Francesco Le Foche per Dagospia
da una conversazione con Giancarlo Dotto
Tra noi e il lieto fine, verosimilmente entro agosto, solo due insidie. Le eventuali lungaggini della burocrazia e i fantasmi della mente. Vediamo l’uscita del tunnel, la strada è tracciata. Serve pazientare pochi mesi, il tempo di mettere insieme dosi sufficienti per vaccinare milioni di persone e ridurre così la circolazione del virus.
Perdere tempo non è ammissibile. Prendo atto, dai segnali che arrivano in questi giorni, che c’è su questo ora una piena consapevolezza. Stanno arrivando i preparati già autorizzati dagli Stati Uniti. Si prevede per la settimana prossima anche l’autorizzazione decisiva dell’Ema. Mi riferisco al vaccino Johnson & Johnson Jansen, che potrebbe essere considerato il fiore all’occhiello dei vaccini. Si somministra una sola dose con una copertura di circa l’85 per cento. Abbiamo capito che una situazione straordinaria richiede un atteggiamento straordinario. Ecco cosa intendo per semplificazione. Saltare le pastoie della burocrazia, fidarsi della scienza e della storia.
Il prestigio scientifico della “Drug and Food Administration” è fuori discussione. L’autorizzazione rilasciata dall’ente americano è una garanzia. Altrettanto velocemente dobbiamo far passare lo Sputnik di fabbricazione russa, un vaccino ottimamente disegnato. Con il supporto di due vettori virali diversi in due somministrazioni e la conseguente riduzione della potenziale risposta distruttiva del sistema immunitario, lo Sputnik garantisce un risultato molto alto. L’Unione Europea deve fare il possibile per includerlo tra quelli a disposizione. Ci vogliono strategie chiare, energia e velocità. A livello italiano, ma anche europeo e planetario. Non ci possono essere doppie o triple velocità.
Devono anche essere semplificate e snellite le procedure d’accesso alle prenotazioni dei vaccini. Anche qui registro grandi progressi, grazie alla consapevolezza e l’esatta interpretazione del problema. La gente deve potersi prenotare per l’appuntamento con facilità.
Quella di oggi, intorno a noi, dentro di noi, è l’umanità smarrita di Tucidide. Sarebbe una crudeltà aggiungere alle paure e alle ansie di ogni giorno gli ostacoli della burocrazia. Non dobbiamo esasperare i fantasmi della mente. La gente si chiede se e quando finirà questa pandemia. Cosa ci si deve aspettare dal futuro. La moltiplicazione delle varianti e dei contagi configurano il profilo di un incubo da manuale, in cui il nemico sembra sconfitto ma ogni volta ritorna più forte di prima e con una maschera perfidamente sempre diversa.
Non è così. Dobbiamo destrutturare questo incubo, spiegare alla gente che la verità è un’altra, che abbiamo messo a punto le armi giuste. Più vaccini significativi. E che questi vaccini sono efficaci anche contro le varianti. Funzionano bene. Sono molto vicini alla rappresentazione della perfezione scientifica.
Dobbiamo chiarire bene alle persone che questa è la via d’uscita. Superare il blocco psicologico sia di chi dispera e percepisce il nemico come invincibile, sia di chi avverte il vaccino come una minaccia dalle oscure ritorsioni. È indispensabile una campagna di sensibilizzazione. La popolazione va preparata. Da qui a giugno avremo le dosi giuste per vaccinare tutta la popolazione italiana, tenendo anche conto che si va nella direzione di ridurre il gap attuale, estendendo tra i 65 e i 79 anni la somministrazione di Astrazeneca. Nuovissimi studi delle industrie farmaceutiche stanno inoltre approntando vaccini utilizzabili per i giovanissimi al di sotto dei 16 anni.
Nel frattempo, insistiamo nell’opera di educazione. Facciamo intendere chiaramente quanto sia importante rispondere alla chiamata, consapevoli che questa dei vaccini è la strada maestra. Non c’è posto, oggi, per gli esitanti. Non c’è ragione di aver paura di farti inoculare piccole quantità di un preparato altamente sicuro che proteggerà la tua vita è quella delle persone che ami.
Non abbassare la guardia, nel frattempo. Prudenza, prudenza e prudenza. I giovani, socialmente molto esposti (si riuniscono per lo più al chiuso, l’ambiente preferito dai virus respiratori in particolare dalla Sars-Cov-2), rischiano in misura maggiore di essere contagiati dalle varianti, quella inglese in particolare, che hanno una trasmissibilità doppia rispetto al ceppo classico.
Chi ha già contratto il virus potrebbe aspettare, in questa fase di emergenza, a fare la sua dose di vaccino. Il mio consiglio è questo: sottoporre chi avuto la malattia asintomatica al test sierologico, al fine di valutare la presenza di anticorpi di serie A. In questo caso, potrebbe tardare a vaccinarsi almeno fino a giugno, per lasciare il posto a chi è più suscettibile di contrarre il virus.
Aspettando i giorni in cui torneremo alla dignità della vita e al calore indispensabile degli abbracci, ritengo la strategia delle regioni a colori una soluzione valida che ha comunque permesso di mantenere un minimo di attività vitale dal punto di vista economico e psicologico. “Andrà tutto bene” è un titolo che rivendico più che mai oggi. Siamo nella prospettiva giusta.
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