Ilaria Sacchettoni per www.corriere.it
«Chio poraccio è morto così per chillo ‘nfame de Belleggia. Belleggia di me...» diceva Marco Bianchi a colloquio con il terzo fratello (estraneo ai fatti) Alessandro nel carcere di Rebibbia. Il dialetto di Artena cambia poco la sostanza. É l’autunno del 2020 e i due bollano Francesco Belleggia, coimputato per l’uccisione di Willy Monteiro Duarte, come «infame».
Dunque la sentenza di lunedì 4 luglio aprirebbe un problema in più secondo la difesa del giovane, l’avvocato Vito Perugini: «Su Francesco, il mio assistito, grava la maledizione dell’infamia, spedirlo in carcere a questo punto vorrebbe dire condannarlo a morte» commenta il penalista. Belleggia era stato scarcerato e mandato ai domiciliari subito dopo i fatti: «Mi sono trovato in mezzo alla lite mio malgrado — aveva detto al gip — ho chiesto anche scusa all’altra comitiva per le frasi di Mario (Pincarelli l’ altro coimputato, ndr), poi ho reagito alla provocazione di Zurma (Federico Zurma, amico di Willy,ndr), ma ero lontano quando gli altri hanno picchiato Willy».
Contro Belleggia, al processo, vi erano le testimonianze di Michele Cerquozzi, il giovane che avrebbe chiamato i fratelli Bianchi ad intervenire durante la lite fra comitive. E di Omar Shabani, altro amico dei Bianchi (coinvolto in una vicenda di spaccio assieme a loro). Denuncia l’avvocato Perugini: «C’è un’intercettazione fondamentale scomparsa dai radar processuali, si tratta di un frammento di conversazione avvenuta negli uffici dei carabinieri all’indomani dei fatti, quando Cerquozzi disse “Questi sanno tutto, sanno quello che abbiamo fatto, sanno che se semo messi d’accordo...” che fine ha fatto?» Una frase inequivocabile che assegnerebbe responsabilità definitive in capo ai Bianchi sostiene il difensore di Francesco Belleggia.
Riguardo a quest’ultimo il gip aveva parlato di «generale inattendibilità delle dichiarazioni rese dai due amici (Cerquozzi e Shabani, ndr) degli indagati». Venticinque anni, fidanzato con un coetanea di Velletri, amante dei cavalli e del karate, iscritto alla facoltà di ingegneria, sui social Belleggia celebrava l’amicizia con Pincarelli. I testimoni di quella notte lo avevano identificato per il gesso al braccio (un incidente con il motorino). Ora il rischio maggiore è che in carcere trovi qualcuno disposto a fargli pagare le sue dichiarazioni contro i fratelli di Artena.
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