PAOLA FERRARI MEJO DI SHARON STONE
Giulia Cazzaniga per “La Verità”
Risponde dalla Grecia, «ma sono già di ritorno a Roma, pochi giorni di mare». È con il figlio Alessandro, che lavora nella moda. Reduce dal successo degli Europei in Rai - «mi hanno dato grande energia» -, da allora Paola Ferrari racconta di non essersi mai fermata. Si sta occupando del documentario su Marco Pannella, Romanzo Radicale, con Lucisano media group: è tra gli amministratori della società.
Nuovi progetti per dimenticare qualche dispiacere? Non c'è più lei alla guida di Novantesimo minuto: via anche Enrico Varriale, presenta Marco Lollobrigida.
«No, non c'entra: con Lucisano ho iniziato la mia avventura già da tre anni, perché volevo fare un'esperienza diversa, affrontare nuove sfide. Devo dire però che sì, un po' mi dispiace non essere a Novantesimo minuto, a cui sono molto legata. Ma è una scelta che volevo fare da tempo».
La scorsa stagione era andata bene.
«Mi ha dato molte soddisfazioni, ma non posso fare tutto io: sono stata confermata dal direttore di Rai Sport e dall'azienda come giornalista volto della Nazionale, fino ai mondiali. Ne sono orgogliosa».
Ha già nostalgia del campionato?
«Sarà una stagione molto divertente e avvincente, soprattutto visti i ritorni di Mourinho, Sarri, Allegri».
Ma sulla Rai si vedrà ben poco.
«Sono però convinta che sarà vero servizio pubblico, e che i programmi andranno molto bene: ci vorrà tempo perché gli italiani capiscano come vedersi le partite».
In streaming.
«I miei complimenti a Dazn: ha investito sui diritti in tutto il mondo, sta affrontando un cambiamento molto complesso, storico, per la tv e il calcio. Ma si stanno consolidando su un pubblico giovane, mentre la stragrande maggioranza di quello televisivo è più maturo. Il mio pubblico mi ha da sempre rispettata. Sarà per questo che mi piace essere "più grande"».
I suoi sono programmi di successo, ma pure di critiche. Perché quando c'è lei non mancano mai?
«Ottengo sempre ottimi ascolti, anche grazie alla professionalità del team di Rai Sport, però è vero: sono anche molto criticata. Sono una persona che divide perché ha sempre detto quel che pensava. Ho dato spesso fastidio».
Il calcio è ancora roba da maschi?
«E poi c'è il nome che porto di famiglia».
Suo marito si chiama Marco De Benedetti. Suo suocero Carlo.
«E c'è pure chi non mi ha amato perché in passato ero legata a Daniela Santanché».
La critica che più la fa soffrire?
«Quella sulle luci, anche se mi sono messa una corazza e ci faccio autoironia».
Perché?
«Perché è squallido che non si possa accettare che una donna non più ragazzina sia ancora bella».
La sua è vanità, quindi?
alba parietti e paola ferrari 3
«Il fastidio è più perché nessuno mi ha mai difesa e per la solita ipocrisia di questo Paese».
Ipocrisia?
«Si parla tanto di critiche sull'aspetto fisico delle donne, ma io sono stata presa di mira in modo volgare e forte, anche da molti comici della sinistra, paladini delle donne quando fa comodo a loro. Ma sa che c'è? Che sulla professionalità è difficile attaccarmi: faccio i miei errori, ma cerco di essere preparata. E allora ecco: sei vecchia, se vieni bene è merito delle luci».
Lei è coetanea della Berlinguer, della De Filippi, della Sciarelli
«È anche per le cose che ho letto e percepito in giro sul mio conto, che ho pensato che tra un po' sarà il momento di fare un cambiamento nella mia vita. C'è tanta invidia in giro».
La sua amica Alba Parietti ha criticato Diletta Leotta che alla sua festa aveva donne vestite da lampadario, e anche a lei hanno dato dell'invidiosa.
«Povera Alba, di solito evita queste cose. Attaccano sull'età quando non sanno a cos' altro aggrapparsi, le solite stupidaggini. Ormai i giornali seguono i social, che ci stanno portando indietro con ragionamenti di cattiveria gratuita, anziché essere pagine di libertà».
Il suo volto ha anche affrontato una malattia.
«Questa è un'aggravante delle critiche. Ho avuto un tumore maligno, in viso. Destabilizzante, per chi lavora in video. L'ho affrontato e sono stata fortunata perché non sono stata in pericolo di vita. La paura semmai mi è venuta dopo».
L'accavallamento alla Basic instinct è diventato un caso addirittura internazionale. C'è chi ha detto che l'ha fatto apposta.
«Ma lì non mi sono offesa, mi ha divertito. Semplicemente, non ci siamo accorti dell'inquadratura. Se l'avessi pensata, non mi sarebbe venuta così bene. Il resto delle puntate le ho passate immobile, terrorizzata (ride)».
Quindi è proprio vero che lascerà la Rai dopo i mondiali in Qatar, o cercava conferme?
