HAMAS, 'NETANYAHU COSTRETTO AD ACCETTARE ACCORDO'
(ANSA) - ROMA, 23 NOV - E' stato "costretto ad accettare l'accordo" per una tregua con Hamas il premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo quanto detto stamani a Beirut da Walid Kilani, portavoce del movimento islamico palestinese in Libano. "Malgrado l'opposizione di alcune persone all'accordo (di tregua), diversi fattori hanno costretto Netanyahu ad accettarlo", ha detto Kilani. "Hamas rimane comunque prudente circa l'effettiva entrata in vigore dell'accordo, vista la scarsa fiducia che abbiamo nel nemico", ha aggiunto Kilani. (ANSA).
ISRAELE, DIRETTORE SHIFA ARRESTATO MENTRE SI DIRIGEVA VERSO SUD
i tunnel sotto l ospedale al shifa a gaza 4
(ANSA) - L'esercito israeliano ha confermato di aver arrestato il direttore dell'ospedale Shifa di Gaza, Muhammed Abu Salmya. Secondo la radio militare e' stato fermato mentre cercava di raggiungere da Gaza City la zona meridionale della striscia di Gaza, passando dal corridoio umanitario. L'emittente ha aggiunto che egli viene adesso interrogato. Ieri il portavoce militare israeliano aveva sostenuto che sotto all'ospedale Shifa Hamas aveva approntato ''un importante centro nevralgico'' per lo svolgimento delle sue attivita' militari. (ANSA).
++ ISRAELE, CON IL DIRETTORE SHIFA HAMAS HA USATO L'OSPEDALE ++
(ANSA) - Il direttore dello ospedale Shifa di Gaza City "è stato arrestato a seguito delle prove che mostrano che la struttura sotto la sua direzione è servita come comando e centro di controllo di Hamas". Lo ha fatto sapere il portavoce dell'esercito aggiungendo che "il tunnel del terrore sotto l'ospedale ha anche usato l'elettricità e le risorse sottratte all'ospedale". Inoltre Hamas "ha immagazzinato numerose armi all'interno dell'ospedale e sul terreno dell'ospedale stesso". (ANSA).
L'UNITÀ SPECIALE DEL MOSSAD INCARICATA DI ELIMINARE HAMAS ANCHE ALL'ESTERO E I RISCHI PER ISRAELE
Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per www.corriere.it
Il premier israeliano Netanyahu lo ha dichiarato in diretta: «Ho ordinato al Mossad di colpire i capi di Hamas ovunque si trovino». L’affermazione avrà avuto il plauso dell’ala più estrema del governo, contraria a qualsiasi pausa ma ha provocato la reazione negativa dei familiari degli ostaggi , preoccupati di conseguenze sulle trattative.
[…] Nell’immediatezza delle stragi è stata annunciata la formazione di Nili, un’unità mista, con la partecipazione di Difesa e servizi segreti, incaricata di eliminare i dirigenti nemici. Una missione da condurre innanzitutto a Gaza, senza escludere un allargamento ad aree più lontane. Questo perché alcuni degli obiettivi vivono all’estero.
Turchia, Qatar, Libano, Iran e in misura minore Siria sono gli Stati di accoglienza o visitati dalle delegazioni protette dagli apparati di sicurezza di chi li ospita e da qualche contromossa giustificata dal fatto di essere sotto tiro.
BAMBINI ISRAELIANI NELLE MANI DI HAMAS
Gerusalemme ha una tradizione di omicidi mirati, ha trasformato una tattica in strategia, imitata poi da altri. È nota la vendetta scatenata dopo la strage alle Olimpiadi di Monaco del 1972, azione con una serie di colpi ravvicinati ma poi prolungata all’infinito.
[…]
Cambiato l’antagonista principale, Israele ha preso di mira l’intera gerarchia di Hamas e Jihad, facendo fuori i fondatori, gli ufficiali, i procacciatori di armi. Molti gli esponenti «liquidati», qualche errore — come il fallito assassinio con il veleno di Khaled Meshal in Giordania e il premier era sempre Netanyahu —, diversi i piani per interrompere i progetti dei mujaheddin. Metodo poi usato contro i vertici dell’Hezbollah libanese, scienziati e militari iraniani, un grande ricercato qaedista, scovato a Teheran.
Israele ha i mezzi per seguire questo sentiero anche se vi sono alcuni parametri da considerare. 1) La presenza di ostaggi civili nelle mani delle fazioni è un ostacolo. 2) Attaccare esponenti all’estero rischia di avere un impatto su negoziati, provoca condanne diplomatiche (reali e di facciata). 3) Le intelligence nemiche sono in allerta: lo provano le numerose retate condotte dal MIT turco per smantellare presunte reti legate al Mossad sul proprio territorio. 4) Non possiamo però escludere azioni che coinvolgano figure intermedie o militanti che hanno trovato rifugio all’estero.
marcia delle famiglie degli ostaggi di hamas 2
Non sono personaggi ma rappresentano dei simboli, possono essere presentati come tali oppure svolgere funzioni discrete. Le storie del passato ci dicono che un «contratto» può restare aperto all’infinito, in attesa di un’opportunità o di un momento politico propizio.
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