Giuseppe Alberto Falci per il “Corriere della Sera”
Nelle ultime settimane, nel pieno delle trattative per la sorte dell' esecutivo Conte 2, Lorenzo Cesa era ritornato centrale come non succedeva da anni agli eredi della diaspora democristiana. Corteggiato da destra e da sinistra, che gli hanno messo sul tavolo posti di governo e di sottogoverno, seggi elettorali. Il che dà la misura del peso che i suoi tre senatori potrebbero avere per le sorti della legislatura.
Eppure, la ritrovata centralità del segretario dell' Udc si è dovuta scontrare con un avviso di garanzia per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso. È dunque indagato all' interno di un' indagine della Procura distrettuale di Catanzaro ribattezzata «Basso profilo», che ha portato all' arresto di 49 persone, 13 in carcere e 36 ai domiciliari. La sua abitazione dell' Eur, dove vive con la moglie, viene passata al setaccio.
Non solo. L' assessore regionale al Bilancio Franco Talarico, in quota Udc, finisce agli arresti domiciliari.
L' accusa rivolta a Cesa ruota tutta attorno a un pranzo romano, avvenuto nel luglio del 2017, nel corso del quale l' imprenditore Gallo avrebbe chiesto appoggi a Talarico per appalti e entrature a livello relazionale. E a quell' incontro ci sarebbe stato anche Cesa, il quale «non è stato intercettato perché all' epoca l' onorevole Cesa era parlamentare». La linea difensiva dell' eterno democristiano è concordata con l' avvocato Francesco Scacchi.
«Io mi ritengo totalmente estraneo e ho piena fiducia nella magistratura».
Non vuole pensare che sia un' inchiesta ad orologeria per fermare il suo ritorno da protagonista e per sgombrare il campo da qualsiasi polemica, o forse per aiutare potenziali trattative, rassegna le dimissioni da segretario del partito. Cesa è frastornato, ma allo stesso tempo si dice «sereno» nelle continue telefonate con amici e dirigenti che lo hanno accompagnato nella sua carriera politica. «Certo che sono stato a pranzo con Talarico. Ora però farò tutte le verifiche necessarie. Se le persone parlano di incontri con me e io quel giorno non ero lì, ci vedremo in tribunale. Sia chiaro». Non a caso nella tarda mattina si rifugia nella sede del partito a via San Lorenzo in Lucina. Lì raccoglie tutte le carte, invita i collaboratori a ricostruire gli appuntamenti degli ultimi cinque anni.
«Sono molto amareggiato per la mia famiglia. Non se lo merita», dice. Forse paga, ammettono, «la eccessiva generosità che spesso si trasforma in superficialità. Perché Lorenzo incontra tutti, saluta tutti. Ma in assoluta buonafede». E a sera, quando esce dalla sede dell' Udc, confida: «Credo nella fede». E tira fuori la coroncina del rosario.
QUEL PRANZO ROMANO
Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
«Partiamo da qui verso le 4, le 5». «Hai capito? Partiamo con la macchina e... verso le 10 potrei combinare l' appuntamento con quello, ci sbrighiamo poi con quella là, e poi a pranzo siamo con Cesa. Come la vedi?». I progetti del quarantenne imprenditore in odore di 'ndrangheta Antonio Gallo e del suo interlocutore Tommaso Brutto, all' epoca consigliere comunale di Catanzaro, si realizzano dieci giorni dopo questo dialogo intercettato il 26 giugno 2017.
Il 7 luglio gli agenti della Direzione investigativa antimafia li vedono pranzare assieme all' ex onorevole Lorenzo Cesa, leader nazionale dell' Unione di centro, e Francesco Talarico, segretario dell' Udc in Calabria, futuro candidato alle elezioni politiche del 2018 (risulterà primo dei non eletti) e assessore al Bilancio nella sua regione fino all' arresto di ieri.
