Maurizio Belpietro per “la Verità”
maurizio belpietro direttore del quotidiano la verita (1)
Come si fa a fare marcia indietro sulla scuola dopo che un mese fa si è garantito che la scuola sarebbe ripartita regolarmente? Semplice: basta scaricare la decisione su altri, dicendo che si torna in aula regolarmente, ma se qualcuno vuole ritardare l'inizio delle lezioni è affar suo. È il metodo Conte, lo stesso che il presidente del Consiglio ha messo in atto con le discoteche.
GIUSEPPE CONTE LUCIA AZZOLINA PAOLA DE MICHELI
Dopo aver rivendicato l'autorità di decidere se e quando riaprire i bar, fino al punto da obbligare la governatrice della Calabria a chiudere i caffè nonostante dalle sue parti non ci fosse alcuna emergenza, il capo del governo ha scaricato sulle spalle dei presidenti di Regione la decisione di aprire le balere, salvo poi accusare di irresponsabilità chi ha scelto di dare il via libera alle danze.
Sì, il metodo Conte è un misto di furbizia e spregiudicatezza che consiste nel farsi bello se le cose vanno bene e nell'eclissarsi se invece si mettono male. All'inizio di agosto, in un colloquio con il Corriere della Sera, il premier ci mise la faccia, dicendo che con l'inizio dell'anno scolastico tutto sarebbe filato via liscio. «È il mio impegno con i giovani, le famiglie, il Paese. Il mio impegno con insegnanti e personale. La scuola riparte, non ci sono dubbi».
Passato un mese, le lezioni ricominciano nella confusione. Anzitutto non è vero, come ha dichiarato ieri in conferenza stampa il premier, che la scuola riparte il 14 settembre. Sette regioni hanno infatti già posticipato il rientro in aula a dopo le elezioni. Si tratta di Friuli, Sardegna, Puglia, Campania, Abruzzo, Basilicata e Calabria. In due di queste si voterà per scegliere il governatore, cioè in Puglia e Campania, ma nelle altre l'appuntamento con il voto si limita al referendum.
GIUSEPPE CONTE NON LAVORA CON IL FAVORE DELLE TENEBRE
Chiaro dunque che a influire sul rinvio è il ritardo con cui le scuole rischiano di presentarsi al suonare della campanella. Mancano i banchi, le aule, i professori, il personale di servizio, c'è un problema con il servizio mensa e pure uno grande come una casa sui controlli e poi nessuno sa bene che fare nel caso un alunno (o un insegnante o un bidello) si rivelino positivi al Covid.
Le famose norme guida sono arrivate in ritardo e così pure le forniture dell'attrezzatura scolastica. Tutti problemi che, al di là delle dichiarazioni rassicuranti del presidente del Consiglio, rischiano di scaricarsi sulle spalle dei docenti e, ancor più, dei dirigenti scolastici.
Già, mentre secondo il metodo Conte il capo del governo assicura che la scuola riaprirà nella massima sicurezza, con 160.000 nuovi insegnanti e 77.000 dipendenti a tempo determinato, molti presidi dicono il contrario, dichiarando che non sarà possibile ricominciare le lezioni.
PREPARATIVI IN UNA SCUOLA DI MILANO PER LA RIAPERTURA
È il caso dei dirigenti scolastici del Lazio, regione che non si presenta al voto e per di più amministrata da Nicola Zingaretti, uno che del governo e della situazione generale dovrebbe pur saperne qualche cosa. E tuttavia, a fronte delle dichiarazioni preoccupate dei presidi, il segretario del Pd sembra essersi inabissato nelle acque del Tevere come un sottomarino. Mentre i dirigenti dicono che le scuole che hanno chiesto di rinviare l'apertura nel Lazio sono centinaia e le domande si stanno allargando, Zingaretti tace.Ma il fenomeno non riguarda solo Roma e dintorni.
LUCIA AZZOLINA AL SUO PRIMO GIORNO DI SCUOLA
A smentire il metodo Conte («va tutto bene madama la marchesa», salvo poi dire che la colpa è di altri, come fece anche a Codogno pur avendo segretato un piano che rivelava in anticipo che cosa sarebbe successo) è l'associazione presidi a livello nazionale. Il suo responsabile, Antonello Giannelli, rivela che la consegna dei banchi monoposto, «gli unici in grado di garantire il distanziamento», è in grave ritardo.
Per non dire poi di aule e personale. «Se queste difficoltà non troveranno immediata soluzione, è oggettivamente difficile pensare che il termine del 14 settembre sia rispettato ovunque: è opportuno valutare, sulla base di accordi tra enti locali e consigli di istituto, la possibilità di ragionevoli differenziazioni locali». Ecco il metodo Conte. Si riapre ufficialmente il 14, ma poi ognuno farà come gli pare, a seconda delle esigenze, ma il premier potrà dire di aver rispettato la promessa. Se qualcuno è in ritardo non è colpa sua, ma di altri.
ANTONELLO GIANNELLI conte azzolina