Estratto dell’articolo di Andrea Ossino per www.repubblica.it
GIANDAVIDE DE PAU IN VIA RIBOTY RIPRESO DALLE TELECAMERE DI VIDEOSORVEGLIANZA
«Faccio come Donato Bilancia». Giandavide De Pau lo aveva detto. E lo ha fatto. Sognava di essere un serial killer, come il criminale condannato a 13 ergastoli per aver commesso 17 omicidi negli anni ’90.
Si esercitava ad estrarre un coltello e si riprendeva con il cellulare. Poi spiegava tutto agli amici, nel luglio 2022, in chat, nella stessa dove si faceva chiamare "Dobermann". “No Bilancia, dai!”, rispondevano gli interlocutori. E lui precisava: “No come lui, a caso, ma mirati”. Voleva fare degli omicidi, tanti e indirizzati, studiati: “Almeno vado una volta a riposarmi per qualcosa che ho fatto”, scriveva. […]
Il 17 novembre scorso il 53enne con alle spalle anni di servizio per un boss del calibro di Michele Senese bussato alla porta dell’interno 8, al civico 24 di via Augusto Riboty. Poi percorre 300 metri fino a via Durazzo. Due donne uccise nella prima casa, un’altra nella seconda. Il suo cellulare non mente e rivela ogni cosa, ogni tragitto, persino il video dei primi due femminicidi.
giandavide de pau in viadurazzo a roma 2
Il telefono esaminato dagli specialisti della procura racconta anche i segnali, quelli che andavano colti in tempi antecedenti. Perché non c’erano solo i precedenti di violenza sulle donne, ma anche le conversazioni in cui agli amici raccontava le sue intenzioni. Nessuno ha mosso un dito.
Il dietro le quinte dell’autista del boss che ha ucciso tre donne costrette a vendere i loro corpi, raccontato attraverso il suo cellulare, rivela ricerche su omicidi, sparatorie, accoltellamenti ed esercitazioni con le armi. Segnali, molti. […]
L’analisi dei supporti informatici racconta di un prima e di un dopo. Il prima è la caduta, la storia di un uomo che si sbarazza di mobili, letti e materassi venendo deriso dagli amici: “come ti sei ridotto“. Ma lui, che un tempo sedeva al fianco di Michele Senese, che era sulla bocca di pescecani del calibro di Massimo Carminati, che si interfacciava con i ranghi alti della criminalità per “instaurare nuove modalita’ di raccordo tra i rispettivi gruppi di riferimento alla luce dell'intervenuto arresto del Senese”, non si abbatte e agli amici che lo sbeffeggiano risponde:
“Niente in confronto ai 15 giorni di letto di contenzione a Morlupo o alla settimana ammanettato alla branda senza materasso di Regina Coeli perché mi ero mangiato il materasso”. Ricordi e segnali. Già. Perché non ci sono solo le chat. Ci sono i precedenti come il soggiorno nell’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino, dove De Pau è stato ricoverato nel 2008 e nel 2011.
E alla diagnosi di disturbo di personalità borderline e disturbo di personalità antisociale correlati ad abuso di alcol e cocaina”.
Ma De Pau era libero. Con buona pace dei carabinieri che nel 2006 lo hanno arrestato perché era entrato in casa di una donna con un coltello e la aveva violentata costringendola a improvvisare una fuga lanciandosi dal balcone. […]
Arresti e condanne non lo hanno fermato. E così dopo il prima arriva il dopo. Ha proseguito, coltivando il sogno di essere un nuovo Donato Bilancia, frequentando pregiudicati e scrivendo centinaia di messaggi alle escort:
“Dove sei?”, “regalino?”, “Ti do 500 tutta la notte dai”. Alcune, vedendo la foto di De Pau, scappavano: “so chi sei e due volte mi hai dato belle incu…e”. Altre donne no, lo hanno accolto. Una, quella che ha visitato in via Milazzo, è viva per miracolo. In lei ha visto una complicità che la procura non ha riscontrato.
LIA - UNA DELLE DUE PROSTITUTE CINESI UCCISE DA GIANDAVIDE DE PAU
Le cose, a Prati, sono andate diversamente. Ci sono i messaggi e il video del duplice omicidio ripreso con il cellulare. Si sente ogni cosa. Il rapporto e le sue richieste: “è andato via l’altro?”, “Mandalo via mandalo via”, “Vuoi lavorare per me?”, “Hai figli?”, “Come ti chiami?”, “Qual è il tuo nome vero?”, All’interno 8 del palazzone di via Roboty pretendeva riservatezza: “Mandalo via, Aho se vie ad inculà i soldi gli taglio la testa eh?”.
E poi: “Cancella il mio numero dai perché io sono moto conosciuto”. Era perentorio: “Tu da oggi lavori per me….con me decido io a chi devi trovare, decido io con chi lavori e chi no”. Il tempo passa, le urla iniziano. Si sente una voce: “Cosa fare”, dice una donna orientale. Il perito riassume: “Si sentono le ragazze che urlano e battimenti…si sente un rumore simile a quello di una porta. Poi rumori ambientali e poi di nuovo battimenti. Si sente forse una delle ragazze urlare e battimenti. Si sente un respiro affannato ed il rantolo, forse della prima ragazza colpita ancora agonizzanti….si sente a tratti il lamento della ragazza che si trova nella stanza”.
E poi le urla del portiere dello stabile: “avvocato? un’ambulanza di corsa, qui ci sta la prostituta, l’hanno ammazzata mi sa! Hanno ammazzato la prostituta”. […]
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