne varrà duemilacinquecento per quelli fino a quarantamila.
Ora il governo è terrorizzato dal passaggio parlamentare. Lo è soprattutto Luigi Di Maio, il cui gruppo è sempre più spaccato fra lealisti e movimentisti: «Si potranno presentare emendamenti del singolo gruppo, ma concordati». Il viceministro Pd Antonio Misiani la mette così: «Siamo aperti al contributo dell' opposizione». Il problema sarà in Senato, dove la maggioranza conta su numeri risicati e metterà la fiducia sia al decreto fiscale che alla legge di bilancio. Il testo definitivo non c' è ancora, e probabilmente non ci sarà fino all' inizio della prossima settimana. Nel frattempo il Ponte di Ognissanti distrarrà tutti dalla feral domanda: cosa diavolo avrà approvato il consiglio dei ministri del 16 ottobre?
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