Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
«Perdiamo una regina amata dal popolo e che era un faro di stabilità in un momento molto difficile per la Gran Bretagna: inflazione molto elevata, rischi di depressione economica, una crisi energetica che la colpisce più degli altri Paesi europei, dalla Francia alla Germania alla Svezia. Ma io ho fiducia in re Carlo III: cercherà di tenere il Paese unito, anche se non avrà lo stesso fascino di Elisabetta e dovrà lavorare per costruirsi un'immagine di imparzialità simile a quella di sua madre».
Paul Kennedy, lo storico inglese trapiantato negli Stati Uniti, reso celebre soprattutto dal successo mondiale del suo Ascesa e declino dei grandi potenze , riflette dal suo cottage di Yale, l'università nella quale insegna da quarant' anni, sulla scomparsa di Elisabetta II e sul futuro della monarchia britannica.
Dopo tanti anni vissuti nell'America repubblicana, che sentimenti ha nei confronti della corona?
«Non sono di certo un monarchico incallito: sono nato e cresciuto nei quartieri operai di Newcastle upon Tyne, come dire Genova o La Spezia in Italia. In un ambiente di tendenze socialiste. L'amore per la corona si respirava altrove, nelle campagne.
Da noi contava di più il welfare. Ma capisco e condivido la grande considerazione della quale Elisabetta II ha goduto e penso che la monarchia possa essere ancora utile alla Gran Bretagna. Nel mondo sono rimaste poche monarchie costituzionali. Ma alcune di loro sono molto decorose, degne.
Sono rispettate, aiutano a mantenere l'ordine nella società in tempi turbolenti, rafforzano le istituzioni democratiche. Non ho grande fiducia nei leader politici Tory e laburisti di oggi. Credo che la monarchia, pur perdendo peso, possa ancora essere un collante. Tollerabile, con meno difetti rispetto all'attuale sistema presidenziale degli Stati Uniti. Né è immaginabile che venga sostituita a breve termine da un'altra struttura istituzionale».
Settanta anni di regno: per gli inglesi Elisabetta era la monarchia, non hanno conosciuto altri sovrani. Carlo non è un salto nel buio?
«Ho apprezzato Elisabetta per il suo equilibrio istituzionale e perché, grazie al suo temperamento e alla sua dedizione, è stata molto amata.
Il saggio di Paul Kennedy Ascesa e declino delle grandi potenze
Questo ha aiutato a tenere unito il Paese. Ricordo che molti anni fa, doveva essere il 2003, fermandomi in un villaggio del Sussex, fui invitato a un party di celebrazione del Giubileo della regina al quale partecipava con entusiasmo tutta la popolazione: Elisabetta amata da tutti perché decent , questa parola che da noi significa tanto, alla mano, non spocchiosa, interessata alla vita della gente comune, timorata di Dio, non corrotta, non ideologica. Una monarchia percepita non come una minaccia ma come qualcosa di rassicurante in un mondo cattivo. Carlo sarà diverso, la monarchia conterà di meno.
Ma credo che possa avere comunque successo».
Come farà? Non è molto popolare né ha l'immagine di imparzialità di Elisabetta, viste le opinione politiche che ha espresso negli ultimi 50 anni, dal forte impegno ambientalista alle critiche al governo conservatore che voleva mandare molti richiedenti asilo in Ruanda.
«Per la popolarità credo che si appoggerà e darà molto spazio al figlio ed erede, il principe William, e a Kate, che sono molto più amati di lui. Per il resto, da sovrano cambierà regime: assumerà quell'atteggiamento che noi inglesi chiamiamo buttoned up , abbottonato. Non interverrà più sui temi politici, anche se tutti ricorderanno come la pensa su certe questioni. Ma non si metterà a far trapelare il suo punto di vista con indiscrezioni di stampa».
E le tentazioni centrifughe di Scozia e Irlanda del Nord? Elisabetta è riuscita a tamponarle. Ci riuscirà anche Carlo?
«Non ne sono certo, ma qui i guai dipendono soprattutto dagli errori e da certe scelte irragionevoli dei governi conservatori. Spero che non si ripetano con la nuova premier Liz Truss, ma non ne sono affatto sicuro.
Potremmo avere problemi seri in Irlanda se ci si ostinerà a creare ostacoli commerciali con la Ue. C'è anche una questione scozzese, per via delle tentazioni indipendentiste: vedremo cosa accadrà nei prossimi 5-10 anni.
La Scozia ha una tradizione lealista. Capiremo in futuro se si trattava di fedeltà a Elisabetta, alla dinastia, o all'istituzione monarchica. Il partito conservatore, che dovrebbe rafforzarsi, è monarchico. Lo Scottish National Party vuole l'indipendenza, ma anche mantenere un legame col Regno nel Commonwealth. Solo la sinistra repubblicana è per la rottura totale. Ma è minoritaria».
la regina elisabetta investe carlo come principe di galles
C'è anche una divisione generazionale. I sondaggi dicono che la monarchia piace ai tre quarti degli anziani ma solo al 24 per cento dei ventenni.
«Problema serio anche questo: i giovani sono meno tradizionalisti e meno sentimentali. Per questo dico che, comunque, la monarchia perderà peso. Ma qui il problema va oltre la monarchia: investe altri campi, dalla religione con le chiese di ogni denominazione che hanno perso un'intera generazione, alla politica: non ideologici, più attenti al loro particolare, spesso poco interessati alla gestione della cosa pubblica, i giovani possono spostare con noncuranza il loro voto da un estremo all'altro».
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