Barbara Gerosa per www.corriere.it
Se non fosse accaduto realmente sembrerebbe una canzone di De Andrè o la trama di un romanzo. Una di quelle storie tante volte narrate dallo scrittore Andrea Vitali dove protagonisti sono proprio gli abitanti del piccolo borgo in riva al lago, da sempre teatro dei suoi racconti: l’affascinante maresciallo, le chiacchiere di paese, le comari, i mariti gelosi, un mistero da risolvere. E invece Vitali in questo caso non c’entra nulla. «Non è un espediente per lanciare i miei libri. I pettegolezzi non mi appartengono e i miei personaggi sono frutto di fantasia» spiega, dicendosi a sua volta scosso per il ciclone che ha travolto la sua Bellano dove vive da sempre.
BELLANO - SCRITTE CONTRO IL MARESCIALLO DEI CARABINIERI
Nel paese affacciato sul ramo lecchese del lago di Como da giorni non si parla d’altro. Da quando sui muri del plesso scolastico e poco più in là, sulla facciata di una palazzina in centro, qualcuno ha scritto a caratteri cubitali: «Giù le mani dalle mogli degli altri. Codardo togliti cintura e pistola e difenditi dai mariti».
La pubblica vendetta a colpi di vernice spray dei consorti gelosi convinti che un novello Don Giovanni in divisa li abbia resi cornuti. Verso chi siano rivolte le invettive è scritto nero su bianco: il comandante della locale stazione dei carabinieri. Bello, aitante, socievole, 56 anni, in servizio a Bellano dal 2004. Sposato, padre di tre figli, mai un appunto sul lavoro. Per il resto si sa, il paese è piccolo, la gente mormora, basta uno sguardo e un caffè al bar con qualche avvenente signora per far scattare i sospetti.
BELLANO - SCRITTE CONTRO IL MARESCIALLO DEI CARABINIERI
Tira dritto il sindaco Antonio Rusconi: «Le scritte ingiuriose sono state rimosse e dovrà essere effettuato un ulteriore intervento per imbiancare i muri vandalizzati», dice. Ma la questione è spinosa, anche perché ora il luogotenente rischia l’allontanamento. Colpevole o meno di aver ceduto alle grazie di qualche fanciulla. Per lui si profila l’incompatibilità ambientale.
Del resto le chiacchiere dopo l’ultima mossa dei consorti inviperiti, che se la sono presa persino con la moglie del maresciallo, hanno assunto i contorni di un tornado e il venticello della maldicenza ha lasciato posto a una bufera. «Quando ho visto la scritta fuori dal mio portone non ci potevo credere — racconta Ivo, il barbiere del paese —. Ho chiamato il macellaio e insieme abbiamo provato a decifrarla. Poi quando abbiamo capito, il cognome del militare è scritto a chiare lettere, abbiamo telefonato in caserma. Spiace per il comandante della stazione, prima della pandemia andavamo spesso in bicicletta insieme e non ho mai visto le ragazze saltargli al collo». «Le malelingue hanno ottenuto quello che volevano», aggiunge il vicino.
Chi ha agito conosceva bene gli spostamenti del suo bersaglio: le scritte sono apparse lo stesso giorno in cui il luogotenente è uscito di casa dopo un lungo periodo di quarantena per il Covid. Forse mosso dal timore che il presunto latin lover potesse tornare in azione. Intanto il maresciallo agli amici più stretti ha confidato tutto il suo sconcerto.
«Non è vero niente — assicura — vedrò se procedere per diffamazione contro ignoti. Non la vendetta di mariti gelosi, ma solo il tentativo di farmi cacciare via da parte di qualcuno che ce l’ha con me. Non riesco a immaginare di chi possa trattarsi: non ho mai avuto screzi con nessuno». Si dice preoccupato anche per la moglie che da giorni piange lacrime amare. Teme di dover lasciare la sua Bellano.
Intanto sul fronte delle indagini i proprietari dell’immobile imbrattato hanno presentato denuncia per vandalismo. Dal comando provinciale dei carabinieri di Lecco precisano che l’intera schiera gerarchica è stata informata dell’accaduto e ci sono accertamenti in corso. L’ultima pagina di questo romanzo deve ancora essere scritta.