Valentina Errante per “il Messaggero”
«Gli ho dato na zampata è cascato a terra e si è rialzato». Sa di essere intercettato mentre parla in carcere, Marco Bianchi, uno dei quattro indagati che, lo scorso settembre, a Colleferro, hanno pestato fino a ucciderlo Willy Monteiro Duarte. Parla con Alessandro, il terzo fratello (Gabriele invece era con lui quella notte ed è anche lui accusato dell' omicidio). E tenta di fornire la sua versione dei fatti mimando anche la scena, mentre con lo sguardo cerca di individuare le cimici che lo riprendono.
È un nuovo pesantissimo atto di accusa l' ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip di Velletri, che ieri i carabinieri di Colleferro hanno notificato a Gabriele e Marco Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, già accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi ma finora detenuti (Belleggia è l' unico ai domiciliari) per omicidio preterintenzionale.
Oggi ci sarà l' interrogatorio di garanzia. I carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Colleferro hanno raccolto decine di testimonianze e rivisto i fotogrammi delle telecamere, che confermano l' orrore di quella notte. Il blitz nella piazza, a pochi metri dalla caserma, il calcio al petto di Willy che sbatte su una macchina e cade a terra e poi ancora botte.
LE INTERCETTAZIONI
i fratelli bianchi la notte dell'omicidio di willy 1
È il 22 settembre quando il padre di Mario Pincarelli va a trovarlo in carcere: «Stamme a sentì - dice al figlio - tu devi parlà solo con l' avvocato. A me non mi devi dire niente». E il ragazzo, in dialetto: «Solo lo so un po' rovinato, gli so tirato quando stava da per terra a chiglio». E il padre alzando la voce: «Zitto».
Scrive il gip: «Nella circostanza, infatti, Pincarelli ammette, o meglio, confessa, di aver colpito il giovane Willy quando questi era già in terra. Subito bloccato - scrive il gip - da suo padre che, rendendosi conto di quanto quelle affermazioni potessero compromettere la posizione processuale del figlio, alzando la voce lo invita a tacere».
Il 16 ottobre Alessandro Bianchi va a trovare il fratello Marco. Anche questa lunga conversazione viene intercettata, ma Bianchi tenta di avvalorare la sua versione, ossia che il responsabile della morte di Willy sia Belleggia. Poi protesta anche contro i giornali, smentisce tutte le notizie diffuse subito dopo i fatti, anche quelle relative al reddito di cittadinanza, percepito dalla sua famiglia. Dice Alessandro: «C' ha diritto al reddito di cittadinanza, che so' soldi rubati allo Stato, tutte cazzate, mica lo pigli tu a nome tuo, lo piglia papà, la Finanza non ha bloccato niente era tutto regolare.
i fratelli bianchi la notte dell'omicidio di willy 2
IL VERBALE
È Omar Sahbani a chiamare in piazza i fratelli Bianchi, che si erano appartati con delle ragazze, lo racconta lui stesso ai carabinieri di Colleferro, e lo ripete Michele Cerquozzi, amico dei fratelli Bianchi che dopo il pestaggio di Willy sarebbe scappato con loro. Anche lui racconta delle botte e dei calci e dell' aggressione a una vittima che neppure conoscevano:
«Ricordo che Omar urlava frasi del tipo Fermatevi, fermatevi. Poi Omar è andato verso Gabriele (Bianchi, ndr) cercando di fermarlo perché aveva visto che stava picchiando i giovani, ma non so chi. Ma a dire di Omar Gabriele era una furia e non riusciva a tenerlo e quando gli è scappato dalla sua presa Omar si è spostato e Gabriele ha continuato a picchiare non so chi».
L'ORDINANZA
Scrive il gip Giuseppe Boccarrato nell' ordinanza: «Gli elementi conducono naturalmente a ritenere che i quattro indagati non solo avessero consapevolmente accettato il rischio di uccidere Willy, ma colpendolo ripetutamente, con una violenza del tutto sproporzionata alla volontà di arrecargli delle semplici lesioni, avessero previsto e voluto alternativamente la morte o il grave ferimento della vittima».
Per il giudice, «per la modalità dell' azione, realizzata da più persone coordinate, per la localizzazione e violenza dei colpi, inferti in più parti vitali, per le condizioni in cui versava la vittima, colpita anche quando si trovava inerme in terra e per l' esperienza nelle tecniche di combattimento dei fratelli Bianchi e del Belleggia, va senza dubbio esclusa la condizione minima per contestare l' omicidio preterintenzionale».
I testimoni hanno confermato, sottolinea il giudice: «Willy veniva aggredito nonostante fosse del tutto estraneo alla discussione in corso tra Belleggia e gli amici di Zurma, sicché i quattro indagati nel colpirlo e infierendo con crudeltà su un ragazzo inerme, erano animati semplicemente, dalla volontà di dimostrare la forza del proprio gruppo».
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