Si ritrovano al ristorante romano «da Tullio», frequentato da politici e vip. Per quel pranzo Cesa è indagato per associazione a delinquere con l' aggravante di aver agevolato la 'ndrangheta: secondo l' accusa della Procura di Catanzaro era il terminale politico più alto in grado nella rete di relazioni messa in piedi da Gallo.
lorenzo cesa giuseppe pecoraro (1)
Il riscontro starebbe in altre intercettazioni, dove Cesa non c' è, ma si parla di lui. Per esempio il 28 giugno 2017, quando Talarico dice che «lui (Cesa ndr ) gli fa conoscere pure ad uno che è inserito in tutti questi Enti...». E Brutto risponde: «Sì, sì, bravo... Una volta che noi gli facciamo il contatto, Antonio (Gallo, ndr ) sa come addentrarsi». Poco dopo Talarico spiega che «lui» (sempre Cesa, ndr ) presenterà a Gallo un amico consulente di vari enti Enac, Eni, Telecom, Anas e tutto «quel gruppo se lo segue». Ma Brutto non si ferma agli affari in Italia: «Dice che ha saputo che Lorenzo (sempre Cesa, ndr ) potrebbe avere contatti anche con politici in Albania dove è conosciuto», e Talarico conferma: «È sicuro, lui da parlamentare europeo può creare buoni contatti direttamente con parlamentari europei».
Brutto: «Questo è pure importante... Una cosa è che ti crea un contatto Cesa in Albania...
che là non è come qua, un ministro in Albania gli molli...».
Talarico: «Uuuuhhh... corruzione totale».
In un altro pranzo il 31 gennaio 2018, Gallo è con Talarico e Antonino Pirrello, altro imprenditore inquisito. «Sono stato vicino a Cesa... quindi...
giampiero massolo lorenzo cesa
sai...», dice Talarico. Poco dopo Gallo chiarisce la sua strategia: «Soldi non ce ne servono, che ne abbiamo... Grazie a Dio lavoriamo, stiamo bene...
Però ci serve un referente, se abbiamo bisogno di qualcosa... Non vogliamo imbrogli, sia chiaro... un punto di riferimento...».
Per questa ricerca di contatti Gallo, Talarico, Brutto e Pirrello sono indagati anche per voto di scambio politico mafioso: appoggio nella campagna elettorale in cambio di «entrature» nel mondo politico e delle imprese di Stato.
In un' altra riunione romana vicino al Pantheon, il 16 gennaio 2018, Gallo dice a Talarico: «Noi abbiamo bisogno di dare una mano a uno e poi di avere un riferimento...». Con loro c' è pure Natale Errigo, che i magistrati definiscono «imparentato» con la famiglia De Stefano, al vertice della 'ndrangheta reggina, nonché dipendente di Invitalia (ieri sospeso da funzioni e stipendio), il quale chiarisce: «È un do ut des».
Subito dopo Gallo chiede a Talarico un contatto con Lazio Innova che, chiarisce Errigo, «è una società in house della Regione Lazio che gestisce i finanziamenti». Dopodiché il dipendente di Invitalia aggiunge: «Siamo completamente... Noi siamo il gruppo... diciamo, che seguiva Antonio (l' ex senatore di Forza Italia Antonio Caridi, arrestato nel 2016 per associazione mafiosa, scarcerato dalla Cassazione e ancora sotto processo, ndr ) dappertutto, andavamo... Cioè, per dirne una...andammo anche al compleanno di Berlusconi». Talarico commenta: «Una bella squadra...». E Pirrello chiosa: «Guarda Francesco... io non chiedo né posti di lavoro né niente, però un minimo di attenzione quando... Per essere ricevuto... Questo...».
claudio lotito foto mezzelani gmt025
Tutto chiaro. Compreso il fatto - secondo gli inquirenti - che gli interlocutori fossero a conoscenza che Gallo era un referente delle cosche del crotonese e avesse collegamenti pure con esponenti delle forze dell' ordine, come il maresciallo della Guardia di finanza (ora in pensione) Ercole d' Alessandro. Nelle perquisizioni gli hanno trovato migliaia di euro in contanti e orologi di lusso, ma la sua ossessione erano le relazioni e le «entrature». Al punto che un giorno Saverio Brutto, fratello di Tommaso, sbotta: «Dobbiamo vedere come cazzo possiamo fare che Cesa gli fa chiudere qualche cazzo di cosa... hai capito?... Pure che gli prende un appuntamento con Lotito (presumibilmente il presidente della Ss Lazio, ndr ), capito? Cioè, se hai un aggancio importante...».
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