Marta Serafini per il “Corriere della Sera”
«Sono reclusa nella prigione di Al-Ha' ir, senza che sia stata formulata un' accusa. Non ho fatto nulla di male». Ricompare - almeno in rete - la principessa ribelle saudita Basmah bint Saud.
Sparita nel marzo 2019, la donna ha pubblicato su Twitter un appello dopo aver, invano, scritto più volte a corte. E rivolgendosi allo zio, il re Salman, e al principe ereditario, suo cugino, il potente Mohammed Bin Salman, chiede di essere liberata dalla prigione di massima sicurezza in cui è detenuta. A spingerla è la paura di morire: «Non sono stata curata e la mia salute si sta deteriorando così tanto che potrei morire».
Misteri. Perché MBS odia così tanto Basmah bint Saud da rinchiuderla nello stesso carcere di jihadisti e oppositori? E perché non le riserva il solito trattamento riservato ai parenti «scomodi», ossia prigionie in hotel o appartamenti di lusso? La tragedia di Basmah bint Saud inizia nella sua casa di Gedda sulla costa del Mar Rosso poco più di un anno fa, il 1° marzo 2019 , quando - come ricostruito dalla Deutsche Welle - viene prelevata dagli uomini della sicurezza dei Saud con sua figlia, Suhoud, 27 anni.
Il rapimento scatta poche ore prima della sua partenza per la Svizzera, dove avrebbe dovuto ricevere cure mediche, soffrendo di osteoporosi e problemi cardiaci. Poi, per un anno, il silenzio. Fino a quattro giorni fa.
Basmah bint Saud, 56 anni, è nota come voce fuori dal coro all' interno della potente famiglia dei Saud. Ultima dei 115 figli dell' ex sovrano Abdallah bin Abdulaziz, nasce poco dopo il colpo di Stato che costringe il padre ad abdicare in favore del fratello Salman.
Dopo la morte del genitore si trasferisce a Londra e da lì inizia a criticare il Paese d' origine, denunciando la corruzione e le ingiustizie economiche e invocando l' uguaglianza di uomini e donne.
Sta ben attenta però a non scagliarsi direttamente contro la famiglia reale di cui si sente parte. Ma attacca la fitta rete di governatori, amministratori e plutocrati che gestiscono il Paese.
Infine nel 2016, torna in Arabia Saudita e alla Bbc , commentando il piano di riforme del cugino MBS dichiara «Ha una visione, Vision 2030, la cui direzione è chiara: l' isolamento di tutti coloro che non sono d' accordo con quella visione». Parole che ora rischiano di costarle la vita.
Le autorità saudite non hanno rivelato i motivi dell' arresto, né lo faranno. E se non è chiaro come la principessa abbia potuto scrivere dal carcere e se i tweet con l' appello sono scomparsi dal web, tuttavia è plausibile che i messaggi siano autentici, tanto più se si considera che lo scorso mese sono stati arrestati il principe Ahmed bin Abdulaziz al Saud, fratello di re Salman, e suo nipote, il principe Mohamed bin Nayef, accusati di aver tentato un colpo di stato.
Una retata volta a bloccare la dissidenza interna alla famiglia reale per mantenere lo status quo. Ma anche l' ultimo di una lunga serie di soprusi, se si considera che dal 2017 MBS è l' artefice di una ferrea repressione ai danni di attiviste per i diritti delle donne, blogger, giornalisti (uno su tutti Jamal Khashoggi, trucidato dentro il consolato di Istanbul) ed influenti esponenti religiosi. E che non risparmia nemmeno i parenti.
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