Alessia Marani e Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
ragazzina suicida sotto la metro a ponte lungo roma
«Non fate come me, se avete bisogno di parlare con qualcuno, fatelo subito». E poi un altro messaggio, questa volta audio, sempre indirizzato alle compagne di scuola che erano già in classe alla ripresa delle lezioni dopo le vacanze di Natale, prima di lanciarsi sotto il treno in arrivo: «Mi avvio verso una nuova vita, siete meravigliose, vi voglio bene, ciao a tutte».
Su quale male dell'anima attanagliasse Elena (è un nome di fantasia), liceale di soli 15 anni, che ieri mattina ha deciso di togliersi la vita gettandosi dalla banchina della stazione Ponte Lungo bloccando la metro A capitolina, adesso, si arrovellano la mamma e la zia, con cui la studentessa viveva nel quartiere San Giovanni, le amiche di scuola e gli inquirenti.
Forse, ipotizzano gli investigatori, la quindicenne non era più riuscita a riprendersi dopo la morte prematura del padre, avvenuta circa due anni fa. Ma è solo un'ipotesi, la ragazza non era in cura e non avrebbe mostrato segni di disagio. Al liceo era integrata anche se non andava bene in tutte le materie e, almeno per il momento, non sarebbero emersi episodi di bullismo o cyberbullismo come accadde, invece, alla fine di settembre, quando una tredicenne si gettò giù dal nono piano di un palazzo all'Aurelio. Allora, si ipotizzò, che qualcuno poteva averla istigata attraverso i social.
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TELEFONINO SEQUESTRATO
Le indagini proseguono per fugare ogni dubbio. Il telefonino della ragazza è stato ritrovato e acquisito, a disposizione del magistrato per le perizie. La Procura, per ora, ha aperto un fascicolo contro ignoti, il pm Sergio Colaiocco oggi deciderà se effettuate l'autopsia o meno, ma per lui e per gli agenti del commissariato San Giovanni, che per tutta la giornata di ieri hanno ascoltato parenti e conoscenti, è chiaro che nessuno ha spinta Elena nel vuoto. Dalle immagini riprese dalle telecamere in stazione si vede chiaramente la ragazzina lanciarsi sui binari all'avvicinarsi del convoglio. Inutile il tentativo di un vigilante, che l'aveva vista sporgersi oltre la linea gialla, di correrle dietro per fermarla e il macchinista non ha potuto evitarla. La tratta Anagnina-Termini è rimasta interrotta per diverse ore mentre i vigili del fuoco, il 118 e i poliziotti erano al lavoro per recuperare il corpo ed effettuare i rilievi; la linea è stata sostituita dai bus-navetta.
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LE BARRIERE
Era il 2007 quando la Prefettura chiese ad Atac di potenziare la sicurezza sulle linee A e B con il sistema delle doppie porte sul modello della attuale C dopo una lunga serie di suicidi tentati o compiuti, ma il progetto per l'inserimento delle barriere salva-vita, dopo tredici anni, è al palo. Così la tube romana, anche ieri, si è trasformata in un girone infernale: attoniti i tanti passeggeri in banchina, testimoni della tragedia. Sconvolti i viaggiatori sul convoglio che ha travolto la quindicenne: «Ero li dentro la prima carrozza ho sentito tutto sotto i miei piedi, il macchinista ha frenato quanto ha potuto. Quando sono tornata da lavoro e ho ripreso la metro ho avuto un attacco di panico. È stato orribile ragazzi e non riesco a pensare ad altro...», racconta disperata Francesca D. S..
ULTIMO SALUTO
Elena ieri mattina era uscita di casa per raggiungere l'istituto di Scienze Umane Margherita di Savoia di via Cerveteri. Le sarebbero bastati pochi passi per varcare il portone di ingresso e sedersi al suo banco, come sempre. Invece, ha esitato, si è diretta verso Ponte Lungo e ha cominciato a scendere i gradini con lo smartphone in mano. L'ultimo pensiero, l'ultimo saluto, forse un disperato tentativo di lanciare un Sos, lo ha avuto per le amiche. Erano già in classe e sui loro telefonini dopo le dieci sono cominciati ad arrivare i messaggi.
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Qualcuna preoccupata ha deciso di parlarne con la vicepreside e poi la preside. Ma Elena era decisa e nessuno ha potuto fermarla. Quando la mamma è stata avvisata, la donna era al lavoro. «Non potevo immaginare», ha detto piangendo. Sua figlia è morta senza trovare la forza di parlare del male che la uccideva dentro. Ma non per questo non ha pensato a chi le voleva bene: «Voi non lo fate, voi parlate».