Estratto dell'articolo di Enrico Martinet per La Stampa
Terra troppo piccola perché uomini e orsi possano convivere. È il pensiero degli abitanti del Trentino, di certo di coloro che abitano a Caldes, dove viveva Andrea Papi. Esci di casa e dopo qualche minuto sei nei boschi, habitat ideale per l’orso bruno. Ed è il pensiero anche di Reinhold Messner che dice: «Non si può più aspettare, bisogna agire».
Il «re degli Ottomila» è nato a Bressanone, la sua valle è quella di Funes, con l’orizzonte chiuso dalle splendide guglie delle dolomitiche Odle e con i pascoli che ospitano anche le pecore con gli occhiali della razza Villnösser Brillenschaf, fra le prede dei lupi.
Che significa agire?
«In Trentino l’orso ha aggredito e ucciso un uomo. Non c’è altro da dire. Orsi e lupi sono diventati un problema, per contadini, allevatori, abitanti, turisti. Ci vuole una legge chiara, che indichi chi decide il da farsi e cosa fare».
Vuol dire per abbattere i predatori?
«Anche. Una normativa che rispetti uomini e animali. I lupi stanno decimando le greggi di pecore e capre, gli allevatori non ne possono più e c’è già chi ha deciso di andarsene. Non si possono abbattere orsi e lupi, ma l’orso ha popolato i boschi in modo esagerato. Occorre dimezzarli. Uccidere l’orso che uccide è una soluzione a metà».
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Le nostre Alpi sono antropizzate e ospitano migliaia di turisti. Non sono nella wilderness. Questa è la realtà. E allora le norme devono decidere che abbattere i predatori è possibile, ma devono stabilire chi e come può ordinarlo. Può essere il sindaco, oppure i presidenti di Provincia o i governatori. Regole da seguire. Oppure si decide di catturare gli orsi e portarli in zone non abitate, selvagge. E poi bisogna far fare pace tra animalisti e mondo agricolo».
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Difficile parlare di abbattimenti.
«Certo, ma in Trentino non si possono avere cento e più orsi bruni. Il progetto era infatti di averne la metà. Circa 120 anni fa l’orso è sparito dalle nostre Alpi e i motivi non sono un mistero, è stato estinto per ragioni economiche. E allora non c’era il turismo come oggi. Come far convivere nei nostri boschi l’orso e il turista? E come riuscire a arginare gli attacchi dei branchi di lupi alle greggi? La risposta non è imbracciare il fucile, ma fare una legge per poter regolare la popolazione dei predatori».
Lei ha incontrato gli orsi...
«Diciamo che li ho visti e qualcuno anche da vicino, certo. Ma nella natura selvaggia, dove io entravo nel loro mondo. In Siberia, piuttosto che in Canada. Territori vastissimi, habitat ideali per l’orso. Ne ho sempre avuto rispetto, ma anche timore che qualche volta si è trasformato in paura. Ho sempre seguito quanto mi dicevano le persone del posto, cioè di evitarli, tornare sui propri passi senza correre, con calma e seguire, se possibile, un itinerario in discesa. Così mi hanno detto anche in Tibet».
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