inchiesta di report su juventus e infiltrazione della ndrangheta nelle curve alberto pairetto
Massimiliano Nerozzi per il “Corriere della sera”
L'unico alieno, e non solo per talento, in questa terra di cori razzisti, estorsioni e prepotenze che era ormai diventato l'Allianz Stadium, sembra Cristiano Ronaldo.
Alla fine di una delle prime partite a casa Juve, nel settembre 2018, CR7 offrì il pallone come cimelio, calciandolo in tribuna e non in curva sud, covo ultrà. Lesa maestà. Tanto che un paio di capi tifosi, intercettati, ci restarono malissimo: «Oh, ma quello non sa come funzionano le cose?».
MAROTTA ANDREA AGNELLI PARATICI
Fortunatamente no, avendo fin lì giocato, e stravinto, nella Liga di Spagna e nella ricca Premier inglese, debellate dal codice ultrà. Dagli accertamenti degli investigatori, pare comunque che nessuno gli abbia poi detto «come vanno le cose, qui». Al contrario di altri compagni, sedotti dai cori della curva.
Che poi dentro quella bianconera regni la legge della giungla, e non quella dello Stato, lo racconta anche Andrea Agnelli: «Sono perfettamente a conoscenza - fa mettere a verbale il 14 febbraio scorso - che durante le partite ci siano comportamenti violenti o minacciosi da parte degli ultrà, nei confronti degli altri tifosi della curva, come farli spostare o cambiare di posti».
Per questo ha deciso di darci un taglio netto, e di denunciare, cosa che la Juve aveva fatto il 19 giugno 2018. «Come presidente, io sono fermamente intenzionato a fermare questo tipo di condotte». Non sarà facile: «Da un punto di vista del tifo, questi soggetti hanno la capacità di condizionare l'intera curva, imponendosi sugli altri tifosi. Perché se questi ultimi non si adeguano, vengono minacciati e picchiati dagli ultrà».
Del resto, tramite il dirigente che cura i rapporti con i tifosi, Alberto Pairetto, ad Agnelli arrivano minacce: «Puoi andare a dirglielo - sbotta Domenico Scarano, uno degli arrestati - che noi ci ricordiamo tutto di quando lui, D'Angelo e Marotta hanno incontrato la famiglia Dominello a Napoli. E che quindi per questo saremo noi a chiamare Report (trasmissione Rai, ndr ) così vi rompiamo il culo». Pausa: «Quelli in carcere non vedono l'ora di confermare quello che diremo».
D'Angelo è il security manager della Juve e Marotta l'ex ad, Dominello, padre e figlio, sono stati condannati nell'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in curva e sul bagarinaggio. Il ricatto per avere biglietti spunta pure da una discussione tra Pairetto e due capi ultrà, al fatto che i biglietti potessero essere ceduti solo a pagamento: «Dissero che questo atteggiamento era finalizzato a "tagliarli fuori" - il loro pensiero nell' ordinanza - e pertanto si sarebbe dovuti tornare ai "vecchi metodi"».
inchiesta di report su juventus e infiltrazione della ndrangheta nelle curve rocco e saverio dominello
Cioè: «L'accensione di fumogeni, cosa che avrebbe comportato sanzioni alla società».
Nel depliant delle ritorsioni - ricostruite dall' aggiunto Patrizia Caputo e dal pm Chiara Maina - ci sono i cori di discriminazione razziale, che portarono multe e squalifica della curva. Proteste spacciate per prese di posizione contro il caro biglietti e il ritorno di Bonucci dal Milan, ma erano solo scuse. Coma da una telefonata tra un esponente dei Drughi e un' amica del difensore: digli che «in questo momento lui si trova in mezzo, è un tramite che paga la situazione del momento».
inchiesta di report su juventus e infiltrazione della ndrangheta nelle curve alessandro dangelo e rocco dominello
La guerra dei biglietti. E poi ci sono le estorsioni, alcune fatte altre tentate, ai bar della curva sud: i gruppi volevano buoni per consumazioni gratuite. Mentre sugli spalti, si recintavano posti con il nastro colorato, scacciando i normali tifosi, detti «pinguini». Compreso un papà con figlio dodicenne.
Morale di Pairetto, ripresa dal gip: «Non ci troviamo di fronte a dei tifosi normali, ma a dei delinquenti pericolosi».
I CAPI ULTRA DELLA JUVENTUS ARRESTATI DOMENICO SCARANO