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Giuseppe Filetto per “la Repubblica”

 

ponte morandi ponte morandi

Gli impulsi provenienti dai sensori posizionati sul Ponte Morandi, che avrebbero dovuto recepire le oscillazioni della struttura, non potevano essere trasmessi, tantomeno registrati da un computer, per poi essere analizzati dai tecnici per stilare il documento di rischio.

 

Semplicemente perché i sensori erano stati tranciati nel 2016, durante alcune lavorazioni sulla sede stradale da parte della Pavimental per conto di Autostrade. Eppure dal 2014 fino al 2017 un report molto riservato - il cui contenuto è stato pubblicato da Repubblica negli scorsi giorni - affermava che il viadotto genovese era considerato dalla stessa concessionaria a "rischio crollo".

 

ponte morandi ponte morandi

Come poi è avvenuto, con 43 morti. C' è di più. Secondo quanto trapela dalle indagini, Aspi aveva scritto che il sistema non segnalava anomalie, perciò il rischio era basso. E successivamente, dal 2017 in poi, il giudizio era passato a "rischio perdita di staticità"; un livello che comporta interventi di manutenzione, ma non l' interdizione del traffico.

 

L' assenza di un sistema di monitoraggio è stata scoperta dai militari della Guardia di Finanza di Genova, gli stessi che lo scorso marzo hanno sequestrato il documento del rischio, nascosto nei registri digitali di Atlantia, a Roma.

 

a genova il varo del primo impalcato del nuovo ponte a genova il varo del primo impalcato del nuovo ponte

E ieri il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha sottolineato come l' impianto dei sensori non sia stato ripristinato dopo il danno del 2016. Neppure quando Aspi aveva chiesto una consulenza tecnica all' ingegner Carmelo Gentile. Il professore del Politecnico di Milano, peraltro, aveva suggerito sensori di ultima generazione, ma la concessionaria non li aveva installati, inserendoli invece nel progetto di retrofitting (consolidamento) delle pile 9 (quella crollata) e 10 del ponte.

 

il nuovo video del crollo di ponte morandi 6 il nuovo video del crollo di ponte morandi 6

Operazione che sarebbe dovuta partire nell' ottobre del 2018. Il "Morandi" è crollato due mesi prima, il 14 agosto. L' ipotesi accusatoria è che si sia cercato di risparmiare sui costi. «Ed oggi ci chiediamo come Autostrade abbia compilato quel documento - ripete il procuratore - : non si capisce come nel catalogo in cui si presentano criticità generalizzate su altri ponti, il Morandi invece sia classificato a rischio crollo localizzato».

 

Aspi ribatte che si trattava di "rischio teorico". «Se arriva una relazione sul rischio di crollo, parliamo della sicurezza dei cittadini italiani.

E Autostrade che fa? Parla di rischio teorico? Qual è il rischio pratico allora? Per il rischio teorico sono morte delle persone», dice il ministro Luigi Di Maio, parlando al programma tv "L' aria che tira".

castellucci castellucci

 

Il documento imbarazza Autostrade, che ha sempre sostenuto di "non avere mai letto nero su bianco di rischio crollo". Tanto che ieri in una nota ha ripetuto: «In merito...

ad alcuni sensori che erano presenti sul Ponte Morandi, la società ricorda che nessuna delle analisi svolte sul viadotto Polcevera, anche da qualificati soggetti terzi, aveva evidenziato allarmi sulla sicurezza dell' infrastruttura».

 

E ancora Autostrade «dichiara di essere il primo soggetto interessato affinché vengano chiarite eventuali responsabilità, sia in sede di incidente probatorio che successivamente nell' ambito del processo». Si riferisce anche ai report di Spea, la società "gemella", delegata al monitoraggio della rete autostradale. Ieri, l' ex ad di Spea Antonino Galatà, indagato anche per i falsi report su una dozzina di viadotti sparsi in tutta Italia, davanti al pm Walter Cotugno di Genova si è avvalso della facoltà di non rispondere.

 

toti sopralluogo ponte morandi toti sopralluogo ponte morandi ATLANTIA ATLANTIA

Comunque, il documento sul "rischio crollo" tira in ballo anche Atlantia, la capogruppo. Quel documento è stato vagliato dai cda delle due società. E in quello di Aspi dal 2015 al 2018 era presente anche un funzionario del ministero delle Infrastrutture, come membro del collegio dei sindaci: Antonio Parente, ancora in prorogatio. «Ho letto quello che avete letto voi. Per me è inaccettabile. Anche intellettualmente incomprensibile», dice il ministro dei Trasporti e Infrastrutture Paola De Micheli, commentando la presenza del ministero a quella riunione del 2015.

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