Giuseppe Aloisi per ilgiornale.it
Il caso Palamara continua a far discutere. Martedì prossimo inizierà il processo disciplinare all'ex membro del Consiglio superiore della magistratura. Tra coloro che dovrebbero fart parte del collegio giudicante c'è il magistrato Piercamillo Davigo.
Ma la parte di Palamara, sul fatto che il giudice Piercamillo Davigo eserciti questo ruolo durante il procedimento, sembra avere più di qualche perplessità. Questo, almeno, è quello che si deduce leggendo la memoria presentata da un altro giudice, Stefano Giaime Guizzi, che è il difensore di Luca Palamara.
Nella memoria, stando a quanto riportato dall'Adnkronos, si legge infatti quanto segue: "In particolare, il dottor Fava ha riferito che in occasione di un incontro avvenuto a fine febbraio 2019 presso il ristorante 'Il Baccanale 'oggetto del suo colloquio - colloquio che sarebbe avvenuto proprio tra Fava e Davigo - fu, oltre ad una sua possibile candidatura alle elezioni per il rinnovo degli organismi dell'Associazione nazionale magistrati, l'esistenza di 'divergenze di vedute' all'interno del suo Ufficio di appartenenza (la Procura della Repubblica di Roma, e in particolare di 'possibili conflitti di interesse' che egli aveva segnalato 'tra il Procuratore ed alcuni indagatìi". Queste sono le argomentazioni sollevate dal difensore di Luca Palamara.
Piercamillo Davigo sarebbe peraltro un "teste a discapito" di Palamara. Un'altra motivazione per cui, stando alla memoria, il magistrato del collegio dovrebbe astenersi. Il legale di Palamara ha dichiarato che, nel caso in cui Davigo non si astenesse, sarebbe allora ricusato. Per il legale di Luca Palamara la posizione in cui si trova Piercamillo Davigo è "sui generis". Il perché è presto detto. Per la difesa di Luca Palamara "si verrebbe a determinare la singolare situazione di un soggetto che riveste, nello stesso processo, la posizione di teste su (taluni dei) fatti oggetto di incolpazione, nonché di giudice degli stessi".
Davigo, insomma, non dovrebbe far parte del collegio. Questa è la sintesi della richiesta. Palamara, da martedì, dovrà rispondere a questa accusa: "Comportamenti gravemente scorretti". Bisognerà vedere se, dopo la presentazione della memoria, Davigo farà o no parte del collegio. L'altro accusato - come ripercorso dall'Agi - è l'onorevole Cesare Ferri, che ora è parlamentare per Italia Viva di Matteo Renzi ed è dunque in aspettativa. Le accuse sono state mosse anche nei confronti di altri cinque membri del Consiglio superiore della magistratura, ossia Luigi Spina, Gianluigi Morlini, Antonio Lepre, Corrado Cartoni e Paolo Criscuol.
Nicola Pisani e Antonello Cimadomo, legali di Luigi Spina, uno dei 5 ex togati del Csm dimissionari lo scorso anno per il caso Palamara e per cui è stato chiesto un processo disciplinare, hanno scritto - sempre secondo l'Adnkronos - a Piercamillo Davigo per invitarlo a a presentarsi "per lo svolgimento di indagini difensive ai sensi dell'art. 391 bis del codice di procedura penale". In particolare i legali chiedono al magistrato di "rendere dichiarazioni ai sensi degli articoli 391 bis c.p.p. con riferimento ai fatti contestati al Dott. Spina nell'ambito del procedimento penale 6652/2018 presso la Procura della Repubblica di Perugia in quanto in grado di riferire circostanze utili ai fini dell'attività investigativa".
I fatti
"Comportamenti gravemente scorretti" in violazione dei doveri imposti ai magistrati. Sono le "accuse" che la procura generale della Cassazione, titolare, con il Guardasigilli, dell'azione disciplinare per le toghe, muove al pm di Roma (ora sospeso) Luca Palamara, al magistrato in aspettativa, oggi deputato di Italia Viva, Cosimo Ferri, e ai 5 togati del Csm - Luigi Spina, Gianluigi Morlini, Antonio Lepre, Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli - che hanno dovuto lasciare Palazzo dei Marescialli dopo l'emergere dello scandalo dalle intercettazioni dell'inchiesta di Perugia.
Il processo davanti alla disciplinare del Csm prenderà il via martedì prossimo, 21 luglio: al centro, in particolare, la riunione notturna del 9 maggio 2019 all'Hotel Champagne per parlare di nomine ai vertici degli uffici giudiziari, e, soprattutto, di quella a capo della procura di Roma, come emerso dalle conversazioni intercettate dal trojan inoculato nel cellulare di Palamara. Tra i presenti, anche il deputato dem Luca Lotti, per il quale i pm della Capitale avevano già chiesto il rinvio a giudizio per la fuga di notizie sul caso Consip.
DA PALAMARA UNA STRATEGIA DI DISCREDITO
Da lastampa.it
E' stato un «comportamento gravemente scorretto» quello di Luca Palamara che ha messo in campo una «strategia del discredito» nei confronti di vari magistrati in corsa per incarichi direttivi, soprattutto dell'Aggiunto di Roma Paolo Ielo che voleva danneggiare «prefigurando illeciti commessi dallo stesso», condotta questa «ancora più grave». Lo rileva il pg della Cassazione, Giovanni Salvi, nei capi d'accusa per l'udienza del 21 luglio.
La strategia aggressiva, così come definita negli atti, aveva per bersagli il procuratore della Repubblica di Firenze Giuseppe Creazzo, che aveva presentato domanda per l'incarico di capo della Procura di Roma, e il procuratore aggiunto della Capitale Paolo Ielo e l'allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone.
Tra i capi di incolpazione stilati dal pg Salvi dei quali deve rispondere Palamara anche quello della «strategia di danneggiamento» verso il procuratore capo di Firenze, Creazzo, «correlata ad esigenze di Luca Lotti», il parlamentare dem interlocutore dell'ex presidente dell'Anm finito sotto processo disciplinare. Contro Creazzo si volevano «enfatizzare», tramite «dossier», «vicende ipoteticamente ostative» alla sua nomina a Roma e atte a spostarlo da Firenze».
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