1. LE CITAZIONI LETTERARIE DI MESSINA DENARO. CAMPOBELLO DI MAZARA DIVENTA MACONDO
Estratto dell'articolo di Salvo Palazzolo per www.repubblica.it
Chissà quando aveva letto “Cent’anni di solitudine”, il capolavoro di Gabriel Garcia Marquez non c’era fra i libri trovati dai carabinieri del Ros nella casa di via Cb 31. Eppure nel cifrario dei pizzini aveva preso in prestito dal libro il nome di Macondo, il paese immaginario del romanzo, per indicare la città dove si era rifugiato dopo aver saputo della malattia, Campobello di Mazara.
“Perlana ci serviva – scriveva Laura Bonafede in un biglietto – io mi rendo conto benissimo ma tu ti rendi conto a Macondo non c’è nessuno che si può muovere? Credo sia il posto più controllato della Nazione. Una volta mi dicesti: “Ma se persone non ce ne sono più”, infatti è proprio così, quello a cui si appoggiava ha un Q.I. pari a zero, come si poteva arrivare ad una conclusione. E vedi che parlo anche per esperienza, la storia parla, purtroppo”.
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Secondo chi indaga, “Perlana” era uno degli uomini più fidati di Messina Denaro, Franco Luppino, arrestato pure lui di recente. “Macondino” era invece Triscina, un altro dei luoghi dove Messina Denaro si è mosso spesso.
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Infine, da un altro libro Messina Denaro e Laura Bonafede avevano preso il soprannome della figlia della donna: Tania. A casa di Laura Bonafede c’era un libro di Bukowski con una sottolineatura: “E’ mia figlia Tania”
2. I PIZZINI D’AMORE DELLA MAESTRA LAURA BONAFEDE A MESSINA DENARO. “PECCATO CHE IL MONDO NON TI ABBIA COMPRESO”. E LUI: “ERAVAMO UNA FAMIGLIA”
Estratto dell'articolo di Salvo Palazzolo per www.repubblica.it
Si conoscevano dal 1996, il boss Matteo Messina Denaro e la maestra Laura Bonafede. […] A un certo punto, insomma, quell'amicizia era diventata una vera e propria relazione.
Un rapporto intenso, perché nei biglietti più recenti lei aveva parola appassionate per il boss, anche se si fingeva un amico: "Vero è che mi hai fatto vivere delle meravigliose esperienze e che sei e sarai sempre, sempre, sempre nei miei pensieri. E vedi che questo mio "sempre" finirà con me". E, ancora, ricordava con nostalgia i loro incontri amorosi in un "tugurio". "Stavamo bene in quel posto; si ero felice di trascorrere quel tempo insieme, penso che lo sapevi che era così.
Nel libro c'è un tratto segnato in cui Nino buono dice che il posto dove viveva era un tugurio ma per lui era una reggia perché lì aveva vissuto momenti felici". La maestra faceva un riferimento al libro di Mario Vargas Llosa "Avventure della ragazza cattiva", che gli investigatori hanno trovato a casa di Laura Bonafede: a pagina 163, due righe era evidenziate - "Riesco appena a parlare, a pensare, da quanto sono commosso nel sentirti così vicina" - e accanto era scritto "Blu", uno dei nomi in codice di Laura Bonafede.
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Erano appassionate le lettere della maestra al boss: "Penso che ci apparteniamo, nel bene o nel male ci apparteniamo e questo è un dato di fatto".
Il 20 gennaio 2013, Laura Bonafede e sua figlia aveva regalato al boss un quadernetto: […] “Ti dico soltanto che è stato un gran peccato che il mondo non ti abbia compreso Amico Mio. […] Mi reputo fortunata a far parte della tua vita, e provo pena per chi non ha avuto o voluto questo privilegio".
Era il 2012. Il boss ricambiava: "Blu, sei stata l'unica cosa buona che mi sia capitata nella vita. Grazie di tutto, ma soprattutto grazie per il tuo affetto". Questo scriveva il 17 marzo 2015. Il 3 aprile parole ancora più accorate: ""Eravamo una famiglia". Lo disse Blu, hai detto bene, hai detto giusto, hai detto la verità. Eravamo davvero una famiglia. Blu, io non so quello che sarà di me, ma se avrò un attimo per pensare, in quel mio attimo il mio ultimo pensiero sarà per te. Grazie".
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