“I SERVIZI SEGRETI EGIZIANI CHIESERO UNA COPIA DEL PASSAPORTO DI GIULIO” – AL PROCESSO SULLA MORTE DI REGENI A ROMA, HA PARLATO IL “TESTE BETA”, UNA TEDESCA CHE ALL'EPOCA DEI FATTI DIVIDEVA L'APPARTAMENTO CON IL RICERCATORE ITALIANO E CON MOHAMED EL SAYED, INDIZIATO COME COLUI CHE HA TRADITO IL RICERCATORE ITALIANO: “UN GIORNO DI METÀ DICEMBRE 2015 VENNE A CASA NOSTRA LA POLIZIA. EL SAYED ERA CONVINTO CHE QUESTO CONTROLLO ERA STATO FATTO DALLA NATIONAL SECURITY, IL SERVIZIO SEGRETO, E SI SPAVENTO’…”

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Giulio Regeni Giulio Regeni

(Adnkronos) - ''El Sayed mi riferì che un giorno di metà dicembre venne a casa nostra la polizia e chiese copia del documento di Giulio. El Sayed era convinto che questo controllo era stato fatto dalla National Security, il servizio segreto egiziano''.

 

Lo ha detto in aula il 'teste Beta', una cittadina tedesca che all'epoca dei fatti divideva l'appartamento con Regeni e Mohamed El Sayed, sentita in modalità protetta per motivi di sicurezza, nel processo davanti alla Prima Corte di Assise di Roma che vede imputati quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso in Egitto nel 2016.

 

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Secondo quanto riferito dal teste, un presunto agente dei servizi segreti egiziani, poco prima di Natale nel 2015, andò a casa di Regeni al Cairo chiedendo al suo coinquilino copia del suo passaporto. '“Io non ero presente ma El Sayed aveva questa idea e lui si impaurì per questo'” ha aggiunto il 'teste Beta'.

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