Estratto dell’articolo di www.repubblica.it
"Sono una donna completamente distrutta": queste le parole di Gisèle Pelicot oggi davanti ai giudici del tribunale che giudica il suo ex marito a altri 50 uomini che l'hanno violentata per anni mentre era incosciente e drogata dal coniuge. La donna ha però affermato di voler "cambiare questa società" davanti alle violenze sessuali subite dalle donne.
Per questo ha chiesto che il processo "per gli stupri di Mazan" (sud della Francia) non si svolgesse a porte chiuse nonostante la scabrosità dei racconti e delle immagini mostrate in aula: "volevo - ha spiegato - che tutte le donne vittime di violenze si dicano 'Gisèle Pelicot l'ha fatto, possiamo farlo anche noì. Non voglio più che se ne vergognino. La vergogna non dobbiamo provarla noi, ma loro" […]
Un esame di coscienza collettivo
Il caso ha suscitato un profondo esame di coscienza in Francia, con il consenso al centro del dibattito. Il nuovo ministro francese della Giustizia, Didier Migaud, si è recentemente dichiarato favorevole all'aggiornamento della legge, così come il presidente Emmanuel Macron, dopo che la Francia ha bloccato l'inclusione di una definizione di stupro basata sul consenso in una direttiva europea nel 2023. […]
La legge sullo stupro basata sul consenso esiste già in Svezia, Germania, Spagna, Regno Unito e in più di una dozzina di altri paesi europei, con l’ascesa del movimento femminista #MeToo che ha spinto alla riforma legislativa in alcune giurisdizioni dal 2017.
Il dibattito sul consenso
Tuttavia, il diritto penale francese definisce lo stupro come un atto di penetrazione o un atto sessuale orale commesso su qualcuno utilizzando "violenza, coercizione, minaccia o sorpresa". Non si fa menzione chiara della necessità del consenso del partner e i pubblici ministeri devono dimostrare l'intenzione di stuprare per ottenere un verdetto di colpevolezza, hanno detto a Reuters cinque esperti legali.
La Francia è stata riluttante ad allontanarsi da questa definizione ed è una questione molto dibattuta. Alcuni esperti legali e attivisti per i diritti delle donne hanno affermato che il consenso esamina il comportamento e le parole della vittima, piuttosto che dell'accusato, e che una persona può dire "sì" senza volerlo. […]
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