Daniele Autieri per “la Repubblica - cronaca di Roma”
DESIREE MARIOTTINI - LO STABILE DI VIA DEI LUCANI
C' è una verità mai raccontata sulla morte di Desirée Mariottini, la ragazza minorenne prima violentata e poi uccisa da un mix di droghe nell' edificio occupato di via dei Lucani. Una verità politicamente scomoda per il ministro dell' Interno Matteo Salvini che nella sfilata per le vie di San Lorenzo del 24 ottobre scorso, sei giorni dopo la morte della sedicenne, promise «tornerò con le ruspe» e disse: «Temo che anche questa volta siano tutti cittadini stranieri». Il ministro ignorava che a gestire il traffico e lo spaccio di droga, non solo nelle vie più affollate del quartiere ma anche nello stabile di via dei Lucani, è un' organizzazione criminale composta da simpatizzanti di estrema destra.
Un' organizzazione numerosa e ben organizzata - che oggi Repubblica è in grado di ricostruire attraverso una serie di testimonianze dirette e vicine all' organizzazione stessa - con un vertice riconosciuto e una capacità di controllare il territorio e di arruolare gli immigrati nel ruolo di spacciatori, proprio come avvenuto nello stabile occupato.
VIOLENZA E INTIMIDAZIONE
Il "klan di San Lorenzo" lascia una prima traccia sulla vicenda di Desirée Mariottini due giorni prima la morte della ragazza. La vittima, in questo caso, è Marco Mancini, un cocainomane con un forte disturbo psichico che gli garantisce un accesso facilitato a una serie di psicofarmaci, molto richiesti dagli eroinomani. Mancini conosce Desirée alcuni giorni prima ed è lui stesso a lasciare una busta piena di medicine nel covo di via dei Lucani. Tuttavia, quando ha inizio il festino che conduce la ragazza alla morte, Mancini è altrove.
Un referto dell' ospedale San Giovanni testimonia che l' uomo è stato ricoverato il 17 e il 18 ottobre per curare un trauma cranico, una profonda ferita al volto e una al ginocchio. Nel referto si parla di "persone non note", ma testimoni diretti confermano oggi che a ridurre così Mancini è stata l' organizzazione criminale di San Lorenzo, che non digeriva l' invadenza di un tossico della Casilina nel suo territorio.
Qualcosa di simile accade a Cheick Maiga, il senegalese che scopre il corpo senza vita di Desirée perché - racconta alla Polizia - era andato a cercare il portafoglio che gli era stato rubato nello stabile di via dei Lucani. La ricostruzione fa acqua da tutte le parti, perché lo stesso Maiga - come dimostra un altro referto medico - viene picchiato quella notte e trovato dagli inquirenti su un letto di ospedale. Con lui il messaggio è diverso, ed è diretto a tutti quelli che si trovavano nel tugurio quando Desirée è morta: «Voi avete sporcato, voi pulite».
OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - BRIAN MINTEH UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI
L' ULTIMO GIRONE DELL' INFERNO
L'altra verità mai emersa finora è che lo stabile di via dei Lucani non era un bubbone infetto in un corpo sano, né tantomeno un' enclave di clandestini e di reietti immersa in un' oasi di legalità, ma il terminale di un sistema, l' ultimo girone di un inferno che ha la sua porta d' ingresso altrove. A confermarlo è anche Antonella Fontleroy, considerata dalla procura responsabile di aver venduto le dosi killer a Desirée.
«In quel luogo si acquistava - racconta a Repubblica - si consumava e si andava via.
Nessuno si fermava più a lungo». A parte la "grotta del buco" di Tor Bella Monaca, lo stabile di via dei Lucani era infatti uno dei pochi posti a Roma dove si poteva comprare e consumare eroina senza essere disturbati.
OMICIDIO DI DESIREE MARIOTTINI - MAMADOU GARA UNO DEI SENEGALESI ARRESTATI
Una caratteristica che attirava tantissime persone, molte delle quali insospettabili, e che ne faceva un' ottima carta per chi gestisce lo spaccio nel quartiere. Verità per Desirée Le indagini sui responsabili della morte di Desirée sono a buon punto. E se la procura di Roma e la Squadra Mobile sono vicini a blindare la ricostruzione di cosa accadde quel giorno, resta ancora da chiarire il ruolo e le responsabilità di chi permetteva a quel luogo di esistere, trasformando il degrado in un business e la barbarie che ne è derivata in un inciampo per gli affari.
Sette mesi dopo quel 18 ottobre, le "ruspe" tardano ad arrivare, ma la lotta alla droga rimane nei proclami del ministro, che proprio in questi giorni ha annunciato l' intenzione di farne la sua prossima crociata.