Paolo Bracalini per “il Giornale”
Operazione No-Cav, nuova puntata. Stavolta il fronte di battaglia si sposta sulle schede. La missione è impedire che i parlamentari e i grandi elettori del centrodestra "segnino" le schede, cioè scrivano il nome del leader azzurro in modi diversi («Silvio Berlusconi», «Berlusconi Silvio», «onorevole Berlusconi», etc) per contarsi. Una tecnica spesso utilizzata nelle votazioni segrete, come è appunto quella del Quirinale, per sventare il rischio di franchi tiratori tra le proprie fila.
È il consiglio che più di un ex parlamentare navigato ha dato a Berlusconi, perciò si è messa subito in moto la contraerea per impedirlo. A guidarla c'è l'unico che può decidere come verranno letti i voti in aula, il presidente della Camera Roberto Fico. L'idea è che vengano letti solo i cognomi dei candidati votati nel segreto dell'urna (c'è un precedente con la presidenza Violante durante l'elezione che portò Ciampi al Quirinale), impedendo così la distinzione tra i voti per lo stesso candidato. Ma non si escludono altre modalità sempre con lo medesima finalità.
L'indiscrezione è stata passata a Repubblica, e poi smentita dallo stesso Fico. Ma non integralmente. «La decisione sulla lettura delle schede sarà adottata dal presidente Fico a garanzia della correttezza e del buon andamento dei lavori per l'elezione del presidente della Repubblica. Questo è l'obiettivo che ha ispirato anche i predecessori. Non ha dunque nulla a che vedere con le singole personalità e qualunque speculazione politica sulle modalità di scrutinio è in totale malafede» ha precisato il portavoce di Fico.
Confermando, implicitamente, che la presidenza sta studiando un sistema per la lettura delle schede diverso dalla semplice lettura di quello che i grandi elettori avranno scritto. Appunto, un metodo per mettere in difficoltà Berlusconi. Risulta tra l'altro che Fico scioglierà la riserva all'ultimo, forse lo stesso 24 gennaio mattina, così da impedire al centrodestra di fare affidamento su quel sistema. Il presidente della Camera ovviamente non può esporsi in prima persona, rischierebbe di sembrare di parte.
silvio berlusconi quirinale by macondo
Ma le reazioni che arrivano dal suo partito, il M5s, confermano che quello sia l'obiettivo dei grillini. «Bene le misure che Montecitorio prenderà per garantire il voto libero dei parlamentari. Dobbiamo evitare che ci siano segni riconoscibili sulle schede: è la stessa dinamica usata dalla criminalità organizzata per controllare il voto (di scambio)» twitta il deputato M5s Francesco Berti. Il tema dei franchi tiratori agita infatti soprattutto il Movimento Cinque Stelle.
Il gruppo dei parlamentari grillini è lacerato tra correnti che non rispondono a Conte ma ad altre fazioni e peones terrorizzati dall'ipotesi di andare al voto (e tornare all'occupazione precedente, che spesso è la disoccupazione). La carta Berlusconi, che scongiurerebbe il passaggio di Draghi al Quirinale e quindi una probabile crisi di governo, potrebbe conquistare una fetta di M5s.
meme su Silvio Berlusconi al Quirinale
È il timore che hanno i vertici grillini, consapevoli dei contatti in corso. Ed è appunto quello che Fico vuole impedire cambiando il sistema di lettura dei voti. Una prerogativa che il presidente della Camera ha, visto che la Costituzione prescrive solo che il voto sia segreto, non come debba svolgersi nè tantomeno come debbano essere comunicati i voti.
2 - «LEGGERE SOLTANTO IL COGNOME SAREBBE UNA MOSSA ILLEGITTIMA»
Fabrizio De Feo per “il Giornale”
«Imporre di scrivere solo il cognome sulla scheda per l'elezione del nuovo Capo dello Stato sarebbe una prassi di dubbia legittimità e la lettura completa della scheda è un atto che ha una funzione notarile e deve consentire di all'Assemblea di conoscere il contenuto dell'atto in modo asettico, in modo da consentire un controllo diffuso sulla successiva valutazione, da parte del presidente, della legittimità della scheda stessa».
SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE - BY OSHO
Francesco Saverio Marini è professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico presso la Facoltà di Giurisprudenza di «Tor Vergata» e vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti.
Professor Marini, la presidenza della Camera starebbe valutando la lettura del solo cognome del candidato durante lo scrutinio. Cosa ne pensa?
«È una prassi che si è verificata soltanto in poche occasioni, la consuetudine ampiamente maggioritaria è quella di dare lettura integrale del contenuto della scheda. Si tratterebbe di una scelta di dubbia legittimità che confonderebbe due momenti: uno è quello della mera lettura, in cui ci si deve limitare a dichiarare all'aula cosa c'è scritto sulla scheda. Il momento successivo è la valutazione della validità della scheda.
SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE - BY OSHO
Se si ritiene che la scheda sia riconoscibile, si può contestarla, ma si tratta di una valutazione successiva alla lettura. In sostanza la soluzione più corretta è dare lettura integrale della scheda e rendere nota così la volontà del grande elettore».
C'è poi la questione delle possibili omonimie.
«Certo, nel caso dell'elezione del Capo dello Stato non ci sono candidature formali, l'elettore può votare qualunque cittadino della Repubblica che abbia 50 anni. Ci possono essere casi di omonimia, indicare solo il cognome è evidentemente insufficiente. Questo conferma che la lettura integrale è necessaria».
Nel 2006 in occasione dell'elezione come presidente del Senato di Franco Marini vennero contestate le schede con il solo cognome per la presenza del senatore Giulio Marini.
«E lo stesso avvenne per le schede con l'indicazione per Francesco Marini che non era il suo nome di battesimo. Contestazioni legittime che poi vengono rimesse alla valutazione del presidente.
Il punto è che, come detto, la lettura è un atto notarile e serve a dare contezza all'assemblea di quanto scritto sulla scheda. Leggere il solo cognome significa, invece, dare al presidente dell'aula un potere immediato di valutazione, che dovrebbe svolgersi nel momento successivo, ed una fuorviante comunicazione all'Assemblea».
Cosa pensa invece di una possibile deroga per far votare i positivi al Covid?
«Non ci sarebbe nulla di strano, ma servirebbe una regolamentazione specifica per consentire ai positivi in isolamento di votare attraverso percorsi appositi e in piena sicurezza.
A deciderlo dovrebbe essere la stessa Assemblea o un decreto legge che derogasse alle norme previste per l'isolamento dei positivi. Peraltro la Camera dei Deputati ha un regolamento che consente una procedura di modifica piuttosto snella. D'altra parte parliamo di uno degli atti più importanti della vita parlamentare e di una elezione che è sempre stata molto partecipata, con un assenteismo pari a zero. Dunque, mettere qualcuno nell'impossibilità giuridica di votare non può che suscitare qualche perplessità».