“IL CLUB MI PAGHERÀ, AVERE FIGLI È UN DIRITTO” – LA VITTORIA DI LARA LUGLI, LA PALLAVOLISTA 41ENNE CITATA IN GIUDIZIO DALLA SUA EX SOCIETÀ, IL PORDENONE VOLLEY, DOPO CHE LA STESSA ATLETA AVEVA RICHIESTO UN'INGIUNZIONE DI PAGAMENTO PER L'ULTIMO MESE NEL QUALE AVEVA GIOCATO IN B1 PRIMA DI INTERROMPERE IL CONTRATTO PERCHÉ IN GRAVIDANZA: “ERA MOLTO IMPORTANTE CHE QUESTA CAUSA NON ENTRASSE NEMMENO IN UN TRIBUNALE A DIMOSTRAZIONE DELLA SUA INFONDATEZZA. È UN FORTE SEGNALE PER LE DONNE, NON SOLO ATLETE…”

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Alessia Pittoni per “la Stampa”

 

LARA LUGLI 19 LARA LUGLI 19

È destinata a far parlare ancora di sé Lara Lugli. La pallavolista 41enne era stata citata in giudizio dalla sua ex società, il Pordenone Volley, dopo che la stessa atleta aveva richiesto un'ingiunzione di pagamento per l'ultimo mese nel quale aveva giocato in B1 prima di interrompere il contratto perché in gravidanza. Il club friulano in extremis ha ritirato la citazione.

 

Il tutto a pochi giorni dall'udienza fissata per martedì prossimo e che avrebbe visto l'atleta in tribunale perché con la sua maternità avrebbe danneggiato la stagione sportiva del club. «È una grande vittoria per tutti ed era molto importante che questa causa non entrasse nemmeno in un tribunale a dimostrazione della sua infondatezza. È un forte segnale per le donne, non solo atlete, che si trovano a dover affrontare queste situazioni assurde».

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Lugli, si aspettava questo esito?

«Me lo aspettavo qualche mese fa, prima che la notizia uscisse sui media. Ma va bene così, il fatto che la vicenda non sia entrata in un'aula di tribunale è un forte segnale».

 

Ha pensato di non accettare e lasciare l'ultima parola al giudice?

«A dire il vero no perché credo che il club avesse capito che non c'erano le ragioni per andare avanti. Non avevo paura di un risultato contrario ma è stato meglio chiuderla così».

 

Che messaggio sente di mandare alla sua ex società di Pordenone?

«Sono delusa perché mi hanno conosciuto prima di questa vicenda e sono sicura di aver dato sempre il massimo. Mi delude e mi rattrista constatare che forse i rapporti che avevamo instaurato non fossero genuini».

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Quello che è successo cambierà il suo percorso personale?

«Sicuramente, perché non sono stati mesi facili. Il pressing, anche mediatico, è stato pesante, su una vicenda delicata e privata. Ho capito tanto di chi mi sta intorno, quali sono le persone di cui mi posso fidare. Sono contenta anche di essere andata avanti con coraggio in un tema che tocca tutte le donne, ho acquisito fiducia in me stessa».

 

La presidente di Assist, l'Associazione nazionale atlete, ha detto che spera di vederla ancora lottare con loro. Che ne pensa?

«Staremo a vedere. Sono una persona che le ingiustizie le affronta sempre in questo modo. Se mi chiedono un aiuto io sono disponibile».

 

 Il nocciolo della questione è legato al professionismo. Cosa proporrebbe?

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«La situazione è complessa ma di facile soluzione: basta riscrivere tutto. Le società mettono sempre davanti la questione economica e questo non va bene perché lo sport è l'unico ambito nel quale gli interessi del datore di lavoro e la sua capacità di sostenere i costi sono anteposti ai diritti dei lavoratori. Se si volesse risolvere la questione professionismo i soldi si troverebbero e potremmo avere le tutele che mancano».

 

Ma a chi dice che le atlete non professioniste godono comunque di rimborsi spese sostanziosi per un impegno limitato e con molte spese sostenute dalla società, come risponde?

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«Ho sulle spalle 25 anni di pallavolo di alto livello, che non mi hanno lasciato nemmeno un contributo per la pensione. In A2 e in B1 l'impegno richiesto è di due allenamenti giornalieri con gara il sabato o la domenica e un giorno libero la settimana. Di fatto non puoi pensare di avere, parallelamente, un'altra attività professionale».

 

Come valuta la posizione della Federazione pallavolo?

«Si stanno muovendo lentamente. Non si sono esposti tanto sulla mia vicenda che certamente li ha messi con le spalle al muro. Dobbiamo valutare, se saranno interventi di facciata lo capiremo subito».

 

 Ha raccontato in tv dei contatti avuti con il Comitato olimpico.

«Ho ricevuto telefonate private dai vertici del Coni, mi hanno inizialmente fatto molto piacere, mi hanno detto che erano indignati. Ma dopo le telefonate non è successo nulla. Nessuna dichiarazione ufficiale».

laura lugli volley laura lugli volley

 

Se si prospettasse qualche ruolo all'interno del mondo dello sport? «Magari, ma non per ambizione ma perché lo sport mi ha dato tanto e sarei felice di dare qualcosa in cambio».

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