“NON HO UCCISO PAMELA NE’ VIOLENTATA. MA L’HO FATTA A PEZZI DOPO CHE ERA GIA’ MORTA PER UN MALORE” - DAL CARCERE INNOCENT OSEGHALE AMMETTE DI AVER SEZIONATO IL CADAVERE DELLA RAGAZZA - “HO AVUTO CON LEI UN RAPPORTO SESSUALE CONSENZIENTE IN UN SOTTOPASSO POI SIAMO ANDATI DA DESMOND LUCKY A COMPRARE UNA DOSE DI DROGA E POI SIAMO ANDATI A CASA MIA. E LÌ…” - LO ZIO AVVOCATO: "NON E' VERO, È STATA ACCOLTELLATA"

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pamela mastropietro pamela mastropietro

1 - «ERA MORTA, IO L' HO FATTA A PEZZI» OSEGHALE SVELA LA FINE DI PAMELA

Rinaldo Frignani per “il Corriere della Sera”

 

«Si, è vero. Ho fatto a pezzi il corpo di Pamela, ma non l' ho uccisa e nemmeno violentata. Era già morta, per malore, dopo essersi drogata». Dal carcere di Marino del Tronto (Ascoli Piceno) arriva la svolta - l' ennesima - nel giallo della tragica fine di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana fuggita dalla comunità di recupero Pars di Corridonia nel pomeriggio del 29 gennaio scorso, fatta a pezzi e ritrovata la mattina del 31 in due trolley abbandonati nelle campagne di Pollenza, nei pressi di Macerata.

innocent oseghale innocent oseghale

 

Innocent Oseghale, 29 anni, in cella accusato per omicidio, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere, ha ammesso per la prima volta davanti al procuratore Giovanni Giorgio di aver sezionato il cadavere della ragazza nella sua abitazione in via Spalato.

innocent oseghale innocent oseghale

La confessione, secretata dalla Procura per alcuni giorni, apre tuttavia nuovi interrogativi, mentre gli inquirenti restano convinti che lo spacciatore nigeriano, incastrato da tracce di Dna sul corpo della vittima e sui trolley, abbia invece ucciso la ragazza a coltellate dopo averla violentata.

 

«Non l' ho toccata - ha spiegato ancora Oseghale, secondo uno dei suoi avvocati, Simone Matraxia -, quella mattina (il 30 gennaio) ho avuto con lei un rapporto sessuale consenziente nei sottopassi dei Giardini Diaz, poi siamo andati da Desmond Lucky (scagionato dagli esami del Ris insieme al connazionale Awelima Lucky, i due sono in carcere ad Ancona per spaccio, ndr) ad acquistare una dose di droga e infine a casa mia». Lì, in via Spalato, Pamela, secondo la versione fornita da Oseghale, si sarebbe iniettata l' eroina sul letto.

 

pamela mastropietro pamela mastropietro

«Ma poi si è sentita male - ha proseguito il nigeriano, che ha parlato sempre in inglese tradotto da un interprete -, non sapevo cosa fare. Le ho lanciato dell' acqua sulla faccia per farla rinvenire, poi ho telefonato a un amico (Anthony Anyanwu) per un aiuto e lui mi ha detto di chiamare subito i soccorsi, un' ambulanza».

 

Ma Oseghale non l' ha fatto né in quel momento né più tardi, quando - stando a quanto riferito nell' interrogatorio, sempre secondo l' avvocato Matraxia, che lo difende con il collega Umberto Gramenzi - ha incontrato di persona nei pressi di via Spalato proprio Anyanwu, che gli avrebbe ripetuto, inutilmente, il consiglio di avvertire qualcuno. «Per due ore il mio assistito non è tornato a casa.

innocent oseghale e la compagna michela innocent oseghale e la compagna michela

 

Ha detto di aver fatto dei giri per Macerata per consegnare droga, poi è rientrato in via Spalato, ma a quel punto la ragazza era morta», afferma ancora il legale del nigeriano.

Uno scenario che, se confermato in giudizio, rende tutta la vicenda ancora più tragica perché lascia aperta la concreta possibilità che Pamela potesse essere salvata.

 

Sarebbe stato in quel momento che Oseghale, «preoccupato anche dalla possibile reazione della sua compagna alla notizia di un' altra donna in casa sua», ha deciso di fare a pezzi il corpo, usando due coltelli da cucina, «uno grande e uno piccolo», «senza nessuna esperienza in questo genere di cose», assicura l' avvocato Matraxia, che contesta le conclusioni della perizia medico-legale secondo la quale quella macabra operazione è stata eseguita invece da una persona esperta.

 

INNOCENT OSEGHALE INNOCENT OSEGHALE

«Ho pensato di nascondere i resti della ragazza in un grosso borsone che ho comprato in un negozio di cinesi vicino casa mia», avrebbe aggiunto poi Oseghale, che una volta tornato in via Spalato si è accorto che non era sufficiente e allora ha utilizzato i due trolley, uno di Pamela e un altro che aveva nell' appartamento. Secondo la difesa del nigeriano, inoltre, le ferite che l' autopsia ha definito mortali inferte con un coltello sarebbero in realtà state soltanto «prove di sezionamento» perché, ribadisce Matraxia, «la povera ragazza non è morta perché colpita con un coltello quando era in vita».

 

PAMELA MASTROPIETRO PAMELA MASTROPIETRO

2 - LO ZIO AVVOCATO: «NON SI TRATTA DI OVERDOSE, È STATA ACCOLTELLATA»

R.Fr. per il “Corriere della Sera”

 

Non ci crede. E come lui tutta la famiglia di Pamela. «Quello che dice Oseghale si commenta da solo - spiega Marco Valerio Verni, zio della ragazza -. Non so quante volte in questi mesi ha cambiato versione. Crediamo che in quella casa ci fossero altre persone con lui».

 

pamela mastropietro pamela mastropietro

Quali punti contestate?

«C'è una consulenza medico legale secondo la quale mia nipote è morta per dissanguamento per le coltellate ricevute e che esclude sia deceduta per overdose.

Peraltro Pamela era terrorizzata dagli aghi e mai si sarebbe fatta un' iniezione da sola, assumeva eroina solo fumandola».

 

Alla Procura cosa chiedete?

«Che indaghi Oseghale per calunnia nei confronti di Desmond Lucky, se davvero le indagini hanno scagionato quest' ultimo dall' accusa di omicidio, visto che proprio Innocent aveva raccontato di averlo lasciato da solo a casa con Pamela viva e di essere rientrato che mia nipote era morta».

 

la morte di pamela mastropietro desmond lucky e awelima lucky la morte di pamela mastropietro desmond lucky e awelima lucky

Pensate che la verità sia vicina?

«No, ma non bisogna escludere nulla. Nemmeno che Oseghale sia spaventato da qualcosa o da qualcuno, e abbia inventato una nuova versione per addossarsi tutte le colpe. Non dimentichiamo che proprio il procuratore Giorgio rivelò che gli interpreti del tribunale si erano resi irreperibili nel timore di minacce alle loro famiglie».

 

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