Manuela Galletta per lastampa.it - Estratti
Un botta e risposta tra avvocati e magistrati, tra avvocati e il nuovo capo della procura. A Napoli, a poche settimane di distanza dall’inizio dell’era Gratteri, il clima si fa rovente ed esplode una polemica che rischia di avere lunghi strascichi.
A innescare l’incendio è stata la Camera penale di Napoli che in un lungo comunicato, al netto dei noti pacati, ha rimpianto la non scelta, da parte del Csm, di una figura più vicina a quella di Giovanni Melillo (oggi alla guida della Dna) e del reggente ad interim Rosa Volpe, e ha censurato il profilo “operativo/militare” di Gratteri e certe sue «posture» ritenute non in linea «quella idea di diritto penale liberale democratico di cui i penalisti sono da sempre strenui sostenitori» né concilianti con la risoluzione dei programmi della città.
«Una narrazione che dovesse descrivere la realtà napoletana (e più in generale quella campana) come un coacervo di interessi opachi, di “logge” criminali e/o massoniche in grado di orientare sensibilmente la vita politica ed economica della città, oppure come una città “culturalmente o geneticamente” dedicata al crimine o al malaffare e come un luogo da bonificare con le manette e con la forza militare dello Stato - si legge nel comunicato - suonerebbe grottesca e controproducente, pochi tutti ne coglierebbero chiaramente la natura strumentale, ed in definitiva, errata».
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Parole e toni che non sono piaciuti alla sezione napoletana dell’Associazione nazionale magistrati: «In questo momento storico - è stato evidenziato in un comunicato diffuso ieri - in cui quotidianamente si verificano nel circondario episodi di inaudita violenza che fanno registrare la morte di giovani e innocenti vittime della criminalità più che mai, è necessario un clima di serenità nel lavoro quotidiano di tutti i protagonisti del mondo giudiziario».
Poi in serata ha preso la parola il diretto interessato. Intervenuto alla rassegna “Sorrento d’autore”, il neo procuratore ha lanciato una stoccata ai penalisti: «Ognuno è libero di dire quello che pensa, non vado appresso a pettegolezzi e chiacchiere da bar. Sono stato il felice procuratore di Catanzaro e spero di essere il felice procuratore di Napoli. Vado a Napoli a mettere a disposizione la mia storia e il mio lavoro, le persone perbene dovrebbero esserne felici e tranquille, e chi non lo è non è una mia preoccupazione».
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