Da "Oggi"
«Eitan viene manipolato dai nonni che l’hanno rapito: quando gli zii affidatari gli parlano in videochiamata risponde stranito, ripete a macchinetta frasi non sue. Poi si guarda attorno nella stanza, come a cercare conferma di aver ben eseguito gli ordini. È straziante».
Dopo la decisione del tribunale israeliano di trattenere in Israele il piccolo sopravvissuto della tragedia del Mottarone, una fonte rivela a OGGI, in edicola da domani, la sofferenza di Eitan Biran, il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone rapito dal nonno materno Shmuel Peleg.
L’articolo in uscita domani su OGGI rivela poi dettagli inediti sull’organizzazione del sequestro, a partire dalle pressioni dei nonni rapitori per procurarsi il passaporto del bambino. «Il piano era in preparazione da mesi: un’israeliana che vive in Italia ha sporto denuncia spiegando che già a luglio era stata contattata da un uomo che le aveva offerto molti soldi per collaborare al sequestro», rivela a OGGI un’amica di famiglia, a Pavia.
Schmuel Peleg entra in tribunale
«Nelle ultime settimane prima della fuga, poi, i nonni portavano Eitan in giro per il metrò di Milano per saggiare la sua reazione a luoghi sconosciuti e lo riconsegnavano agli zii Aya e Or sempre più tardi, perché il giorno del rapimento non si mettessero in allarme».
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