“I NOSTRI UOMINI NON SONO DEI NEONAZISTI” SBARCANO A ROMA LE MOGLI DEI COMBATTENTI DEL REGGIMENTO AZOV, IN TOUR PER DIFENDERE LA REPUTAZIONE DEI LORO MARITI ASSERRAGLIATI NELL’ACCIAIERIA A MARIUPOL: “POTREMMO NON RIVEDERLI, MA È UN SACRIFICIO PER L'UCRAINA. SE DIFENDERE IL PROPRIO PAESE SIGNIFICA ESSERE NAZIONALISTI, ALLORA SÌ. MA NAZISTA NO. NEL REGGIMENTO CI SONO ANCHE EBREI. NAZISTA È L'ESPANSIONISMO DI PUTIN” – AD ACCOMPAGNARLE IN ITALIA È PYOTR VERZILOV, DISSIDENTE E FONDATORE DELLE PUSSY RIOT, AVVELENATO COME NAVALNY NEL 2018 E…

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Alessandra Muglia per il “Corriere della Sera”

 

le moglie dei combattenti del reggimento azov le moglie dei combattenti del reggimento azov

«Siamo venute a Roma per raccontare la verità su Mariupol, i nostri mariti non sono dei neonazisti, stanno resistendo nell'acciaieria ma il tempo stringe». Parla con un filo di voce Kateryna Prokopenko, illustratrice 27enne e moglie di Denis Prokopenko, l'uomo che guida la resistenza di Mariupol, il comandante del reggimento Azov. Additato da Putin come vertice di quelle forze «neo-naziste» da cui l'Ucraina deve essere «liberata» e decorato da Zelensky come «eroe» del Paese. «Sono orgogliosa di mio marito, per districarsi dalla propaganda occorre guardare ai fatti: lui e i suoi uomini stanno difendendo tutti noi» scandisce. Il pericolo di perdere per sempre il suo compagno è reale: «So che potrei non rivederlo mai più, se succederà non sarà per niente, si saranno sacrificati per il loro Paese. Questa sarà l'unica consolazione».

 

kateryna prokopenko e denis prokopenko kateryna prokopenko e denis prokopenko

Le mogli dell'Azov Con Kateryna sono arrivate in Italia altre tre compagne di combattenti intrappolati nell'acciaieria. C'è Yulya Fedosiuk, 29enne, ex assistente di un parlamentare del partito di Zelensky, che non vede il suo Arseniy da «due lunghissimi mesi». «Lo sento al telefono - dice - ho saputo che dieci giorni fa è riuscito a raggiungere gli altri nell'acciaieria nuotando da una sponda all'altra del fiume». C'è Anya Naumenko, 25 anni, di Kharkiv, manager, che sta con Dmytro Danilov dal 2014: «Avremmo dovuto sposarci a maggio, chissà», sospira. «Ci parliamo ogni due giorni, di solito gli racconto del nostro cane e di altre amenità». C'è anche Andrianova Olha, 31enne, titolare di un asilo nido a Leopoli, moglie di Petrenko Serhiy, ex canoista olimpionico ora nel reggimento.

 

yulya fedosiuk e il marito arseniy yulya fedosiuk e il marito arseniy

Ad accompagnare le signore dei combattenti a Roma è Pyotr Verzilov, fondatore delle Pussy Riot ed editore di Mediazone , «l'unico sito di notizie in Russia assieme a Meduza a raccontare la guerra in Ucraina. È stato bloccato, ma i nostri lettori sono aumentati», spiega questo dissidente diventato noto quando nel 2018, per protestare contro le persecuzioni politiche, osò interrompere la finale dei Mondiali di calcio sotto gli occhi esterrefatti di Putin. Poche settimane dopo, l'avvelenamento: si riprese a Berlino, nello stesso ospedale dov' è stato poi curato Navalny.

 

«Dopo il suo arresto, con le proteste e la dura repressione che ne è seguita, mi sono convinto che sarei stato più utile fuori di prigione, quindi fuori dalla Russia». In Ucraina sta girando un film sul conflitto con l'amico Beau Willimon, il creatore della serie House of cards : «Abbiamo incontrato Zelensky e parlato con lui anche di amore, perché il documentario indaga su come le relazioni nascano, restino vive e muoiano in tempi di guerra», anticipa Verzilov al Corriere in videochiamata da Roma insieme alle quattro donne, tra le protagoniste del film.

denis prokopenko denis prokopenko

 

La storia d'amore di Kateryna è nata a distanza: «Ho conosciuto Denis nel 2015 sui social: io ero a Kiev, lui combatteva nel Donbass. Abbiamo iniziato a fare del trekking insieme. Fino a una vacanza nel 2018, tra le cascate norvegesi. Una mattina Denis mi indicò un pacchetto, l'hanno portato i troll , ha detto: dentro c'era un anello con incisa una montagna». Poi le nozze.

 

kateryna prokopenko copia kateryna prokopenko copia

A ricordarle che suo marito è un personaggio controverso, accusato di essere alla guida di un reggimento neo-nazista, perde la sua flemma pacata: «È propaganda. Se difendere il proprio Paese da aggressioni esterne significa essere nazionalisti, allora sì, Denis è un nazionalista: come puoi dirti ucraino se non sei disposto a salvare il tuo Paese fino alla morte? Ma nazista no. Nel reggimento ci sono anche ebrei. Nazista è l'espansionismo di Putin». Concorda l'amica Yulya Fedosiuk: «Batterti per il tuo Paese vuole dire difendere la gente dai crimini degli aggressori. Non è la lingua a identificare una nazione ma i valori condivisi. La cultura della resistenza ai soprusi è nel nostro dna. Il movimento di dissenso russo invece è ancora agli albori».

 

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Arrendersi? Mai Rispetto alle incerte possibilità della diplomazia, una cosa non si deve chiedere, osserva Katerina: «Come possiamo accettare una resa imposta dagli aggressori, dopo i massacri di civili?». Rispetto a quanti anche in Italia invocano una resa, Yulia è perentoria: «Anche da voi circola molta propaganda. Ieri passeggiando per Roma abbiamo visto un manifesto contro il reggimento Azov. Ci sono ancora alcuni politici qui che si fanno portavoce degli interessi di Mosca, anche un gruppo di intellettuali ha scritto una lettera per invitarci ad arrenderci e porre fine alla guerra, senza dire però che è stata la Russia a iniziarla». Lo scorso 21 aprile Putin ha ordinato di sospendere il previsto assalto finale all'acciaieria. «I russi continuano a sganciare centinaia di bombe al giorno.

 

denis prokopenko denis prokopenko

Mio marito - subentra Anya - è stato ferito la scorsa settimana». Storie di resistenza quotidiana. «Mangiano una volta al giorno, hanno perso almeno 10 chili», racconta. Preparano zuppe di patate e pane, mescolando acqua con pane raffermo. Il loro umore dipende dal momento: l'altro giorno Dmytro era affranto per la morte di due suoi amici. Un altro era sollevato perché era riuscito a lavarsi i capelli, non faceva una doccia dal 23 febbraio! Ha esultato anche quando è riuscito a prendere dell'acqua fresca fuori dall'acciaieria. Un lusso. Di solito bevono "acqua tecnica", quella per il funzionamento dei macchinari».

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