Andrea Galli per corriere.it
Mai forse come in questo «giallo» della Bassa padana, i misteri di chi è morto sono anche quelli di chi rimane. E non soltanto, sembra, i misteri di Debora Stella, grafica pubblicitaria 40enne, dalla notte tra sabato 27 e domenica 28 giugno vedova di Mauro Pamiro, di quattro anni maggiore, professore delle superiori che la mattina del lunedì successivo un muratore ha scoperto senza vita (e senza una goccia di sangue addosso e intorno) in un cantiere.
Se suicidio è stato, ma gli inquirenti per primi non ci credono, il docente di informatica e musicista per passione si sarebbe lanciato da uno dei ponteggi di una villa bifamiliare in costruzione in via don Primo Mazzolari, a trecento metri da casa: giardino e due piani in via Biondini, piattini per far bere i gatti, vasi di fiori, e all’interno dell’appartamento riviste di scienze, libri di narrativa, articoli su temi ambientali, depliant di oasi naturalistiche.
E cd musicali autoprodotti da Pamiro. Come quello che il professore (o qualcun altro) ha lasciato nel cimitero di Crema. C’era inciso un suo brano. Titolo «L’ultimo abbraccio»; dedica alla «più dolce regina del Paese delle meraviglie»; e strofe così: «Il tuo principe ti prenderà per mano e vivremo la nostra favola di amore, dipendenze, dominio e dolore».
Fuori dalla retorica dei funerali, di Pamiro si ripete un gran bene, un docente di quelli che i ragazzi amano per la capacità di saper spiegare senza annoiare, di unire il rigore alla gioiosità; ugualmente, diventa inutile domandare di nuovo nel quartiere di questa coppia. Senza figli, la storia di Debora e Mauro non è mai scivolata nella noia, anzi ha prodotto una reciproca forte dipendenza, uno stimolo quotidiano nel piacere della condivisione.
Ma allora non si spiega per quale motivo, nel momento dell’uscita del marito (non prima della tarda serata di quel sabato) e del suo mancato ritorno, Debora non lo avesse cercato o avvisato le forze dell’ordine.
Non che sia rimasta chiusa in camera: nel pomeriggio della stessa domenica, si era concessa una passeggiata e aveva postato su Facebook una foto: un bosco (si nota il cartello che vieta la caccia) e non certo il prato di arbusti ed erbacce che sorge dietro al cantiere, dove i muratori avevano lavorato fino al venerdì e dove adesso hanno ripreso a tirar su muri. Una porzione della villetta, in coincidenza con il punto di rinvenimento del cadavere, che presentava un vistoso foro sulla fronte causato non da un proiettile ma dall’impatto con un oggetto contundente, forse un sasso, è sotto sequestro. Soltanto quella parte però. I ritardi a causa della pandemia sono stati pesanti e non si può perdere tempo.
Già, il tempo. Nei corridoi della questura di Cremona, che storicamente gode di positivi giudizi, sanno che ne è trascorso troppo e ancor di più, forse, ne servirà. Dal momento dell’arrivo dei poliziotti, per appunto il lunedì, Debora è ricoverata in psichiatria, afflitta dalla più totale assenza di lucidità. Indagata per omicidio, nella confusione aveva fatto agli agenti il nome di un amico della coppia.
Non è l’unico sul quale la squadra Mobile diretta da Zelica Ferrauto si concentra. I Pamiro, seguaci fino all’ossessione della serie televisiva di culto «I misteri di Twin Peaks», che partendo dall’omicidio di una ragazza celebrava il soprannaturale e le atmosfere inquiete, frequentavano una setta attratta dalla scienza spirituale e forse da altro.
Alla base del cantiere, vicino a mattoni spaccati e terriccio, il professore era scalzo, caratteristica comune ai suicidi; le condizioni atmosferiche potrebbero aver alterato eventuali impronte digitali «esterne», mentre per altre impronte, quelle delle calzature, in considerazione della presenza di residui di calce e gesso la scientifica potrebbe aver recuperato indizi.
Via don Primo Mazzolari è scarsamente abitata e silenziosa, e i residenti non si fanno problemi ad avvisare le forze dell’ordine per presenze sospette e rumori anche minimi. Quella notte, nessuno ha visto e sentito nulla. Per risalire all’origine della fine del professore, forse bisognava essere altrove. E sapere quale mano e per nascondere quali segreti ha fatto sparire il suo cellulare.
mauro pamiro l'ultimo abbraccio