1 - "MA QUALE CAMPO DI CONCENTRAMENTO VOLEVAMO STARE CONCENTRATI"
Sarah Martinenghi per “la Repubblica”
Giusy Pace, è stata sua l'idea di sfilare con pettorina a strisce e filo spinato? «Assolutamente sì e la rivendico»
Come le è venuto in mente di accostare l'immagine di chi è contro il Green Pass ai deportati ebrei?
NOVARA - NO GREEN PASS VESTITI COME I DEPORTATI DEI LAGER
«È un fraintendimento. Non volevamo accostarci agli ebrei, ma in generale ai deportati. Perché noi siamo una minoranza: ci definiscono terrapiattisti, no vax, fascisti. Tutte storture».
Scusi, ma cosa c'entra il campo di concentramento?
«Concentramento nel senso di concentrazione: noi ci siamo concentrati in uno spazio, per manifestare il nostro dissenso. Non volevamo paragonarci ad Aushwitz, se avessi voluto scegliere un campo avrei scelto Dachau in cui c'erano i politici, tutte le minoranze»
E il filo spinato?
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«È una protezione. Si mette per proteggere. Per noi aveva quel significato»
Si rende conto che è un'offesa alla memoria?
«Ma questo è assurdo: non mi aspettavo tutte queste polemiche. Noi volevamo rappresentare un'appartenenza: se potessi mi farei una spilletta perché abbiamo l'esigenza tra di noi di riconoscerci e condividere. Quale offesa? Noi abbiamo mandato messaggi di amore, non di odio. Abbiamo concluso facendo l'"Om"»
Nella locandina della manifestazione c'era persino il richiamo a "questo negozio è ariano".
«Noi accostiamo il Green Pass alla tessera del pane del 1925. Stiamo vivendo un periodo storico molto pericoloso. Il passo dal 1925 al 1933 è veloce. Questo è solo il preludio..
Lei è anche contro il vaccino?
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«No, sono infermiera, vaccinata. Ma sono contro il Green Pass, mi batto per la difesa della costituzione»
Alla luce delle polemiche che si sono scatenate, lo rifarebbe?
«Si rifarei tutto. Io per guardare al futuro guardo al passato: sono abituata così. Questo era un invito a ragionare e fare altrettanto».
2 - "CAVALCANO LO SCEMPIO DELLA SHOAH DIETRO C'È UNA POLITICA DI DESTRA"
Grazia Longo per “La Stampa”
Edith Bruck, scrittrice e sopravvissuta ad Auschwitz, che effetto le fa il corteo No Green Pass di Novara dove i manifestanti erano vestiti come i prigionieri del lager nazisti?
«Che cosa si può pensare? O non sanno ciò che fanno, o se lo sanno è ancora peggio. E io temo che sappiamo benissimo che stanno strumentalizzando la più grave tragedia del Novecento. Hanno inscenato una protesta disumana contro un semplice pezzo di carta, peraltro indispensabile. La verità, temo, è che ci sia qualcosa dietro».
Che cosa?
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«Secondo me dietro questo genere di manifestazioni si nasconde una politica di destra.
Com' è possibile, altrimenti, che indossino con nonchalance la divisa a strisce e la stella di David? Non si può cavalcare così lo scempio della Shoah. È fuor di dubbio, a parer mio, che dietro a sfilate di questo tenore ci siano le camicie nere, una pericolosa riacutizzazione della politica di destra.
Lo abbiamo visto, del resto, a Roma, lo scorso 9 ottobre con piazza del Popolo arringata da Forza nuova e lo vediamo in Europa, in Polonia e in Ungheria, dove spirano venti di destra».
E cosa la ferisce maggiormente? Nel suo ultimo libro, "Il pane perduto", con il quale ha vinto il premio Strega giovani 2021 (riconoscimento assegnato da una giuria composta da 500 studenti delle superiori), lei racconta la storia della sua vita. Nata in un piccolo villaggio dell'Ungheria, a 12 anni fu deportata ad Auschwitz e poi a Bergen Belsen. Nei campi di concentramento ha perso padre, madre e un fratello. Insieme a lei è sopravvissuta solo sua sorella.
«Proprio perché ho vissuto la pagina più buia della storia del Novecento, posso affermare che trovo aberrante rievocare quel dramma per protestare contro il Green Pass. Io ho avuto la famiglia distrutta dall'antisemitismo e quindi prendo molto seriamente manifestazioni come quella di Novara. Non posso ridurla a una semplice idiozia, a un gesto folle e sconsiderato.
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Ogni giorno rivivo quello che ho vissuto. Noi siamo i figli di ieri e Auschwitz è un presente eterno. Qualcuno a Novara ha addirittura incollato un numero sul braccio: un gesto agghiacciante, lo so bene io che ho il numero tatuato per davvero. Per questa ragione non posso pensare che siamo di fronte a degli idioti: si tratta di persone che hanno dietro un'ideologia di destra».
Intravede una causa scatenante di questo fenomeno?
«Forse dipende dalla crisi economica, com' è accaduto durante la Repubblica di Weimar la gente sfoga la povertà attraverso l'antisemitismo».
Oggi (ieri per chi legge, ndr) a Predappio hanno sfilato in memoria della marcia su Roma di 99 anni fa. Come considera l'episodio?
«Lo ritengo molto grave, a conferma che ogni giorno riviviamo la recrudescenza di una politica di destra. E purtroppo il governo è troppo condiscendente con cortei di questo genere. Ho 90 anni e ne ho visti di tutti i colori, ma questo è il colore peggiore. È questa l'eredità che lasciamo ai figli? A scuola si insegna poco e male il significato del fascismo e della Shoah. È colpa un po' di tutti: del ministero della pubblica istruzione, degli insegnanti ma anche delle famiglie.
Spesso il razzismo contro gli ebrei è un tabù e purtroppo tra adulti e ragazzi non c'è più dialogo».
Eppure tanti sopravvissuti ai lager vanno nelle scuole a testimoniare l'orrore che hanno vissuto.
«Lo faccio anche io da quasi 60 anni. Ma non basta, devono essere coloro che non hanno subito quell'ingiusta persecuzione a insistere sulla vergogna dell'antisemitismo. È necessario un impegno più assiduo sia da parte delle famiglie sia delle scuole per far comprendere il significato della persecuzione degli ebrei. Altrimenti assisteremo sempre più al dilagare di una politica di destra».
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