Adelaide Pierucci per il Messaggero
L'aveva agganciata con una cortesia: «Ti accompagno io fino a casa». Invece non aveva la patente, né un'auto da guidare. Le quattro di notte, a Termini. Una notte calda dello scorso settembre. A un lavapiatti bengalese di 23 anni era bastato girare l'angolo, dopo lo Yellow Bar, per trasformarsi in uno stupratore che non si ferma neanche davanti alle urla, in italiano e in inglese, di testimoni alla finestra: «Smettila, stiamo chiamando la polizia».
Per una ventenne finlandese in vacanza studio a Roma l'uscita serale con delle amiche si era trasformata nel peggiore degli incubi dopo che è stata presa a morsi, minacciata con un sampietrino, stuprata, derubata. E minacciata di morte. Ieri per lo stupro di Castro Pretorio la procura ha chiesto quattro anni e quattro mesi di carcere. Il bengalese, che si è sempre difeso sostenendo di avere avuto un rapporto consenziente, ha scelto il rito abbreviato per assicurarsi, in caso di condanna, lo sconto di un terzo della pena.
Così la richiesta di sei anni e mezzo di reclusione è stata sforbiciata. Il pm Andrea Cusani ha ricostruito per ore davanti al gip l'orrore, ha contestato all'immigrato il reato di violenza sessuale e le lesioni, ma chiesto l'assoluzione per il reato di rapina. La ragazza aveva rilasciato dichiarazioni contrastanti sul punto: non ricordava bene se avesse dato qualche decina di euro al suo aguzzino nella speranza di essere lasciata in pace o se lui l'avesse derubata.
IL PASSAGGIOL'incontro, tra il lavapiatti bengalese e la studentessa finlandese, casuale. «Mi sono fidata, per noi è normale, e mi ha stuprata», ha raccontato durante l'incidente probatorio la giovane, assistita da psicologhe e dall'avvocato Angela Leonardi. «Io e la mia amica - ha detto la giovane - eravamo uscite dal bar poco dopo le quattro di notte, un ragazzo ci ha sentito parlare e mi ha offerto un passaggio per andare verso Castel Sant'Angelo, dove abito.
Non lo avevo mai visto. Avevo bevuto alcolici, ma mi sentivo in grado di riconoscere il pericolo. Ho chiesto al ragazzo se era in grado di riaccompagnarmi a casa e lui mi ha assicurato che lo avrebbe fatto. Ho quindi ho detto alla mia amica che mi sentivo tranquilla ad andare con lui. Ci siamo allontanati a piedi. Mi ha detto che l'auto era parcheggiata nelle vicinanze. Arrivate ad un auto mi ha detto che voleva essere baciato per essere riaccompagnato. Gli ho detto no. Ha insistito. Ho accettato, ma solo quello. Poi ho capito di non avere scampo».
Agli atti è finita anche la testimonianza di un abitante della zona. «Abbiamo sentito delle urla. C'era una ragazza pressata contro un'auto da un giovane dalla carnagione olivastra che la baciava. La ragazza appariva passiva e non in grado di una pronta reazione. Allora le urlavo che stavo chiamando la polizia in inglese e lei mi rispondeva: call the police. Lui allora l'ha trascinata via». L'ha portata dietro un autobus e sotto la minaccia di una grossa pietra l'ha stuprata e minacciata di morte, e poi è scappato.