Monica Serra per “la Stampa”
Quando hanno portato via suo papà, mentre era su una barella nel piccolo giardino di casa, è riuscita solo a dirgli: «Mi raccomando, non avere paura, so che sei un fifone».
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Poi più nulla. Non una parola, non una carezza. Neanche un funerale. Una cassa di legno chiusa al cimitero cinque giorni più tardi. Due parole del parroco e la tumulazione della salma accanto a quella della mamma, morta da anni, mentre fuori aspettavano già i parenti di un' altra vittima, che si era spenta in fretta in qualche altro ospedale della Bassa.
L'urlo di dolore di Orietta S. è quello di tante, troppe persone che vedono la mamma o il papà anziani andare via in ambulanza. Aspettano che il telefono squilli per tutto il giorno e tutta la notte, poi più nulla.
Suo padre, Dino, si è spento nell' ospedale di Crema lunedì 2 marzo. Era ricoverato in terapia intensiva?
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«A oggi non lo so ma non credo che sia neppure arrivato in quel reparto. So solo che, quando ho chiamato domenica, mi ha risposto un medico che era molto preso. Mi ha detto: "Signora, deve capire, noi siamo nella m... Il papà è intubato e sedato in sala operatoria, in attesa che si liberi un posto in terapia intensiva". L' ho pregato di darmi qualche notizia. Erano le 3 del pomeriggio e il papà è morto alle 8 e mezzo di sera. Nessuno mi ha detto nulla, non so ancora che cosa sia successo».
Chi le ha comunicato che era venuto a mancare?
«Il giorno dopo si è presentato a casa il maresciallo dei carabinieri. Non so dire che cosa ho provato quando l'ho visto: avevo già capito».
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Quando suo papà ha iniziato ad avere i sintomi?
«Mio padre non ha mai avuto i sintomi del coronavirus. Martedì 25 febbraio è caduto in casa. Mi ha detto che aveva avuto un giramento di testa. E anche nei giorni successivi diceva di sentirsi stanco. Così venerdì ho chiamato il medico per un controllo. È stato lui ad accorgersi che aveva un focolaio al polmone e ha chiesto l' intervento di un'ambulanza. Ha chiamato quattro ospedali, ma erano tutti al collasso. Alla fine ha trovato posto a Crema: erano le 5 del pomeriggio di venerdì 28 febbraio».
Suo padre aveva altri problemi di salute?
«Ma no, era un uomo in forma. Aveva 80 anni, ma sembrava uno di 60. Faceva le sue cose: il bar, gli amici, a Castiglione tutti gli volevano bene. Era il classico uomo col cappello in testa, che quando te lo trovi davanti in macchina ti arrabbi un po' perché va a 30 all' ora, ma era lucidissimo. Prendeva le pastiglie per la pressione e niente più».
Dopo il ricovero che cosa è successo?
«Nessuno mi ha mai telefonato dall' ospedale. Ho chiamato io sabato e mi hanno detto che lo stavano aiutando a respirare, ma che era vigile. Ho richiamato domenica, mi hanno detto che era stabile. Il giorno dopo la situazione è precipitata. Ho saputo che mio padre non c' era più solo lunedì».
Nelle sue parole c' è molta rabbia.
«Si, mio papà se n' è andato e non gli ho potuto dire "ti voglio bene". L' ho visto uscire su una barella e poi in una cassa chiusa al cimitero. Non gli è stato concesso un funerale.
Due parole rapide del parroco e via, tumulato sotto quattro pietre».