“L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CI DELUDERÀ” – LA PROFEZIA DI PAUL KRUGMAN PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA, CHE NEL 1998 PESTÒ UN MERDONE DICENDO CHE “L’IMPATTO DI INTERNET SARÀ COME QUELLO CHE AVUTO IL FAX”: “POTREBBE ESSERE UNA GRANDE INVENZIONE MA NON SEMPRE LE COSE CHE SEMBRANO AFFASCINANTI SONO UTILI” – L’ECONOMISTA QUESTA VOLTA È PIÙ CAUTO E SI CONTRADDICE: “STIAMO PER ESSERE INVESTITI DA UN TORNADO, MA…”

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Estratto dell’articolo di Giacomo Galeazzi per “La Stampa”

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L’AI generativa non cambierà l’economia e la società da un giorno all’altro. Ci vorrà tempo e intanto possiamo organizzarci. «È molto probabile che l'intelligenza artificiale - o, in ogni caso, le cose che chiamiamo intelligenza artificiale, indipendentemente dal fatto che meritino tale denominazione - sarà davvero, davvero, una grande cosa - avverte Paul Krugman -.

 

Ma una cosa che dovremmo aver imparato dalla storia dell'informatica è che le cose che sembrano eccezionalmente affascinanti non devono necessariamente essere particolarmente utili, e viceversa». Quando di tratta di smontare «svolte epocali» Stephen Hawking è proverbialmente tranchant: «Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza».

 

Sul New York Times l’economista Premio Nobel sembra attualizzare la celebre lezione di realismo dell’astrofisico gettando acqua sul fuoco della tecno-euforia per l’intelligenza artificiale (AI). Già «Internet è stata una delusione economica», taglia corto l’accademico di Princeton e Mit. Adesso, per veder concretizzati i vantaggi economici dell’Intelligenza Artificiale «ci vorrà più tempo di quanto molti si aspettino. È la storia a insegnarcelo». […]

 

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Consapevole che in prospettiva l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sull’economia «possa essere grande», Krugman richiama ironicamente una sua previsione del 1998 secondo cui la crescita di Internet sarebbe presto rallentata e che «entro il 2005, o giù di lì, sarà chiaro che l’impatto di Internet sull’economia non è stato superiore a quello del fax».

 

Una «profezia» affidata alla rivista The Red Herring. Un quarto di secolo dopo Krugman chiosa: «Credo che volessi essere provocatorio». E aggiunge: «Ovviamente mi sbagliavo sul fatto che Internet si stesse esaurendo e l’ho ammesso. Mostratemi un economista che sostiene di non aver mai fatto una previsione sbagliata e vi mostrerò qualcuno che è disonesto o non è disposto a correre rischi intellettuali».  […]

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Sempre sul New York Times Thomas L. Friedman ha avvertito sull’AI: «Stiamo per essere investiti da un tornado. Siamo entrati in un momento prometèico, uno di quei momenti della storia in cui compaiono nuovi strumenti, modi di pensare o fonti di energia che rappresentano un tale passo avanti rispetto a ciò che esisteva prima, che non si può cambiare solo una cosa, ma si deve cambiare tutto.

 

Ovvero, come si crea, come si compete, come si collabora, come si lavora, come si impara, come si governa e, sì, come si inganna il prossimo, si commettono crimini e si combattono guerre». E Satya Nadella, boss di Microsoft, definisce gli assistenti vocali e la stessa modalità di ricerca in Internet «stupidi come un sasso» a paragone dei motori di AI generativa come ChatGPT. […]

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