Filippo Fiorini per “la Stampa”
Stefania Matteuzzi ha appena lasciato l'appartamento che la sorella Alessandra divideva con Maria, la loro madre, e scende le scale fino a tornare sul posto in cui nelle ultime ventiquattrore sono accadute alcune cose per lei sconvolgenti.
Dal portico del palazzo, ha sentito Sandra gridare nel vivavoce del telefono sotto i colpi di martello sferrati dall'ex fidanzato. Poi, uno di questi colpi ha rotto il cellulare e la linea è caduta.
Ha chiamato la polizia, si è precipitata, ma quando martedì notte è arrivata in quello stesso posto in cui si trova ora, ha avuto la certezza che ormai era tardi. E all'indomani, è stata lei a dover usare uno spazzolone da pavimento per pulire i segni del delitto insieme agli altri parenti. Finito il lavoro, sospira e parla della sorella: «Lei aveva denunciato e voglio dire che anche se questo non l'ha salvata, se ci sono donne che si sentono minacciate e hanno paura di un uomo, devono trovare la forza di cercare aiuto, devono fare la stessa cosa».
la sorella di alessandra matteuzzi 1
Anche Alessandra aveva paura di Giovanni Padovani. «Io stessa ne avevo e ne ho ancora adesso, perché se penso che potrebbe uscire di galera, so che mi verrebbe a cercare», dice. Poi, la moglie di suo cugino le chiede se ha piacere di passare la notte a casa loro. «Non ce n'è bisogno, ce la faccio», risponde. Deve andare in Questura a ratificare la sua testimonianza, e ci resterà fino a tarda sera.
Stefania, lei era al telefono con Alessandra quando è stata uccisa?
«Mi ha chiamato mentre entrava con la macchina, per stare più tranquilla. Aveva paura che Giovanni la stesse aspettando sotto casa, come infatti è stato. All'improvviso ha smesso di parlarmi e l'ho sentita gridare, chiedere aiuto. Sentivo i colpi, poi lui ha spaccato il telefono e non ho sentito più nulla. È morta qui dove mi trovo adesso».
Lei è stata subito sicura che ad aggredirla fosse Giovanni Padovani?
«Certo. L'ho sentita supplicarlo: "No, Giovanni, no, ti prego". Poi, chi poteva essere altrimenti? Lei parcheggiava qui davanti proprio per evitare di essere sorpresa da lui nel parcheggio sul retro».
Cos' ha fatto dopo che è caduta la linea?
«Ho chiamato la polizia e ho detto loro di correre qui. Io abito in provincia di Ferrara, sono una trentina di chilometri da qui. Mi sono messa in strada subito. Quando sono arrivata, ormai era tardi. Un ragazzo mi ha detto di essere corso giù per fermarlo, ma di non aver fatto in tempo».
Lei conosce personalmente Giovanni Padovani?
il sangue davanti alla casa di alessandra matteuzzi
«Lui e mia sorella si sono frequentati a partire dall'estate scorsa, ma si vedevano sì e no una volta al mese, con il fatto che lui giocava a calcio in Sicilia. Lo scorso Natale è venuto a passare le feste con noi e abbiamo avuto modo di conoscerlo meglio. E lì ha iniziato a mostrare quanto fosse geloso e prepotente».
Cosa faceva?
«Chiamava continuamente mia sorella, me, mia madre, accusando Sandra di tradirlo e di mentire. Voleva che lei gli mostrasse delle prove, voleva fare delle videochiamate per vedere dove si trovava. Pretendeva che gli inviasse gli screenshot dei messaggi.
Una volta, Sandra era impegnata con degli ordinativi di lavoro nel negozio di abbigliamento in cui lavorava e non gli ha risposto subito. Lui ha chiamato le colleghe, che non conosceva per niente, e ha iniziato a fare domande anche a loro».
È stato per questo che lei ha interrotto la relazione?
«Sì. Ha tentato di interromperla, ma lui si è messo a perseguitarla ancora di più. Staccava il contatore della luce dell'appartamento per obbligarla a scendere e si appostava nell'androne delle scale per sorprenderla. Una volta, si è arrampicato sulla palazzina ed è entrato in casa dalla finestra».
Era violento anche fisicamente?
«Io non l'ho mai visto alzare le mani su mia sorella e lei non mi ha mai detto niente. Per quanto ne so, la violenza era solo verbale e c'erano questi comportamenti di abuso, come quello di buttare per terra piatti e bicchieri durante le liti. Era accecato dalla gelosia. Questo però mi ha sempre spaventata molto e così era anche per mia sorella».
Alessandra aveva firmato una denuncia per stalking e ha aveva ottenuto un divieto di avvicinamento contro di lui?
«Sandra era esasperata, disperata e lo aveva denunciato, ma questa cosa che ci fosse una restrizione nei suoi confronti, noi non la sapevamo.
Non la sapevo io, non la sapeva Sandra, non la sapeva neanche il suo avvocato. Certo, c'è poco da fare se uno ti assale e ti massacra di botte in un attimo, ma a quanto pare lui è rimasto qui ad aspettarla a lungo e poteva essere allontanato».
Gli inquirenti le hanno detto qualcosa in merito alla posizione di Padovani?
«No, non so nulla. Io devo andare in Questura per ratificare la mia testimonianza e ci sono altri testimoni. Spero solo che non lo lascino uscire, perché se accadesse, sono sicura che verrebbe a cercarmi».
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