Federico Berni per corriere.it
Uno studente di un istituto tecnico superiore di Lissone, in Brianza, che entra furtivo nei bagni della scuola, con lo smartphone in mano. Sono i primi giorni di giugno 2019: l’anno scolastico è agli sgoccioli. Il ragazzo vede una sua compagna appoggiata al muro, che bacia un uomo in modo affettuoso, le sue mani sulle guance di lui. Un clic, e la foto passa prima a un’insegnante, e poi alla preside. Lo sbigottimento della dirigente di fronte all’immagine è la minima reazione che si possa immaginare: quell’allieva, una ragazzina sedicenne, si sta baciando con il suo professore di italiano, che di anni ne ha 60.
Più di un anno dopo quello scatto, il tribunale di Monza ha pronunciato il rinvio a giudizio nei confronti del docente, accogliendo la richiesta formulata in questo senso dal pm Vincenzo Fiorillo. Il professore è accusato di «atti sessuali con minori con l’abuso dei poteri derivanti dalla sua posizione», oltre che di aver manomesso il registro elettronico della classe, allo scopo di coprire le sue presunte scappatelle con la studente. L’uomo, però, sostiene di essersi «innamorato» della studentessa, e di essere stato pronto a farsi «una vita con lei».
Tanto convinto di queste «intenzioni serie», da volerle dimostrare davanti ai giudici (l’inizio del processo è previsto a metà dicembre). I fatti contestati risalirebbero al periodo compreso tra aprile e giugno 2019, quando il professore di lettere, secondo il racconto dell’adolescente (oggi diciassettenne), avrebbe cominciato a rivolgerle sguardi interessati, per poi passare a messaggi sempre più espliciti (che tuttavia le avrebbe raccomandato di cancellare). I primi momenti di intimità sarebbero avvenuti addirittura all’interno della scuola. Poi il sessantenne avrebbe portato la minore in un immobile di sua proprietà, dove sarebbe stato consumato un rapporto sessuale completo.
A parte qualche confidenza accennata a una amica, la ragazza non aveva rivelato mai nulla di quella situazione, fino alla foto rubata nelle toilette, che ha indotto la dirigenza dell’istituto a rivolgersi immediatamente alla Procura. L’insegnante, sposato e padre di famiglia, vuole affrontare il dibattimento e difendersi in aula. Si è rivolto all’avvocato Simone Vismara: «Siamo pronti ad affrontare il processo perché sosteniamo che non c’è stata alcuna forma di abuso da parte del mio assistito».
Il legale è pronto a sostenere che l’imputato «non ha fatto valere in alcun modo il suo ruolo di insegnante», ma che, a detta sua, «provava un sentimento sincero nei confronti della ragazza», tanto che «ne aveva parlato alla moglie», che era «pronto a lasciare», e che «verrà chiamata a testimoniare».
Il legale ha sottolineato che l’ipotesi di reato iniziale era quella di violenza, poi riqualificata in atti sessuali con minori. In un primo momento — secondo quanto confermato da altre fonti giudiziarie — la giovane non era nemmeno intenzionata a denunciare l’uomo; stando alle accuse, ne era ormai succube. Anche lei, assistita dall’avvocato Eleonora Panzeri, verrà sentita in aula per ricostruire la vicenda.