Agostino Gramigna per il "Corriere della Sera" - Estratti
«Preghiamo uniti».
Il messaggio è apparso ieri sulla sua pagina Facebook. Un modo conciso, non da lui, di rivelare l’accaduto.
Alessandro Meluzzi, psichiatra, noto volto televisivo, è stato colto da malore sabato pomeriggio mentre si trovava nel suo studio di Rimini. Sarebbe stato colpito da una ischemia cerebrale. Operato d’urgenza è stato ricoverato in rianimazione all’ospedale Bufalini di Cesena.
L’invito alla preghiera non è casuale. Meluzzi ha parlato alla maniera di un religioso. Perché tale è.
Per chi conosce la sua biografia, sa che lo psichiatra, nato a Napoli nel 1955, è da alcuni anni primate, metropolita e arcivescovo della Chiesa ortodossa italiana autocefala con il nome ecclesiastico-patriarcale di Alessandro I. Come c’è arrivato?
Ripercorrere le tappe esistenziali e professionali del Meluzzi pensiero e del suo fare non è semplice. Perché Meluzzi e il suo corollario ideologico, il meluzzismo, sono la rappresentazione di molte cose.
Pure con un discreto lavoro d’archivio si riesce ad abbozzare parte dell’elenco: psichiatra, consulente criminologo, saggista, politico (comunista, socialista, radicale, berlusconiano, cossighiano, verde, diniano), massone, opinionista televisivo, teologo e docente di almeno tre istituti universitari. E adesso arcivescovo. Si potrebbe spiegare questa scelta come una della tante sue giravolte. Non è così. Come ha avuto modo di spiegare: «Progettavo di prendere i voti sin dai tempi del liceo. Poi la vita mi ha fatto imbattere nelle donne e mi ha distolto dal sacerdozio.
La mia vocazione però è rimasta intatta».
Convincente, eloquio fluido, incisivo, Meluzzi è apparso in tv muovendo due baffi da vecchio film francese e due occhi vispi che bucavano lo schermo. Nei salotti televisivi funzionava perché sprigionava passionalità. La politica, che è anche passione, l’ha sempre avuta dentro. Frequentando tutte le «parrocchie».
alessandro meluzzi foto di bacco (1)
Evaporata la fase di falce e martello, dal Manifesto alla Fgic, ha sposato prima il craxismo e poi il grande amore: Berlusconi. Nel 1994 è approdato sui banchi di Montecitorio dopo aver battuto Sergio Chiamparino a Torino grazie ai voti degli operai della Mirafiori. Il lavoro di parlamentare nelle file di Forza Italia ha moltiplicato la sua visibilità mediatica. Meluzzi ha accompagnato la discesa in campo del berlusconismo ed è stato uno dei cantori della rivoluzione liberale.
(...) Si giustificò così: «Erano tanti anni che si parlava della P2. Demonizzando tutto ciò che era massone. Così mi sono iscritto». Prima ancora della conversione al cristianesimo e della creazione del comunità di recupero psichiatrico, il Monastero di Rul, nell’Astigiano, Meluzzi è stato anche vicepresidente dell’associazione Italia-Cina. Che importanza ha? Il presidente era Ciriaco De Mita. E lui, ex laico ed ex liberale, dichiarò di aver imparato molto da lui e dalla Dc. «L’antropologia dell’Italia».
alessandro meluzzi vescovo ortodosso ALESSANDRO MELUZZI