Estratto dell’articolo di Francesca Del Vecchio per "la Stampa"
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«Ci hanno cancellato il volto, la Stella di David ma non il numero tatuato sul braccio. Non è stata un'azione molto accurata». Liliana Segre, protagonista insieme a Sami Modiano del murale imbrattato a Milano, all'anteprima milanese del documentario che porta il suo nome, "Liliana", usa solo queste poche parole per commentare l'ennesimo episodio vandalico: «Non è stata un'operazione molto sofisticata se hanno ignorato il numero identificativo che ci assegnavano i nazisti», come a dire che forse manca un po' di conoscenza della storia e delle circostanze, di quella storia che Segre porta sulla pelle e testimonia ogni giorno con il suo lavoro.
il murale di liliana segre e sami modiano imbrattato
E ieri sera, nella sua Milano, anche con una pellicola diretta da Ruggero Gabbai. […] La senatrice a vita, seduta in platea del Teatro dal Verme con accanto i figli Alberto, Federica e Luciano, si guarda sul grande schermo, osserva una Liliana più giovane raccontare un passato doloroso. Forse troppo da rivivere ancora. «Bisogna ancora combattere contro chi non conosce la storia – dice Gabbai – Il clima d'odio che c'è nei confronti degli ebrei dopo il 7 ottobre è palese e dopo i fatti di Amsterdam ci chiediamo in che direzione stiamo andando».
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Un esempio? «Visto l'overbooking di stasera, abbiamo pensato di prenotare al solito cinema dove facciamo le anteprime di cui non dirò il nome in zona Solari, ma mi ha chiamato il direttore e mi ha detto che non ci possono dare il cinema perché hanno paura», riferisce Gabbai.
Ma non lo preoccupano le possibili contestazioni, «Vedremo quando arriverà nelle sale a gennaio», dice. […]
Quella raccontata nel docufilm, un'auto-retrospettiva in 84 minuti girata tra il Binario 21 di Milano, la casa di famiglia e la spiaggia di Pesaro, è la testimonianza della vita di Segre, dall'arresto alla deportazione, dall'addio al padre ai momenti difficili della sua vita dopo Auschwitz. Fino alla presa di coscienza dell'importanza dell'impegno politico.
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«Il film – spiega Gabbai – è nato dalle molte ore di girato che avevamo realizzato 30 anni fa con Liliana, in occasione di "Memoria" che andò al Festival del cinema di Berlino. Quel materiale non venne usato perché Liliana non volle tornare con gli altri sopravvissuti ad Auschwitz. Mi è sempre sembrato un peccato non usarlo: oggi Segre è un simbolo e la sua testimonianza è un invito alla pace», aggiunge […]
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