«Sono molto contenta di seguire la Nazionale, gliel'ho detto. Il mondo del calcio è però davvero molto misogino, continua a valutare le donne per l'aspetto fisico. Combatto da trent' anni per l'emancipazione della donna, ma le mie battaglie non sono state capite. Non ho più le energie, o meglio preferisco spenderle con chi può capire».
La politica la corteggia da sempre. Non starà per cedere.
«Assolutamente no. Le battaglie importanti sono quelle sociali, fatte con la gente. La politica fa le leggi e i decreti».
Sente di aver mancato il bersaglio?
«In qualche modo ho raggiunto i miei obiettivi. Ci sono colleghe brave quanto me, adesso, e la Nazionale di calcio femminile ha trovato il suo spazio. Poi ogni tanto anche le donne di questo mondo fanno qualche scivolone».
PAOLA FERRARI GIAMPIERO GALEAZZI
Giampiero Galeazzi ha detto che non sentirà la sua mancanza.
«Son contenta che abbia detto che sono stata invadente: sì, ho sgomitato, per conquistarmi un ruolo e metter la testa fuori dall'acqua. Ne sono orgogliosa. A 16 anni ero fuori di casa, o mi mantenevo o studiavo. Ho sempre lavorato».
Come si rende lo sport meno maschile?
«Serve un direttore donna alla guida di un quotidiano sportivo, o di una testata televisiva. Quello sì che sarebbe un cambiamento dirompente».
Più quote rosa?
«Ho collaborato ai tempi al disegno di legge sulle quote, ma quella fase è passata. Non siamo panda da proteggere, le battaglie importanti sono per la parità salariale e gli asili nido. Il resto è altra ipocrisia».
Esiste una questione di merito in Rai?
«Di Rai non parlo, rispetto le regole. Ci sarà tempo per farlo, in futuro».
La prendo in parola. Le chiedo allora quante volte le hanno dato della raccomandata.
«Per molte persone sono sempre stata "la moglie di", anche se ho fatto tutto per non esserlo. Ma chi lo ha detto non conosce il mio passato. Mio marito l'ho conosciuto a 36 anni, me lo presentò Alba, ero già alla Domenica sportiva e avevo già conquistato molto, dagli inizi nelle tv private, il Telegatto a Telelombardia».
marco de benedetti paola ferrari
Il suo matrimonio l'ha penalizzata o aiutata?
«L'aver accanto un uomo da 25 anni con il quale mi confronto mi ha di certo aiutata, non il suo nome. Non voglio essere ipocrita a dirlo, è così. Ci sta, fa parte del gioco. Ci sono persone che hanno avuto il compito di farmi fuori per motivi politici. Ma so bene di essere molto fortunata. Le critiche mi tengono viva, sono fumantina e divento più reattiva quando mi arrabbio».
Ha perso la causa contro il procuratore Mino Raiola: disse di lei, tra varie parolacce, che era sposata con una persona che «va a letto e pensa ai soldi».
«Non solo: ho dovuto pure pagare le spese processuali. Ma ho fatto ricorso. Raiola convocò una conferenza stampa a casa sua per parlare male di me e del fatto che non potevo fare un discorso etico su un comportamento di un suo assistito».
Donnarumma.
«Sono stata insultata. Ma non voglio commentare la sentenza perché ho fiducia nella magistratura. Non l'ho trovata giusta, per questo ho fatto appello».
Raiola è potente.
«Non m' interessa, sono fatta così: quando qualcosa urta la mia coscienza parlo. Ci sono cose nel mondo del calcio che non mi piacciono».
Ad esempio?
«Che il Paris Saint Germain diventi una squadra-accozzaglia di fantastiche star, quando lo spogliatoio dovrebbe essere sudore, fatica, talento».
Ci dice su cosa bisticciate, con il marito, di argomenti politici?
«No, non le parlerò neanche di politica perché sono una giornalista del servizio pubblico. Ci sarà un tempo anche per quello, magari. Le posso solo dire che amo le persone, più che le idee. Odio le preclusioni. Non dico nulla di nuovo: sono in una famiglia che ha idee diverse dalle mie. Spesso ho avuto discussioni, anche con mio suocero, e non mi sono mai tirata indietro. Sono una donna libera, orgogliosa del suo pensiero. Se uno dice una boiata, lo riconosco, da qualsiasi parte stia, e viceversa se dice qualcosa che ritengo giusto».
Dopo il Covid ci si divide di più?
«Siamo un Paese generoso, in realtà. La politica ha il compito di far fronte alle tante difficoltà che ci incattiviscono. Abbassare le tasse, creare posti di lavoro, ad esempio. Ma non mi faccia uscire dal mio ruolo».
Le domando se ha rimpianti.
«Vengo da una famiglia umile, non ho mai finito gli studi. Avrei fatto l'università. Sono attratta da chi ha cultura».
Che cosa avrebbe studiato?
«Prima di restare affascinata da Oriana Fallaci e decidere di diventare giornalista sognavo di essere procuratore della Repubblica. Ho un senso di giustizia che mi perseguita da sempre. Ma mi sarebbe piaciuto anche conoscere il greco antico, l'archeologia, la storia Sento di sapere sempre troppo poco. Vorrà dire che non andare più in onda tutte le domeniche mi permetterà di conoscere di più».
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