“E’ COLPA SUA SE HO PERSO I MIEI SOLDI” - IL 43ENNE FILIPPINO, BILLY JAY SICAT, SAREBBE IL RESPONSABILE DELL’OMICIDIO DI MARIA ROTA, LA TITOLARE DI UNA TABACCHERIA DI REGGIO CALABRIA - L’UOMO HA AGGREDITO LA DONNA, DECAPITANDOLA CON UNA MANNAIA, RITENENDOLA RESPONSABILE DELLE SUE PERDITE ECONOMICHE AL LOTTO...

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Da www.corriere.it

 

BILLY JAY SICAT BILLY JAY SICAT

È stato fermato dalla polizia di Reggio Calabria un uomo di 43 anni di origine filippina, Billy Jay Sicat, ritenuto responsabile dell’omicidio di Maria Rota, titolare della tabaccheria brutalmente uccisa nel pomeriggio di martedì. Secondo la ricostruzione degli inquirenti l’uomo, introdottosi nell’esercizio commerciale al momento della chiusura, ha aggredito la donna colpendola con una mannaia.

 

Dai primi accertamenti, il movente sembra essere riconducibile a sentimenti di vendetta: il 43enne, ludopatico, riteneva la vittima responsabile delle sue perdite economiche. Nelle indagini, condotte da squadra mobile e Scientifica, di particolare importanza è risultata la visione delle immagini della videosorveglianza del locale commerciale e della zona, acquisite subito dopo l’evento.

OMICIDIO DI MARIA ROTA OMICIDIO DI MARIA ROTA

 

L’uomo è regolarmente residente in Italia e si recava nella tabaccheria per giocare al Lotto: riteneva che la donna lo stesse truffando. Un tarlo che evidentemente lo rodeva da tempo. Fino a ieri in tarda mattinata, quando, poco prima delle 13, si è presentato nella tabaccheria della donna entrando dall’ingresso principale sulla strada. A quel punto ha chiuso la serranda dietro di sé ed ha estratto una mannaia. La donna ha provato a gridare, a difendersi, ma il primo colpo le ha tranciato le dita di una mano.

 

OMICIDIO DI MARIA ROTA OMICIDIO DI MARIA ROTA

Poi altri colpi, con inaudita ferocia, uno dei quali ha praticamente decapitato la vittima. Una volta compiuto il delitto l’uomo si è tolto la maglietta sporca di sangue e ne ha indossata una pulita che si era portato. Quindi ha tolto l’hard disk da un computer pensando che fosse collegato al sistema di videosorveglianza. Poi è uscito dall’entrata sul retro che dà nell’androne nel quale si pensava fosse stato commesso il delitto, e da lì è fuggito verso casa. Decisivo per la sua identificazione anche un grosso tatuaggio sull’avambraccio destro.

 

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