Estratto dell’articolo di Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Emmanuelle Béart rompe 45 anni di silenzio e nel documentario presentato in anteprima ieri a Parigi (sarà trasmesso in tv il 24 settembre) rivela di essere stata vittima di incesto, dagli 11 ai 15 anni. Non indica il colpevole — «questo non è un regolamento di conti», dice — e si limita a scartare immediatamente l’ipotesi della madre e del padre, Guy Béart, cantante molto amato in Francia, morto nel 2015.
L’attrice oggi sessantenne di Un cuore in inverno e Nelly e Mr. Arnaud ha lavorato per tre anni al documentario Un silenzio così rumoroso assieme alla regista franco-ucraina Anastasia Mikova. Nel film la si vede commuoversi per le testimonianze di Norma, violentata dal nonno tra i 3 e 12 anni; Pascale, stuprata dal padre a 12; Sarah, la cui figlia è stata aggredita dal marito tra i 4 e gli 8 anni; e Joachim, molestato da entrambi i genitori.
[…] Béart racconta anche che a salvarla è stata la nonna, Nelly, l’unica della famiglia ad avere capito, che poi ha vissuto a casa con lei fino alla morte, nel 2011, a 107 anni. «Se mia nonna non fosse intervenuta, e non mi avesse messa in un treno per farmi raggiungere mio padre quando avevo 15 anni, forse non sarei riuscita a vivere. È stato davvero violento fino a questo punto, reale fino a questo punto». Fino ad allora la futura attrice aveva vissuto con la madre e i quattro fratelli e sorelle a Cogolin, non lontano da Saint Tropez, mentre il padre Guy dopo il divorzio viveva alla periferia di Parigi. Non ha mai presentato denuncia, «per la paura di sentirsi dire che quei fatti non erano mai accaduti».
Ma dice di averne parlato alle persone care, «l’ho detto a tutti, ma non c’è mai stata una risposta. Passi da una persona all’altra rivelando un segreto che ti devasta ma è come se la verità non attecchisca, niente rimane».[…] «Mi sono chiesta spesso perché avessi deciso di fare questo mestiere, e di farlo in questo modo. Esibirsi fino all’eccesso, dare un’immagine sessualizzata di se. Credere di non potere essere amata se non per il proprio corpo, questa è finalmente una risposta».
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