“CHI PORTA I PRESERVATIVI? MA PERCHE’ VANNO ANCHE COMPRATI?” - LE CHAT DEL FESTINO VICINO FIRENZE CON ALCOL, HASHISH, MARIJUANA E VIOLENZE SESSUALI SU DUE 12ENNI: “CI SARA’ ROBA BUONA. CI DIVERTIAMO A TUTTI COSTI, VEDRETE. E DA BERE CE NE SARA’ QUANTO NE VOLETE” – LO STUPRO È DOCUMENTATO DA DUE VIDEO FINITI AGLI ATTI DELL’INCHIESTA. SONO STATI DENUNCIATI 24 MINORI: NESSUNO DEI PARTECIPANTI AL PARTY HA PIÙ DI 15 ANNI…

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Estratto da corrierefiorentino.corriere.it

 

Per capire bene questa storia bisogna partire dalle conclusioni dell’inchiesta del pm Giuseppina Mione della Procura dei Minori. I numeri — in questo caso — aiutano la comprensione: ci sono 24 minorenni finiti sotto inchiesta a vario titolo per violenza sessuale aggravata nei confronti di due dodicenni e per produzione, detenzione e divulgazione di materiale di pornografia minorile.

 

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La violenza sessuale è documentata da due video finiti agli atti dell’inchiesta della polizia postale che, dal marzo scorso, ha ricostruito cosa è accaduto dentro una casa in provincia di Firenze dove per festeggiare la notte del Capodanno si erano dati appuntamento 17 minorenni: 9 ragazzi e 8 ragazze, che non superano i 16 anni. Eccezione fatta per due ragazzine di appena 12 anni che, su indicazione dello stesso organizzatore, avevano raccontato di essere più grandi.

 

 

Droga e alcol, poi lo stupro

In questa festa — sempre stando a quanto ricostruito dalla polizia postale — è successo di tutto. La serata si è prima trasformata in un festino a base di droga e di alcol. E poi è scattato lo stupro, quando le due dodicenni sono state riprese coi telefonini di alcuni partecipanti mentre facevano sesso con l’organizzatore dell’evento, uno studente di 14 anni, che aveva messo a disposizione la casa dei propri genitori per la festa del Capodanno.

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La denuncia di una madre

La polizia postale ha scoperto tutto grazie alla denuncia di una delle madri dei ragazzi che avevano presto parte a quella serata. Analizzando le conversazioni e i video presenti nel cellulare del minorenne sono emerse le scene di violenza sessuale con le due minorenni, oltre anche a ulteriori video che avevano ripreso anche gli altri partecipanti mentre erano appartati in luoghi riservati della casa o alla presenza degli altri.

 

La diffusione dei video

I video hanno fatto il giro. Ed ecco perché il pm Mione ha ipotizzato il reato di divulgazione di materiale pedopornografico nei confronti di altri 15 ragazzi, che — seppure non presenti a quella festa — avrebbero però successivamente contribuito a divulgare i video di quella serata, stando almeno a quanto hanno ricostruito gli investigatori della polizia postale.

 

ORGE ORGE

Sei invece i minorenni accusati di aver abusato delle due dodicenni mentre gli altri tre — sospettati di aver ripreso quanto accaduto coi telefonini — devono rispondere, a vario titolo, di produzione e detenzione di materiale pedopornografico. Non sono scattati altri reati perché — come viene puntualizzato in un comunicato stampa — «la norma considera non punibili gli atti sessuali tra minorenni solo se liberamente compiuti e ove il più piccolo tra i due abbia al momento del fatto compiuto almeno tredici anni».

 

(…)

 

 

LE CHAT DELLA FESTA CON SBALLO E ABUSI

Estratto da corrierefiorentino.corriere.it

 

(...)

 

Le chat su  WhatsApp

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Una volta consegnati i messaggi del gruppo creato su WhatsApp è emerso di tutto. Di quella chat facevano parte i nove ragazzi e le otto ragazze, che hanno al massimo 15 anni, che almeno una settimana prima avevano cominciato a organizzare la festa.

 

I messaggi erano — e sono — di un tenore chiaro: «Chi porta da fumare?», ha scritto qualcuno mentre un altro ha risposto che doveva «essere roba buona, mi raccomando eh». Tutti a scrivere, più o meno, che «a questa festa ci divertiamo», «ci divertiamo a tutti i costi, vedrai». C’era chi chiedeva: «C’è da bere vero?». E chi replicava: «Ce ne sarà quanto ne volete». E un altro che chiosava: «Che novità».

 

In mezzo a un delirio di emoticon e di marche di alcol da suggerire, c’era anche chi aveva sollevato il problema dei preservativi. «Mi raccomando: i preservativi», ha scritto qualcuno. «Ah, ma perché vanno anche comprati?», ha domandato uno dei partecipanti al gruppo. «Siete tutti matti», ha commentato una ragazza.

 

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La polizia postale ha accertato che dall’analisi dei messaggi scambiati sul gruppo WhatsApp creato in occasione della festa restituiscono un dato chiaro: tutti i partecipanti erano consapevoli che l’evento sarebbe stato caratterizzato dal consumo di alcol, stupefacenti e rapporti sessuali, visto che dalle conversazioni emerge che tra di loro si erano preventivamente accordati su chi si sarebbe occupato di procurarsi l’hashish e la marijuana da fumare nel corso della serata e di acquistare super alcolici e profilattici.

 

I video e le foto

A questo punto risalire a chi fossero i partecipanti alla festa è stato un battibaleno: non appena scoperto chi fossero gli intestatari dei numeri telefonici, è stato velocissimo impostare l’inchiesta. Le perquisizioni hanno portato ad avere la contezza di altri video che erano stati girati durante la serata e che erano rimasti nella memoria di alcuni cellulari degli indagati, assieme anche ad alcune fotografie che poi sono finite agli atti dell’inchiesta.

 

VIOLENZA SESSUALE VIOLENZA SESSUALE

Per gli investigatori emerge un quadro di «assoluto svilimento delle persone offese, degradate e considerate al pari di oggetti con cui soddisfare un mero bisogno fisico», «superficialità e indifferenza di chi assiste divertendosi, di chi riprende con soddisfazione e curiosità, di chi divulga con inconsapevolezza, banalizzando fatti che sono molto gravi».

 

La violenza sessuale

Le due ragazze di 12 anni, in sede di incidente probatorio, hanno confermato che la festa di Capodanno fosse stata una a base di alcol e droga, spiegando anche a quel punto quelle scene di violenza sessuale riprese durante la serata. La polizia postale, in queste ore, sta cercando di capire se i video siano stati inviati anche in Rete, anche se per il momento non risulta — per fortuna — che nessuna di queste immagini sia finita online. 

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