Gian Guido Vecchi per il Corriere della Sera
«Sa com’è, l’erba cattiva…». Don Corrado, come si fa chiamare, trova la forza di scherzarci sopra. Dev’essere la prima volta che in zona di guerra sparano a un cardinale per lo più un “ministro” vaticano. Alla quarta missione in Ucraina, inviato da Papa Francesco, il cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere del pontefice e prefetto del Dicastero della Carità, stava portando aiuti da Odessa a Zaporizhia a Kharkiv, vicino al confine russo, ha caricato il suo pulmino di viveri e si è diretto «dove ormai non entra più nessuno, a parte i soldati», racconta al Corriere, «in una zona controllata dai russi», insieme con un vescovo cattolico, uno protestante e un soldato ucraino.
«È qui che i colpi si fanno più fitti e la gente rimasta ha più bisogno di viveri e assistenza». Alla seconda tappa, verso il confine, il furgoncino del cardinale è stato raggiunto da raffiche di proiettili, «per la prima volta in vita mia non sapevo dove fuggire, perché non basta correre, bisogna sapere dove». Nessuno è rimasto ferito, «sto bene, ora sono a Kharkiv, la città più bombardata di tutte, dove ci sono le fosse comuni come a Katyn». Krajewski si è fermato a pregare come fece il 15 aprile, Venerdì Santo, sull’orlo delle fosse di Borodjanka .
Anche stavolta si è fatto 3 .600 chilometri in macchina da Roma. «ll Santo Padre mi ha chiamato e mi ha detto: sarebbe bello se riuscissi ad andare in Ucraina nelle zone di guerra e visitare le comunità assediate da più di 200 giorni, che sono rimaste tra la gente». Le immagini che il cardinale invia dall’Ucraina lo mostrano tra la gente, la croce pettorale sopra il giubbotto antiproiettile, sullo sfondo di case e palazzi distrutti dai bombardamenti. «Mancano le lacrime e mancano le parole. Si può solo pregare: Gesù confido in te».
Konrad Krajewski e i poveri al mare Konrad Krajewski krajewski e papa bergoglio elemosiniere