“L’ESPRESSO” ELEGGE LA SUA NUOVA VALCHIRIA DELLA RESISTENZA: SERENA BORTONE – “'CHE SARÀ' È UNA DELLE POCHE COSE RIMASTE NEL LIDO SVUOTATO DALLE FUORIUSCITE DI FAZIO, ANNUNZIATA, GRAMELLINI IN CUI LA CONDUTTRICE SI OSTINA A DIRE QUEL CHE PENSA, NON LEGGE ALLA PLATEA COMUNICATI GIUNTI DALL’AMMINISTRATORE DELEGATO NÉ TANTOMENO SI ASSOCIA. PROVA A RESISTERE COME L’ULTIMO DEI MOHICANI E NON NE FA PASSARE UNA…”

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Estratto dell'articolo di Beatrice Dondi per www.lespresso.it

 

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«Gli amici miei son quasi tutti via. E gli altri partiranno dopo me. Peccato perché stavo bene in loro compagnia. Ma tutto passa e tutto se ne va». Chi è rimasta, nel deserto della terza rete è invece Serena Bortone, che prova a tener salda la sua resistenza umana in un programma che non a caso si intitola proprio come la celebre canzone dei Ricchi e Poveri.

 

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“Che sarà” è una delle poche cose rimaste nel lido svuotato dalle fuoriuscite di Fazio, Annunziata, Gramellini (e ci fermiamo qui per tedio) in cui la conduttrice si ostina a dire quel che pensa, non legge alla platea comunicati giunti dall’amministratore delegato né tantomeno si associa.

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Dotata di una naturale empatia con la lucina rossa e oggetto di un’irresistibile imitazione di Barbara Forìa con tanto di fedele parlata accelerata, la giornalista fuoriuscita da “Agorà” era talmente a suo agio nel dopopranzo di Rai Uno con il successo di “Oggi è un altro giorno” che il programma venne cancellato. […]

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Così Bortone arriva a “Che sarà” («Non ho scelto, mi è stato chiesto») e prova a resistere come l’ultimo dei Mohicani, senza usare inutili girarci intorno che non serve. «Io sono fieramente antifascista», risponde a Bernardini De Pace in diretta. «Siamo in democrazia proprio perché il fascismo è stato sconfitto». E mentre alterna musica, cultura, politica e società, Bortone non ne lascia passare una, lancia il servizio su Sanremo chiedendo ai cantanti se preferiscono “Bella ciao” al “Ballo del qua qua”.

 

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Ospita il monologo di Leo Gullotta che davanti a un leggio parafrasa le perle del generale Vannacci chiosando senza freni: «Da parte mia, infastidito e disturbato da questi pensieri, dico viva l’Italia antifascista». […]

 

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In ogni puntata c’è un’incursione sui diritti a rischio, i morti sul lavoro, il rispetto delle istituzioni e altre quisquilie su cui in questi tempi si sorvola generalmente con piacere. Fa accomodare l’attivista ultra ottantenne Franca Caffa sulla poltroncina rossa, parla di regime penitenziario, di Ilaria Salis e della dubbia nomina di Vattani. […] Insomma, una sorta di parentesi colta con brio da difendere come un panda. E speriamo che duri, altrimenti, sarà quel che sarà.

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