Giuseppe Scarpa per "il Messaggero"
Enrico Varriale andrà a processo con il rito immediato. L'ex vicedirettore di Raisport è accusato dalla procura di Roma di lesioni e stalking dalla sua ex compagna, che lo ha denunciato nei mesi scorsi.
La donna afferma di essere stata «picchiata, presa a schiaffi, sbattuta contro il muro, insultata» il 6 di agosto ed essere poi stata «perseguitata con telefonate di notte, appostamenti sotto il suo appartamento alle 6 della mattina». Il pm Maria Gabriella Fazi ritiene che ci siano elementi sufficienti per il rinvio a giudizio, per questo adesso il giornalista dovrà affrontare il processo.
LA DIFESA
Varriale, dal canto suo, ha sempre respinto le accuse. «Il rapporto tra di noi era teso - ha spiegato al Messaggero - L'avevo lasciata a metà luglio. Tra noi non c'è mai stata una convivenza ma solo incontri quando lei poteva raggiungermi da Pesaro.
Mi rammarico profondamente per quello che è accaduto quel sei di agosto, non ho mai fatto una cosa del genere. In passato - aggiunge il giornalista - c'era stata una reazione violenta da parte sua. Fui aggredito il 29 di agosto mi lanciò addosso un computer perché avevo cambiato la password. Dopo siamo andati anche in vacanza. La relazione tra noi, comunque, era ormai ai minimi termini».
«Per me - aggiunge - è un momento terribile. Sto incassando la vicinanza della mia attuale compagna, della mia ex moglie e delle mie figlie. Purtroppo si sono verificate, nella parte finale della relazione, da ambo le parti comportamenti non corretti».
E ancora, aggiunge Varriale, «non l'ho mai stalkerizzata, volevo un chiarimento. Nei 40 giorni in cui sarei accusato di atti persecutori nei suoi confronti, per 25 giorni ero fuori Roma. Sono stato frainteso, per me essere dipinto come uno stalker o come uno che picchia le donne è un dramma». Infine, aggiunge il giornalista, il «processo immediato mi darà la possibilità di chiarire tutto, ho fiducia nella magistratura, non vedo l'ora che finisca questo supplizio»
LE ACCUSE
Le carte della procura raccontano di un rapporto degenerato il 6 agosto, dopo un periodo di tensione: «Durante un alterco per motivi di gelosia», il giornalista «la sbatteva violentemente al muro scuotendole e percuotendole le braccia, sferrandole violentemente dei calci».
Dopo l'aggressione si tronca definitivamente la relazione ma, per i magistrati, Varriale avrebbe cercato di entrare in contatto «ossessivamente» con lei. Già nei mesi scorsi il gip, Monica Ciancio, aveva disposto la misura cautelare del «divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dai luoghi frequentati dalla persona offesa» oltre a due prescrizioni «non comunicare con lei» neppure «per interposta persona» e «allontanarsi immediatamente in caso di incontro fortuito, riponendosi a 300 metri di distanza». «Siamo fiduciosi- spiega l'avvocato Fabio Lattanzi - di vedere riconosciuta l'innocenza del Varriale e di chiudere definitivamente questa brutta storia».