Estratto dell’articolo di Chiara Maffioletti per il “Corriere della Sera”
Tra le migliaia di persone che avevano solleticato la «curiosità» […] dell’ex bancario Vincenzo Coviello c’è anche il pugliese più celebre in assoluto, Al Bano Carrisi.
Che, per iniziare, non è affatto d’accordo nel derubricare l’accaduto a un peccatuccio veniale: «Non si è trattato di curiosare ma di spiare, dal momento che non si parla di due o tre persone coinvolte ma di alcune migliaia. Bisogna chiamare le cose con il proprio nome».
Che effetto le ha fatto, dunque, sapere di essere nel lungo elenco degli spiati?
«In generale trovo vergognoso che ci sia sempre gente che fa quello che non deve fare.
Quell’uomo era stato chiamato per un ruolo, non vedo perché si sia messo a fare la spia. Non era né nel Kgb né alla Cia, ma lavorava in una banca: avrebbe dovuto solo tutelare i suoi clienti».
[…] Si è chiesto come mai ci fosse anche lei tra gli spiati illustri?
«È un pugliese, magari voleva vedere cosa aveva in banca un altro pugliese, ma si è trovato male».
In che senso?
«Avevo investito da poco in una nuova azienda vinicola e in altre cose... il conto era un po’ basso».
[…] Si è fatto l’idea che sia l’azione scellerata di un singolo o che, piuttosto, ci sia a monte un disegno più complesso?
«Pensare male non fa male. Però come è andata lo dovrà scoprire la magistratura. Io sono convinto che non sarà difficile arrivare a una intelligente conclusione».
VINCENZO COVIELLO AL BANO IN TRIBUNALE A RIMINI ALCUNI DEI VIP SPIATI DA VINCENZO COVIELLO